Il segreto forse è nel nome : Leonilde, detta Nilde. Della leonessa aveva il coraggio, la fierezza, l’intelligenza, la pazienza che non le impediva di tirar fuori gli artigli all’occorrenza.
Mi piace pensare che il padre, ferroviere e sindacalista di idee socialiste, le abbia dato questo nome perché si aspettava grandi cose dalla sua Leonilde e nonostante le difficoltà economiche voleva che la figlia studiasse. Infatti Nilde , anche dopo la morte del padre avvenuta quando lei aveva solo tredici anni e con il sostegno decisivo della madre, studia, si laurea in Lettere e inizia ad insegnare.
Questo tipo di percorso di studi non era tanto usuale per una donna che viveva in piena epoca fascista. L’analfabetismo era molto diffuso soprattutto tra le donne, e l’ideologia fascista, enfatizzando il culto della virilità e incoraggiando l’incremento demografico, aveva relegato ancora di più le donne a ricoprire il ruolo soprattutto di mogli e madri.
Leonilde, no, lei preferisce fare un percorso diverso. Forse memore delle simpatie socialiste del padre, comincia ad interessarsi di politica. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si avvicina all’ideologia comunista e partecipa alla Resistenza come staffetta porta-ordini; poi aderisce ai Gruppi di difesa della donna, diventandone un personaggio di spicco. Nel Dopoguerra viene eletta Presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia e nel 1946 entra nel consiglio comunale di Reggio Emilia. Nel giugno del 1946, a soli ventisei anni e insieme ad uno sparuto manipolo di donne, viene eletta deputata del nuovo Parlamento Italiano, nonché membro dell’Assemblea Costituente.
Nelle aule di Montecitorio Nilde incontra l’amore della sua vita: Palmiro Togliatti, il carismatico e indiscusso leader del Partito Comunista Italiano.
Togliatti non solo era di 27 anni più anziano di lei, ma era anche sposato e aveva un figlio. La loro relazione diviene di dominio pubblico in seguito all’attentato a Togliatti nel 1948 ed è avversata da tutti, soprattutto dal PCI che, seguendo i dettami della rigida morale del tempo, non accetta la relazione e riserva a Nilde un ruolo di secondo piano nel partito.
La leonessa, benché umiliata , non si rassegna e continua per la sua strada. Non solo sarà vicina a Togliatti fino alla morte avvenuta nel 1964, ma insieme adotteranno una piccola orfana, Marisa Malagoli, sorella minore di uno degli operai uccisi nel 1950 a Modena nel corso di una manifestazione operaia.
L’attività politica negli anni sessanta e settanta diventa sempre più intensa. Sono gli anni della contestazione studentesca e del movimento femminista, il paese ha voglia di modernità e di scrollarsi di dosso tutti quei costringimenti morali che appaiono ormai un retaggio ottocentesco.
La Iotti è molto interessata ai cambiamenti che avvengono nella vita sociale del paese e abbraccia la causa delle donne che vogliono lottare per raggiungere l’emancipazione e l’effettiva parità di trattamento tra uomo e donna.
Nilde risponde a queste esigenze facendosi fautrice di molte battaglie civili come la legge sul divorzio (1970), la riforma del nuovo diritto di famiglia (1975) e l’interruzione volontaria della gravidanza (1978).
Convinta europeista , fu deputata dal 1969 al 1979.
Il 20 giugno 1979, prima donna in Italia, viene eletta al primo scrutinio Presidente della Camera dei Deputati, carica che manterrà per tredici anni, venendo rieletta nel 1983 e nel 1987.
«Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione»
(Nilde Iotti: Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera)
Il suo mandato si svolge negli anni di piombo, anni in cui il terrorismo e la violenza dei gruppi di estrema sinistra e di estrema destra soggiogano la nazione. La Iotti difende le istituzioni democratiche e ribadisce il ruolo pluralistico del Parlamento, che deve garantire la massima rappresentanza a tutte le parti, con grande attenzione alle minoranze.
Dopo l’esperienza di Presidente della camera dei Deputati, la Iotti ricopre molti altri incarichi di grande prestigio, e nel 1992 è la candidata di sinistra alla Presidenza della Repubblica.
Nel 1999 rinuncia a tutti gli incarichi a causa di gravi problemi di salute, il 4 dicembre 1999 muore per arresto cardiaco.
Nilde Iotti aveva un aspetto severo, elegante, quasi algido, ma la sua passione politica e civile l’ha portata a fare scelte coraggiose e spesso in controtendenza con il suo partito e con il comune sentire della nazione. Il suo mantra era quello di evitare gli eccessi, perché non c’è bisogno di urlare e sbracciarsi per ottenere dei diritti sacrosanti, ma ci vuole tenacia, cultura, sensibilità, resilienza, pazienza…. per poi sferrare l’unghiata della leonessa.