Avevo un fuoco dentro, Tea Ranno

Avevo un fuoco dentro, Tea Ranno. Mondadori

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Tea Ranno – Avevo un fuoco dentro – Mondadori

“E allora scrivi, signora.

… tu hai lo strumento per far sentire come questa malattia ti tormenta la vita e la fa indegna. Devi solo scegliere se essere egoista o generosa.”

Ho già letto tutto il libro e prima di scriverne vorrei dare uno sguardo a qualche segno che ho lasciato leggendo. Scopro che sono veramente tanti ma, anziché riprenderne qualcuno, mi ritrovo a rileggere l’intero libro, dalla prima all’ultima pagina, senza sorprendermi delle annotazioni che, da allieva diligente, continuo ad aggiungere.  Cos’ha di speciale questo libro?

Proviamo a vederlo insieme, partendo da alcune parole che il mio brainstorming ha privilegiato.

Dolore, pudore, Amore, dottore, narratore, parole, scrittura-diritto-conflitto, incontri, ricordi, vita-morte, maternità, … sangue, sangue, sangue … prevenzione, generosità, ENDOMETRIOSI.

Tea sceglie la via della generosità per raccontarsi in questo memoir, che ruota intorno ai due fuochi della sua vita, la scrittura e la malattia, l’endometriosi, una malattia ginecologica che, se trascurata, può condurre alla morte e di cui soltanto da poco si inizia a parlare.

“Una malattia che ti sbrana, ti mutila, ti toglie la serenità, molto spesso anche la voglia di vivere.”

Perché Tea, così riservata, decide di esporsi pubblicamente, parlando della sua vita privata, della propria famiglia, della fecondazione assistita?

Lo fa soltanto per aiutare le altre donne: chi legge e si riconosce nei sintomi non deve pensare, come accadeva a lei, di avere una soglia del dolore troppo bassa, deve sapere che non è una smorfiosa, ma che si tratta di una malattia grave.

Questo libro è un gesto d’amore e il fuoco di cui si parla ci vuole portavoce di quanto Tea ci racconta. Il suo mettersi a nudo, spalancando le porte della propria vita, dev’essere strumento di conoscenza e di prevenzione.

Leggo con la sua voce che risuona nella mia mente e penso al suo coraggio. Incontro la Tea bambina, “pupidda di zucchero e miele”, la Tea ragazza con “quel corpo incapace di discrezione” su cui piangeva e infieriva, la Tea donna, che ha visto la morte da vicino e i cui “giorni senza dolore erano gabbiani spiegati in un cielo di felicità”, la Tea lettrice e scrittrice, in lotta con sé stessa e con il mondo, la Tea scissa in due: “la dottoressa degli atti giuridici, clandestinamente la signora col taccuino che sul taccuino annotava la vita.”

Penso che se il Dolore che l’accompagna per tutta la vita va scritto rigorosamente con la lettera maiuscola, per l’Amore occorrono caratteri cubitali. Per Tea non ci sono mezze misure.

Quando parla dell’uomo della sua vita, Emanuele, così amorevolmente presente e comprensivo, il vocabolo “tenerezza” lo accompagna e il verbo “scoppiare” ha il colore della dolcezza.

“Gli occhi di Emanuele – tenerezza impastata di sollievo” “Mami – parola zuppa di una tenerezza che mi commuove”.

“È scoppiata la pace”, “Scoppia la gratitudine”.

Questo memoir è un laboratorio di scrittura, dove incontriamo le parole di Tea ripercorrendone la vita, seguiamo il suo percorso di scrittrice, il mondo dei libri, i contaballe, gli incontri sbagliati, le professionalità reali o presunte, che nonostante parcelle stellari mettono a rischio la vita degli altri. Si paga anche con la sofferenza, quando il proprio lavoro viene svalutato. Si paga sempre e rialzarsi e salvarsi è solo un colpo di fortuna. Per fortuna ci sono le persone care che restano accanto, una competenza da spendere e un pizzico di fortuna.

Leggo con l’entusiasmo che accompagna i suoi pensieri di scrittrice, con l’affanno per il suo tormento, col dolore per la sua sofferenza e la seguo in ogni passo. E mi ritrovo con i lucciconi negli occhi e il sorriso sulle labbra perché la sua vita mi commuove. La vedo in ospedale col fratello che la raggiunge …

Il suo essere qui a riacchiappare il filo di questa vita che se ne stava andando”. “Lui è la poesia imparata dalla natura, io la prosa intessuta di libri.”

Che dire poi della sua terra, “la costruzione della Sicilia favolosa in cui abito da quando vivo altrove” e della nostalgia che arriva a tradimento quando Tea si trasferisce a Roma e le fa fare di “Terramia il teatro in cui avrei abitato insieme ai personaggi dei miei romanzi”.

È vero che il filo conduttore del libro è quello rosso del sangue, così come è vero che Tea Ranno ha a che fare con due fuochi che le bruciano dentro, quello del vulcano che erutta sangue e dolore e quello della scrittura che non riesce a spegnere nessuno, né il conflitto con gli studi giuridici e le attese della famiglia, né gli incontri sbagliati con prof, editor e contaballe che la sfruttano.

Diventa il libro della speranza, della determinazione, del successo. Un memoir, laboratorio di vita e di scrittura.

“Ma lo sai cosa significa scrivere?

Significa tornare lì, al punto esatto del dolore, al punto esatto dei denti che ti lacerano, in quel dolore che diventa eterno, perché, per raccontarlo, deve eternarsi in ogni attimo su cui ti soffermi, in ogni parola che scegli,…

Scrivere è morire.”

Grazie, Tea, per averlo scritto.

“Cos’è la scrittura?

La scrittura si fa a mano a mano che scrivi; più scrivi più impari a scrivere più scrivi più addestri i sensi a cogliere i dettagli, ti soffermi su particolari a cui in genere non badi.

… continuavo a sentire forte il desiderio di affidarmi anch’io a una narrazione che mi placasse, che mi aiutasse a chiudere i lembi di quella ferita, che mi permettesse di far raffreddare il magma, di fargli crescere sopra meravigliose ginestre. Il narratore ferito.”

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Questo memoir, scritto nella lingua ispirata e inconfondibile di Tea Ranno, si apre con un risveglio in ospedale: Tea ha quarantacinque anni ed è appena stata operata d’urgenza per un’infezione che, partita dall’utero, è arrivata a infuocarle l’intestino, il fegato, i polmoni. Soffre di endometriosi da quando è giovanissima. Ma questa volta ne è quasi morta.

L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce molte donne. Le cause non sono ancora del tutto chiare, la diagnosi spesso è complessa e non esiste una cura definitiva. Provoca, tra le altre cose, cicli mestruali molto abbondanti e dolorosi, un dolore che – racconta Tea – “certe volte è come un cane che mozzica, certe altre è come un fuoco che brucia”. Ma “Se hai male in quei giorni che c’è di strano?”, “Sei femmina, ti devi abituare”, “Hai la soglia del dolore troppo bassa”, “È un problema psicologico!” sono le frasi che si sentono rivolgere da generazioni le donne che ne soffrono. Questo modo sistematico di screditare il dolore femminile contribuisce a far sì che l’endometriosi ancora oggi venga spesso diagnosticata con grande ritardo.

La vita di Tea Ranno e il suo percorso letterario sono un tutt’uno con la storia della sua malattia, e quella storia comincia in Sicilia, negli anni Settanta, quando lei è un’adolescente: in casa si parla poco di corpo, il pudore impedisce di affrontare i disturbi che riguardano la sfera intima, si tende a nascondere, a tacere. Ma ciò che la bocca non può dire, finisce sui diari, e le parole diventano per Tea uno spazio di gioia e libertà. Da lei, però, ci si aspetta altro – che studi legge, che si faccia una posizione -, perciò anche la scrittura si trasforma in un segreto, un fuoco da tenere a bada, e Tea proverà a spegnerlo con tutta se stessa. Fortunatamente, non ci riuscirà mai.

Dopo aver generato infiniti sorrisi e lacrime con le sue storie di donne forti e coraggiose, Tea Ranno si mette in gioco in prima persona e affronta la propria, la più dolorosa e difficile da raccontare. Lo fa perché questa storia – fatta di rabbia e impotenza, di diagnosi e cure sbagliate, della faticosa ricerca di un figlio, ma anche di amicizie e incontri salvifici – non è solo sua. Riguarda tantissime donne, ed è per dar voce a tutte loro, per aggiungere anzi la sua voce a quella di chi già sta lottando perché questa malattia non rimanga invisibile, e per ricordarci che le nostre passioni più profonde possono sempre aiutarci a uscire dall’abisso, che questo libro esiste.

Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha esordito con Cenere, uscito per e/o nel 2006, finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore del premio Chianti. Successivamente ha pubblicato i romanzi In una lingua che non so più dire (e/o, 2007), La sposa vermiglia (Mondadori, 2012), vincitore del premio Rea, Viola Fòscari (Mondadori, 2014), Sentimi (Frassinelli, 2018), L’amurusanza (Mondadori, 2019), Terramarina (Mondadori, 2020, premio Città di Erice) e Gioia mia (Mondadori, 2022).

Genere: Narrativa Contemporanea

ISBN: 9788804776192

276 pagine

Prezzo: € 19,00

Cartaceo

In vendita dal 20 febbraio 2024


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Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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