Annullati di Donato Ruggiero. Recensione.
Il vicequestore Calendi Giuseppe del Commissariato di Polizia di Felona, alle prese con un caso di omicidio.
“Annullati? Cosa, da chi?” mi chiedo appena leggo il titolo. Avvio la lettura con il duplice intento di soddisfare questa mia curiosità insieme a quella di conoscere i luoghi in cui si svolge la vicenda.
So che si tratta del territorio pugliese e, poiché sono di casa, mi affascina muovermi in un contesto familiare.
Ed ecco che presto appare sulla scena delle indagini poliziesche una nuova simpatica figura, destinata a far parlare di sé: il vicequestore Calendi Giuseppe del Commissariato di Polizia di Felona, alle prese con un caso di omicidio.
Il nuovo personaggio, che in parte richiama alla memoria altri famosi investigatori della letteratura, conquista subito per la sua semplicità e per la vivacità che caratterizza le sue relazioni interpersonali.
Tra Calendi e l’ispettore Michetti, ad esempio, è sempre un pingpong di battute, all’insegna di uno spirito burlesco che rallegra gli animi senza sminuire la serietà delle indagini.
“Il lunedì mattina, mentre la Daunia continuava a bruciare sotto un sole cocentissimo, nel commissariato di Felona andava in scena il primo scambio di frecciatine della settimana tra Calendi e Michetti.”
L’indagine sulla morte di Carlo Salatino si muove tra il serio e il faceto, alla ricerca di uno o più colpevoli in un caso che di morti finisce col collezionarne più d’uno.
Calendi, felicemente sposato con Lidia, sogna e pensa a viaggi e vacanze (a cui non rinuncia neppure con l’indagine in corso), mentre prosegue il suo lavoro di esplorazione e di scavo, alla ricerca di dettagli, che gli consentano di avere un mosaico completo in cui ogni tessera vada al proprio posto.
Sono tanti gli elementi da chiarire: qual è il rapporto che lega il collezionista di francobolli al ragazzino Pierluigi Cozzi? E quel trio di giocatori di carte che s’intrattiene con Giovanni Salatino? E il nesso con la droga dei nazisti?
Non mancano certo gli indizi, ma bisogna far leva su ogni possibile informazione, attingendo anche alle risorse del paese, come “Le vecchiette di Felona” che “erano una sorta di Gazzetta ufficiale, sapevano tutto, o quasi, di tutti e quindi c’erano possibilità di apprendere dettagli che ancora sfuggivano.”
Tra indizi e ritrovamenti il vicequestore trova anche il tempo per impartire all’agente Costa qualche lezione musicale di storia battiatiana.
Sembra tutto incredibilmente reale, eppure sono inventati non solo i personaggi, ma anche i luoghi.
È pur vero però che se Felona non esiste, ha comunque le caratteristiche di ogni paesino con le proprie abitudini consolidate. Basti pensare alla passeggiata al centro di Calendi e signora, in quel “su e giù” noto a tanti, definito da alcuni “la vasca”.
“C’è ancora qualcuno che fa i gelati sciolti a Felona?” è un bisticcio che ci fa sorridere, ma ormai siamo dentro la storia, col suo giallo nel piccolo centro, con le chiacchiere utili, il gelato sciolto e la passeggiata su e giù.
Mentre il quadro si ricompone e l’ultima verità affiora, già pensiamo a quale sarà il prossimo caso per il vicequestore Calendi.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Nel Commissariato di Polizia di Felona, piccola e sonnolenta cittadina pugliese, non è la solita rovente estate meridionale. Lo scoprirà ben presto il vice questore aggiunto Calendi una mattina qualsiasi, quando il singolare rituale del thè bollente viene interrotto dalla regina delle notizie di reato. La morte di Carlo Salatino, vedovo settantasettenne, infatti, non lascia adito a dubbi già dal primo sopralluogo: omicidio. Inizia così l’indagine “archeologica” di Calendi, il personalissimo metodo di studio dei relitti umani che si celano sotto la superficie di un’ipocrisia condivisa, difficile da svelare al pari dei motivi corrisposti da chi è accomunato dallo stesso luogo di nascita. Uno “scavo” disincantato nell’esistenza della vittima fino a scendere nei meandri di un rapporto inversamente idilliaco con la parentela più stretta, ma alquanto singolare e significativo con Pierluigi, un ragazzo problematico dalla memoria incredibile, suo vicino di casa. Sarà proprio questo legame, e la scoperta della grande passione per i francobolli che li univa, ad allargare a macchia d’olio la cerchia dei sospetti e degli indizi fino ad inglobare inizialmente, in un pantano inesplicabile, un venditore d’auto e un collezionista virtuale nascosto dietro un nickname… Dettagli, piccoli ritrovamenti che oscurano e creano dubbi, lasciando aperto fino alla fine il corollario di domande che, come tanti francobolli, si incolleranno addosso a Calendi in attesa di essere “annullati” dall’imprevedibile verità finale.
Il primo caso di Calendi a Felona è un giallo striato da venature di nero. Una sclera interessata dalla rottura dei capillari dell’occhio in cui la classica ricerca del colpevole fa solo da sfondo alla storia di un ritorno a “casa” che, a partire dalle avventure di Ulisse, ha da sempre rappresentato la base di un impietoso confronto tra le esperienze maturate altrove e la realtà miticizzata del luogo della memoria.
Donato Ruggiero, archeologo, autore del romanzo “Tutto tranne il cane” (0111 Edizioni, 2017), di “Diastema”, “Strabismo di Venere” e “Psicoacustica”, i primi tre volumi della collana “2 Fratelli. 2 Stili. 2 Storie (+2)”, realizzata a quattro mani con Giovanni Ruggiero e pubblicati tra 2019 e 2020, della raccolta di racconti “Fotogrammi Neri: 10 Sfumature di Morte” (2021) e di oltre settanta racconti presenti in varie antologie italiane e inglesi. Creatore del “contenitore virtuale” OrizzontiProg, dedicato al mondo del Progressive Rock (e dintorni). Numerosi gli articoli “progressivi” realizzati negli anni tra recensioni, alcune delle quali pubblicate dalla rivista Prog Italia e nel box “Progressive Italia ’70” (Sony Music/RCA), biografie e interviste, cui fanno seguito i volumi “Dialoghi Prog” (2021) e “Dialoghi Prog – Volume 2” (2021).