Blue Monday, il giorno più triste dell’anno… Ne avevamo bisogno?

Da ormai sedici anni, come per molte “abitudini e tradizioni” importate un po’ da tutto il mondo, anche il Blue Monday è entrato a far parte del nostro vocabolario. Il Blue Monday, celebrazione tutta inglese, deve i suoi natali alla psicologo Cliff Arnall il quale, nel 2005, mise a punto una formula matematica, un’equazione per l’esattezza, stabilendo che il terzo lunedì del mese di gennaio fosse il giorno più triste dell’anno. Questa formula si scoprì poi, non solo non avere alcuna valenza scientifica, ma che addirittura Arnall, come ammise lui stesso, fu creata ad hoc su commissione della compagnia di marketing di un’importante agenzia di viaggi. L’equazione metteva insieme più fattori: le condizioni meteorologiche  non proprio ottimali del mese di gennaio, le poche ore di luce a disposizione, l’aver speso molti soldi durante le festività natalizie ormai alle spalle, la ripresa lavorativa dopo le vacanze, i sensi di colpa per il troppo cibo consumato  durante tale periodo e infine, ma non per ultimo, lui … il soggetto principale … il lunedì! Lunedì, giorno della settimana contemporaneamente amato e odiato un po’ da tutti. Chi non ricorda la canzone che Vasco Rossi gli dedicò nel lontano 1987, chi non ha mai canticchiato “odio il lunedì”?!  Pur non avendo alcuna base scientifica, la teoria di Arnall, secondo alcuni studiosi di medicina, potrebbe avere un fondamento di verità in quanto alcuni soggetti particolarmente sensibili e suscettibili tanto alle variazioni climatiche quanto ai cambiamenti repentini derivanti da uno status di festa alla ripresa della “normalità”, scatenerebbe una sorta di “jet-lag emotivo”, un po’ come avviene con il passaggio dall’ora legale a quella solare e viceversa; ragion per cui il Blue Monday potrebbe essere annoverato tra le pseudoscienze.

Ma perché Blue Monday e non Black Monday? E’ il colore nero quello che tendenzialmente siamo abituati ad accostare alla malinconia, alla tristezza e alla negatività per eccellenza. Diciamo “sono di umore nero”, non “di umore blu”. Il blu siamo soliti associarlo a qualcosa di limpido e pulito: al mare cristallino, al cielo terso, o al blu della notte, quando la frenesia del giorno cede il passo alla quiete e al silenzio; è il colore della calma, dell’armonia, della tranquillità, dell’equilibrio …    Ma non in tutti i Paesi, i colori assumono lo stesso significato.  In Inghilterra, Paese di origine del Blue Monday, il blu è sinonimo di tristezza, malinconia; espressioni come “being blue” – essere triste, “a blue day” – una cattiva giornata, “to feel blue” – essere triste, malinconico, giù di tono, sono per gli inglesi affermazioni comuni ma dei quali non si conosce l’esatta origine.  Si suppone siano legate al colorito bluastro della pelle poco ossigenata che può evidenziarsi nei soggetti con problemi cardiaci, dispnoici o estremamente sofferenti il freddo.

Almeno per un giorno, i soggetti tendenzialmente malinconici hanno “qualcuno” sul quale riversare le colpe del loro malessere ma, durante gli ultimi mesi, ogni giorno è stato per tutti un Blue Monday.  Forse, per quanta poca voglia possa esserci, stavolta dovremmo provare a sorprenderlo, ad affrontarlo col sorriso e col buonumore, e chissà che almeno per una volta il blu non diventi per tutti sinonimo di serenità, tranquillità e armonia …

Teresa Anania

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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