2020: CIÒ CHE È STATO. A cura di Giovanni Margarone

Sarà un Natale diverso ma sicuramente più intriso di spiritualità, mentre per il 2021 che sia questo l’anno della ripartenza e della speranza.

Siamo ormai alla fine di quest’anno e, come si suole fare, si tirano le somme. Questa volta però sono faticosi i calcoli, perché il risultato ci sembra sempre sbagliato. Penso che sia una sensazione che proviamo tutti noi di quest’anno singolare quanto assurdo e del quale, penso, forte sia la tentazione di bruciarne il calendario la notte di San Silvestro in luogo dei soliti botti.
Infatti, mese dopo mese, la nostra vita è stata pervasa da una costante incertezza, ma soprattutto da quella impossibilità di esprimere la nostra socialità e la nostra libertà; una condizione traumatica che, se un giorno torneremo alla normalità, resterà in noi come una ferita indelebile. Come resterà in noi il dolore per tutti coloro che in questa pandemia se ne sono andati, in completa solitudine, spero in un altro luogo dove la gioia della luce abbia consentito loro di ritrovare la serenità perduta.
La tragedia umana di questo periodo ha sconvolto le nostre coscienze e siamo confusi, stanchi, se non depressi. Spesso ho fatto raffronto con l’anno precedente e da questo, ognuno di noi, può capire quanto abbiamo perduto.
Avevamo festeggiato il nuovo anno, ignari di un futuro imminente che mai ci saremmo aspettati. Era l’anno d’ingresso nel nuovo decennio e tutti lo guardavamo pregni di speranza. Ma sul finire del mese di febbraio, sul finire del carnevale, per colpa di un beffardo destino, tutto collassava.
Un provvedimento d’urgenza interrompeva bruscamente tutto ciò che significava aggregazione sociale, mentre gli ospedali cominciavano a riempirsi e una sanità impreparata e monca si trovava a dover fronteggiare un’emergenza epocale. Ma la nostra stessa intimità veniva colpita duramente a causa del divieto di abbracciare e baciare gli altri e di stare da loro a dovuta distanza: venivano inibite quelle espressioni di innata socialità che connotano il nostro essere, da sempre. Poi la chiusura totale a marzo: era stata negata la nostra libertà. Smarriti, abbiamo cercato di reagire, chiusi nelle nostre case, mentre la serrata di quasi tutte le attività produttive era il presagio di un imminente disastro economico e le borse venivano colpite da un tracollo che evocava quello del 1929.
Intanto le infezioni da Covid-19, come verrà battezzato questo virus maledetto, salivano e i morti aumentavano. La popolazione era impaurita. Con le scuole chiuse tutti gli alunni sperimentavano, con i loro insegnanti, una didattica a distanza mettendoli a dura prova.
Il lock-down, sul finire di aprile, cominciava a produrre i suoi effetti e incominciarono gli allentamenti: la popolazione, dopo la privazione dura della propria libertà, guardava all’estate con la speranza che tutto finisse. Uno spiraglio di luce si intravvedeva in fondo al tunnel, mentre il sole caldo dell’estate ci faceva credere che tutto stesse finendo. Ci sentivamo di nuovo liberi. Tuttavia non era così e sul finir dell’estate, il destino beffardo ha valuto che il virus proseguisse nella sua scellerata opera ed eccoci qui, oggi, con la prospettiva di un Natale all’insegna della solitudine e dei divieti, nella speranza che il 2021 ormai prossimo sia l’anno della fine di quest’incubo.
Ma quali insegnamenti possiamo trarre da quest’anno? È vero che questa vicenda ha cambiato inesorabilmente le nostre coscienze? Dopo questa esperienza saremo migliori oppure no?
Certamente in questo periodo abbiamo imparato a riflettere, interrogandoci su cosa veramente siamo, pensando alla nostra fragilità. Forse eravamo pervasi da troppa sicurezza nella vita frenetica che avevano vissuto fino a prima e questa vicenda ci ha fatto capire che non è così. Sicuramente abbiamo compreso il valore di certi aspetti della nostra esistenza che davamo per scontati. Abbiamo capito che la nostra libertà può essere in bilico e quanto sia importante il senso della comunità, dell’aggregazione sociale o un semplice abbraccio. Nulla è scontato e nulla è assoluto: l’uomo vive perennemente come un funambolo sulla corda, con il rischio di perdere l’equilibrio e cadere.
Quest’anno può averci insegnato un ritorno ai valori, che i nostri diritti e la nostra dignità sono sacri, di quanto sia preziosa la vita e di quanto sia atroce la sofferenza. E proprio la sofferenza è stata la costante in quest’anno sotto tutti gli aspetti: umani, sociali ed economici. Un vivere affannoso in cui il futuro è fosco, più fosco del solito, perché ancora più incerto e l’incertezza nel futuro incute timore.
Ma anche se bruceremo il calendario del 2020 durante la sera di San Silvestro, non potremo cancellare i ricordi di quest’anno. Lo catalogheremo probabilmente in una lista nera, cercando di celarlo nei meandri più reconditi della nostra memoria, ma il ricordo riaffiorerà, perché i traumi non si dimenticano, purtroppo, mai.
Nel 2020 la cultura non si è fermata, scrittori come me, poeti e artisti, seppur danneggiati dalla pandemia, hanno continuato a creare e questa è la dimostrazione che nulla può fermarci, la forza dell’arte è immensa e ha la capacità di sconfiggere il male, sempre.
La notte di capodanno qualcuno pregherà, altri si affideranno agli oroscopi e agli oracoli, ma penso che tutti, anche i più scettici, spereranno, perché la speranza, assieme all’amore, ha sempre trascinato verso il futuro il mondo.
Colgo l’occasione per formulare a tutti i lettori, ai colleghi del blog, alla redattrice Elisa Santucci, i miei personali auguri di Buon Natale e di Buon Anno.
Sarà un Natale diverso ma sicuramente più intriso di spiritualità, mentre per il 2021 che sia questo l’anno della ripartenza e della speranza.

Grazie.
Giovanni Margarone

Pubblicato da Giovanni Margarone

Sono Giovanni Margarone, sono nato nel 1965 e scrivo narrativa. I miei romanzi rientrano maggiormente in quelli di formazione, per via dell’evoluzione che fanno compiere (innanzitutto interiore e non solo) ai protagonisti (dall’infanzia all’età adulta, risalendo sovente alle origini, scavando nella storia del personaggio). Forte è la componente introspettiva e psicologica, per cui il personaggio resta sempre e comunque l’elemento centrale delle narrazioni, che potrebbero essere quindi ambientate in qualunque luogo. Sono un autore che vuole scrivere per gli altri, perché diversamente la mia sarebbe un’attività monca, fine a se stessa. Interpreto la scrittura come il mezzo più efficace per trasmettere sentimenti, emozioni e per indurre alla meditazione. Questa interpretazione trascendentale della scrittura mi è assai cara, perché ritengo che la spiritualità faccia parte di noi stessi e che lo spirito vada nutrito. Ho finora scritto e pubblicato quattro romanzi: “Note fragili” (2018, seconda edizione), “Le ombre delle verità svelate (2018, seconda edizione), “E ascoltai solo me stesso” (2019, seconda edizione) e “Quella notte senza luna” (2018). Inoltre, nel 2019 un mio racconto “Il segreto del casone” è stato inserito nell’antologia “Friulani per sempre” – con postfazione di Bruno Pizzul - edito da “Edizioni della sera”. Nel novembre 2019 sono stato insignito di una “Benemerenza” dal Comune di San Giovanni al Natisone (UD) (dove risiedo) per meriti letterari. Sono membro della Commissione Cultura del Comune di San Giovanni al Natisone (UD). I miei romanzi hanno ricevuto numerosi premi letterari. Il mio sito ufficiale è https://margaronegiovanni.com/

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