Il cacciatore di aquiloni, Khaled Hosseini

Il cacciatore di aquiloni

Il cacciatore di Aquiloni

Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza.
L’autore
Khaled Hosseini, figlio di un diplomatico e di un’insegnante, è nato a Kabul, in Afghanistan, nel 1965 e si è trasferito in seguito negli Stati Uniti dove, prima di dedicarsi alla scrittura, ha lavorato come medico. Il suo primo romanzo, ‘Il cacciatore di aquiloni’ (2004), è diventato un eccezionale caso editoriale internazionale, rimasto per oltre cinque anni nella bestseller list del New York Times, pubblicato in 70 Paesi con 23 milioni di copie vendute.
Un successo replicato con il secondo romanzo, ‘Mille splendidi soli’ (2007), che ha confermato Hosseini come uno fra i più letti e apprezzati autori contemporanei. Del 2013 è l’attesissimo ‘E l’eco rispose’.
Dopo un viaggio in Afghanistan come volontario dell’UNHCR, l’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite, lo scrittore ha dato vita alla Khaled Hosseini Foundation, un ente non profit che fornisce aiuto umanitario alla popolazione afghana. Vive con la moglie e i due figli a San José, in California.

Introduzione

Una storia di amicizia, ma anche di colpe, rimorsi, scheletri nell’armadio, tipici del genere umano.Tutti potremmo riconoscerci nel protagonista, oppure in Baba, il papà di Amir, in Hassan, il buono che paga sempre.

Aneddoti personali

Mi accingo a parlare del libro Il cacciatore di aquiloni’, il caso letterario degli ultimi anni, tradotto in varie lingue ed in classifica dei bestseller in tutto il mondo.La storia narra di un’amicizia tra due ragazzi, Amir ed Hassan, nell’Afghanistan che non esiste più, ma il vero protagonista è il paese felice che è ormai un ricordo lontano, un luogo martoriato dagli eventi in cui non volano più gli aquiloni.

Recensione

Afghanistan: al solo sentirlo nominare viene subito in mente il terrorismo, l’attentato dell’11 Settembre alle torre gemelli, i talebani. Lo scrittore ci racconta che non è solo questo, è tanto e molto altro. Un paese con tradizioni e modi di vivere diametralmente opposti dall’Occidente ricco e consumista. Un popolo che non ha colpe di tutte le atrocità che sono partite da lì, che anzi, ne ha fatto le spese, prima per l’invasore russo poi per talebani che lo hanno reso un paese fantasma. La capitale, Kabul, distrutta in tutti i sensi, le donne diventate fantocci, punizioni per motivi creati solo dalla loro sete di potere. Ecco è di questo che ci parla splendidamente Hosseini.
Amir ed Hassan crescono insieme come fratelli nella grande casa di Baba, a Kabul prima di tutti gli stravolgimenti politici ben noti. Sono grandi amici, ma come spesso capita, non è un rapporto bilanciato, c’è chi prende egoisticamente e chi invece sa solo dare senza chiedere mai nulla.
Amir è il figlio del ricco padrone di casa, Baba, Hassan è figlio del servo Alì, della comunità Azara invisa alla gente di Kabul.
Il racconto parte da qui, per poi proseguire negli anni della maturità dove serve un gesto di bontà per cancellare i fantasmi del passato. Siamo nei giorni in cui, ancora ragazzi, si misurano nei tradizionali tornei di aquiloni; Amir lo lancia per gareggiare con Hassan, ma è sempre quest’ultimo che, nonostante funga da assistente, grazie al suo incredibile talento, riesce ad intuire dove si fermerà l’ultimo aquilone, il trofeo più ambito.
Assan è un bambino cresciuto solo con Baba, suo padre, in quanto la madre amatissima dal marito, è morta di parto. Hassan, invece, vive nella casupola d’argilla destinata ai servi insieme a suo padre Alì, anche lui cresce senza la madre, che ha abbandonato la famiglia dopo la sua nascita. I due ragazzi crescono insieme, il primo con il diritto a studiare, il secondo con il desiderio, non esaudito dalla consuetudine, di essere in grado di leggere le storie che invece gli racconta il suo amico.
Tutto scorre abbastanza tranquillamente per entrambi, fino al giorno dell’ultimo torneo di aquiloni, quando Amir assiste allo stupro di Assan e, paralizzato dalla paura, fa in modo di non essere visto. Il senso di colpa lo spingerà ad allontanare da sé l’amico con un grande gesto di vigliaccheria e forse anche di cattiveria.
Passano gli anni e ritroviamo Amir in America con la sua famiglia dove è scappato in seguito all’avvento dei talebani. Negli USA vivono nella comunità afghana cercando sempre di mantenere le loro abitudini, ma a differenza di quando erano in patria dove conducevano un’esistenza agiata, qui vivono quasi in povertà.
Il ragazzo, diventato uomo, vive sempre con questa ombra sull’anima, fino all’arrivo di una telefonata dal Pakistan che lo invita a recarsi lì. E qui Amir, con un grande atto di bontà verso il figlio di Hassan, purifica se stesso e gli atti commessi quando era solo un ragazzino.
Questa è la trama per sommi capi, ma secondo me, la storia ha un importanza secondaria, rispetto alle cose che ci racconta.. Molti temono di leggere questo libro ed io per prima l’ho tenuto nel cassetto per un bel po’, forse pensando che fosse pesante e difficile da leggere. Invece è un romanzo scritto magnificamente, scorre fluido e leggero, ti avvolge pian piano, pagina dopo pagina, fino a spingerti ad una lettura convulsa verso l’epilogo. Ti racconta la storia, tristemente nota e recente, di un paese islamico, violentato dai giochi perversi di potere di tutti. Ti porta nelle abitudini di vita dei suoi abitanti, prime vittime, ti fa capire che il sentimento di sospetto che abbiamo noi occidentali verso le persone di religione islamica è assolutamente infondato.

Conclusioni

Un testo che consiglio a chi teme e combatte lo straniero, l’islamico immigrato nel nostro paese.
Parliamo, invece, di persone che devono adeguarsi a modi di vivere completamente diversi e, spesso, sono guardati con sospetto da chi non conoscendo la loro cultura li teme. Consiglio vivamente la lettura di questo splendido libro, proprio a chi guarda con pregiudizio.

Recensione di Elisa Santucci

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

2 Risposte a “Il cacciatore di aquiloni, Khaled Hosseini”

  1. Bellissima recensione per un bellissimo libro. Io lo lessi a 14 anni, quindi circa 15 anni fa e mi è rimasto stampato nella mente, questa recensione mi ha fatto venir voglia di rileggerlo perchè è un romanzo che merita e forse ne abbiamo più bisogno oggi che quando fu pibblicato, nel 2003/2004 se non erro… toccante,crudo,tragico, sorprendente e terribilmente attuale anche il secondo dello stesso autore “mille splendidi soli” ❤ Ancora complimenti per la recensione.

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