“Blocco 52” – Una storia scomparsa, una città perduta
Introduzione
“Un’ingiustizia fatta all’individuo è una minaccia fatta a tutta la società” (Montesquieu)Aneddoti personali
Lou Palanca è uno pseudonimo utilizzato per firmare un lavoro collettivo portato a termine da cinque autori calabresi: Nicola Fiorita, Fabio Cuzzola, Valerio De Nardo, Maura Ranieri e Danilo Colabraro. Un lavoro eccellente di ricerca e ricostruzione di una vicenda realmente avvenuta oltre mezzo secolo fa ma di cui nessuno sembra più avere, ammesso che ne abbia mai avuto, memoria.Recensione
“Blocco 52” non è un libro nuovissimo, è un libro pubblicato nel 2012, eppure non ne avevo mai sentito parlare. Mi imbatto in maniera quasi del tutto fortuita, immaginando però di iniziare a leggere un libro inchiesta, zeppo di nozioni, date e avvenimenti che spesso risultano pesanti da seguire. Nulla di più sbagliato. E me ne accorgo immediatamente. “Blocco 52” ricostruisce in maniera romanzata, a più voci, la vita di Luigi Silipo, napoletano di origine ma nato e cresciuto in Calabria, a Catanzaro, figlio di un noto gioielliere del capoluogo calabro, esponente di spicco del Partito Comunista Italiano oltre che un Sindacalista che lottava in prima persona per i diritti dei braccianti agricoli e delle raccoglitrici di gelsomino e bergamotto della regione,ucciso davanti alla sua abitazione,freddato con sette colpi di pistola calibro 7,65, la sera del 01 aprile 1965.Uomo riservato, Silipo, della cui vita privata non si sa molto; sicuramente un uomo “scomodo” per le sue lotte e le sue idee, ma “scomodo” al punto tale da essere ammazzato? Un omicidio che a distanza di 55 anni non ha un colpevole, non ha un mandante, non ha un movente … ma la cosa più triste è che non ha memoria e, un popolo senza memoria è un popolo senza storia … Quasi nessuno sembra ricordare l’accaduto e in pochi sanno, forse, chi fosse Luigi Silipo. Eppure la città di Catanzaro, capoluogo di Regione, non è una di quelle città che conta un morto ammazzato ogni due giorni; non è una di quelle città in cui “ormai” un omicidio non fa più notizia, e allora perché sembra non esserci mai stato “il caso Silipo”? Come può un uomo che lottava per i diritti di altri uomini essere cancellato dalla memoria sociale, istituzionale e politica? Quasi come non fosse mai esistito. Molteplici furono le piste battute per trovare il movente e tante le ipotesi avanzate: dall’omicidio passionale alla vendetta, dalla pista omosessuale a quella politica, ma tutte rivelatesi prive di fondamento. Certo, è pur vero che i mezzi a disposizione degli inquirenti all’epoca dei fatti erano carenti rispetto a quanto siamo abituati oggi, pur non sempre infallibili, e che molti furono i casi italiani rimasti irrisolti tra gli anni 60 e 70, ma la cosa ancora più grave e che getta ulteriore benzina sul fuoco è che del “caso Silipo” resta solo il nome impresso su una lapide dell’ossario al Blocco 52 all’interno del cimitero di Catanzaro. L’intero fascicolo contenente le indagini sull’omicidio di Luigi Silipo è scomparso nel nulla … volatilizzato … Chi ha avuto interesse a far perdere ogni traccia dell’omicidio? Perché è stato così importante eliminare le prove raccolte per evitare una remota possibilità di riapertura delle indagini? Cosa si cela, realmente, dietro a questa storia? Per mano di chi è morto, per ben due volte, Luigi Silipo? Perché è esattamente questo che è successo; quando oltre a togliere la vita, di un uomo si cancella anche la memoria, lo si uccide due volte. Tante domande che continueranno a rimanere senza risposta. Ecco perché è importante continuare a far conoscere la storia di quest’uomo; continuare a ripetere il suo nome, ricordare le sue battaglie e il suo impegno verso chi da sempre è stato sfruttato per l’interesse altrui; è fondamentale tenere viva la memoria, perché aveva ragione Marco Aurelio “commette ingiustizia non solo chi fa qualcosa ma anche colui che non la fa.” E allora poco importa che sia un libro datato; è un libro che deve essere sottoposto continuamente all’attenzione di una società che spesso preferisce non vedere, non sapere, e se sa non parla … non è affar mio …, non mi riguarda e quindi mi giro dall’altro lato …, atteggiamento omertoso tipicamente mafioso ma adottato a tappeto anche, e soprattutto, da quanti puntano il dito contro la criminalità e l’ingiustizia. Non è così che dovrebbero andare le cose all’interno di una società civile dove il bene del singolo, tanto quanto il male, dovrebbe appartenere alla comunità. Come si possono chiudere gli occhi davanti ad alcune cose? Come si può far finta che non sia mai accaduto, che non sia mai esistito o che forse si possa anche trattare di una leggenda metropolitana? Ma se Luigi Silipo fosse stato un parente stretto, un caro amico, una persona di famiglia di quanti in questo lungo periodo hanno contribuito a cancellare una pagina di storia cittadina, regionale e nazionale, il comportamento assunto sarebbe stato lo stesso? Interrogativi, ipotesi, pensieri, congetture che non raggiungeranno mai un target finale concreto … E allora l’unica cosa da fare è continuare a parlare, a tenere accesi i riflettori su una vicenda quasi irreale ma che deve essere portata alla luce e resa visibile a tutti. Alla vita di Silipo , il nostro collettivo letterario intreccia nel libro una serie di avvenimenti e personaggi con ruoli ben precisi, alcuni reali, altri inventati per dare appunto alla storia una versione romanzata ma senza distaccarsi da fatti veri e inconfutabili. Non entro nel vivo del romanzo, limitandomi a delineare la storia di un uomo che non doveva morire per mano di un altro uomo, ma soprattutto non meritava di essere dimenticato.
Conclusioni
Il romanzo è ben scritto, scorrevole, lineare. Descrive perfettamente le località con usi e costumi, tanto da sentirsi contemporaneamente protagonista fuori campo e parte integrante di ogni singola storia narrata. Una lettura interessante, coinvolgente al punto tale da venirne totalmente assorbiti dalla prima all’ultima pagina, che una volta iniziato a leggere non tarda ad arrivare. Complimenti ai nostri autori per aver (ri)acceso l’attenzione su una pagina volutamente dimenticata della nostra storia e che avrebbe, a mio giudizio, tutte le carte in regola per una straordinaria trasposizione televisiva, oltre che dovrebbe entrare di diritto quale testo narrativo tra i banchi di scuola. Assolutamente consigliata la lettura.Teresa Anania
Voto
Citazioni
Possiamo raccontare le nostre storie quando diventano memoria, ma se non c’è nessuno che fa memoria, è come se le storie non fossero mai esistite.
Libertà non è fare quello che ci pare, ma più semplicemente poter scegliere la cosa giusta.
un omicidio impunito e pressoché dimenticato o da dimenticare, come vuole il partito.