Ci sono abissi che l’amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali. (Honoré de Balzac)
Adele De Nobili e Saverio Marincola erano due giovani innamorati appartenenti all’aristocrazia catanzarese. Siamo in Calabria a metà del 1800, periodo storico carbonaro-rivoluzionario, in cui i nostri Romeo e Giulietta del Sud Italia, furono fortemente osteggiati dalle famiglia della giovane Adele. Lei, poco più che ventenne, figlia del Marchese De Nobili, viveva insieme ai genitori e ai due fratelli nel Palazzo, oggi sede del Municipio di Catanzaro, città capoluogo calabrese. Lui, Saverio Marincola, appartenente anch’esso alla nobiltà locale. L’amore tra i due subiva le angherie non dovute alle differenze di classe sociale com’era costume all’epoca dei fatti, bensì perché le due famiglie appartenevano a fazioni politiche diverse. Il Marchese De Nobili schierato fedelmente al governo borbonico; il casato dei Marincola, progressista e rivoluzionario, appoggiava la coalizione politica carbonaro-indipendentista.
Saverio e Adele si incontravano di nascosto sotto una delle finestre di Palazzo De Nobili, stando ben attenti a non essere scoperti. Ma, il diavolo fa le pentole e non i coperchi e, una sera uno dei due fratelli della giovane, si accorse degli incontri segreti che avvenivano tra i due ragazzi e in preda a un raptus sfidò Saverio a duello. Il giovane innamorato inizialmente riuscì a difendersi ma, braccato anche dall’altro fratello non poté esimersi dal cercare la fuga. Adele fu rinchiusa nella sua stanza e sorvegliata a vista. Ma l’amore si sa, non sente ragioni e non vede ostacoli. I due giovani riuscirono a escogitare un piano per potersi continuare a vedere sotto la finestra senza farsi scoprire. Saverio fece ferrare il suo cavallo con zoccoli d’argento in maniera tale che il suono prodotto sul terreno fosse diverso rispetto a quello dei normalissimi zoccoli in ferro. Così facendo, per circa sei mesi poterono aggirare i controlli serrati continuando a scambiarsi, da quella finestra, le più belle promesse d’amore, fino a che, una sera, il povero Saverio di ritorno da uno dei suoi latifondi rimase vittima di un agguato. Adele, appresa la notizia si rinchiuse in dolore fatto di lacrime,silenzio e solitudine.
Le indagini sull’omicidio di Saverio, puntarono ben presto in direzione dei due fratelli De Nobili che per sottrarsi alla prigione fuggirono nottetempo salpando per mare verso l’isola di Corfù. Adele, sempre più disperata, non vide altra soluzione che abbandonare il Palazzo per raggiungere il porto di Pizzo Calabro da dove si imbarcò per Napoli cercando rifugio presso il “Convento delle Murate Vive”. Qui prese i voti e trascorse il resto della propria vita. Dopo la sua morte, tante furono le segnalazioni di avvistamento di una figura spettrale vestita da suora aggirarsi tra le stanze del Palazzo. Ancora oggi, gli impiegati del Comune sostengono di sentire rumori sinistri e vedere spostamenti improvvisi di oggetti e, di notte, gli uomini della sorveglianza più volte hanno dichiarato di essersi imbattuti nel fantasma di Adele.
Lo spirito di Adele non trova pace e continua a fare ritorno in quella che un tempo fu la casa paterna con la speranza di ritrovare il suo Saverio, ma la finestra dalla quale i due innamorati si scambiavano da lontano baci e parole d’amore, è stata murata costringendo la sua anima a vagare ancora disperatamente in cerca di quell’amore mai vissuto.
Teresa Anania