Autore: Diego De Silva
Titolo: MANCARSI
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Anno: 2014
Pagg. 88
Prezzo: €. 10,00
Lettura semplice e scorrevole ….. due personaggi, un uomo e una donna, ognuno assorbito dai propri problemi, dalle proprie dinamiche personali e familiari….. due vite parallele accomunate dall’essere ritornati “single”….. lei perché capisce di non amare più il marito e lo lascia, lui perché rimasto vedovo…… Due esistenze destinate a scorrere parallelamente una accanto all’altra come binari di un treno…… potrebbero completarsi in una perfetta storia d’amore se solo riuscissero ad incrociare le loro anime in quel bistrôt dove quotidianamente l’uno entra poco dopo che l’altra è andata via…… ma ciò che è destinato prima o poi si trova?……
Recensione di Teresa Anania
Scrittore, giornalista e sceneggiatore napoletano, Diego De Silva ha pubblicato diversi libri tra i quali il romanzo Certi bambini (Einaudi, 2001), premio selezione Campiello, da cui è stato tratto il film omonimo. Sempre presso Einaudi sono usciti i romanzi La donna di scorta (2001), Voglio guardare (2002), Da un’altra carne (2004), Non avevo capito niente (2007 Premio Napoli, finalista al premio Strega) e la pièce Casa chiusa, pubblicata con i testi teatrali di Valeria Parrella e Antonio Pascale nel volume Tre terzi. Del 2010 un nuovo romanzo, Mia suocera beve, con protagonista Vincenzo Malinconico, già al centro di Non avevo capito niente. Del 2011 è Sono contrario alle emozioni. . Nel 2013 Arrangiati Malinconico. Suoi racconti sono apparsi nelle antologie Disertori, Crimini e Crimini italiani (2000, 2005 e 2008). I suoi libri sono tradotti in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Portogallo e Grecia. Ha lavorato anche ad alcune sceneggiature televisive e ha scritto l’episodio Il covo di Teresa della serie tv Crimini. È uscita nel 2014 una raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Patrocinio gratuito appare accanto a quelli di De Giovanni, De Cataldo e Lucarelli
TRAMA:
Diego De Silva fa un passo a lato, si allontana dalle irresistibili vicende di Vincenzo Malinconico e ci regala una semplice storia d’amore. Semplice per modo di dire, perché la scommessa è tutta qui: nel nascondere la profondità in superficie, nel tratteggiare desideri e dolori, speranze e rovine, con poche parole essenziali, dritte e soprattutto vere. Perché, come diceva Fanny Ardant ne La signora della porta accanto, solo i racconti scarni e le canzoni dicono la verità sull’amore: quanto fa male, quanto fa bene. Solo lì si cela l’assoluto. Cosi De Silva prende i suoi due personaggi e li osserva con pazienza, li pedina, chiedendoci di seguirlo – e di seguirli – senza fare domande. Irene vuole essere felice, e quando il suo matrimonio inizia a zoppicare se ne va. Nicola è solo, confusamente addolorato dalla morte di una donna che aveva smesso di amare da tempo. Anche lui, come Irene, è mosso da un’assoluta urgenza di felicità. Anche lui vuole un amore e sa esattamente come vuole che sia fatto. Sarebbero destinati a una grande storia, se solo s’incontrassero una volta nel bistrot che frequentano entrambi. Ma il caso vuole che ogni volta che Nicola arriva, Irene sia appena andata via. Se le vite di Nicola e Irene non s’incontrano fino alla fine, le loro teste invece s’incontrano nelle pagine di questo libro: i pensieri, le derive, il sentire si richiamano di continuo, sono ponti gettati verso il nulla o verso l’altro. Forse, verso l’attimo imprevisto in cui la felicità finalmente abbocca.