Autore: Grazia Deledda
Titolo: Canne al Vento
Editore : Gulliver
Collana : I Giganti
Anno di edizione : 1995
Pagg: 207 -Brossura
Prezzo: € 3,00
Racconta le vicende della famiglia Pintor in un aspro territorio sardo, dove tutto sembra essere pervaso da staticità e una sorta di mistero aleggia ovunque. Si parla di tradizioni religiose, di credenze popolari, di miti e folletti; di paure, povertà, onore e amore. Di destino preordinato, contro il quale nulla può essere fatto per cambiarne le sorti, ma soprattutto della fragilità della condizione umana, fragile appunto come “Canne al Vento“. Tutto si concentra e ruota intorno alle sorelle Pintor, Ruth, Ester, Noemi e Lia che vivono nel villaggio di Galte. E’ una famiglia di origini nobili dove il padre, Don Zame, uomo duro e violento, fa di tutto per mantenere alto il buon nome dei Pintor; l’unica a ribellarsi alle rigide regole paterne è Lia, la quale fugge dalla Sardegna e, dopo il matrimonio, darà alla luce Giacinto. Ogni tentativo di Don Zame di raggiungere la figlia diventa vano e, impazzito per il disonore verrà trovato morto, ma solo successivamente si scoprirà come. Dopo la morte di Don Zame le sorelle, rimaste in tre, si troveranno a vivere in ristrettezze , e l’unico aiuto lo riceveranno dall’umile e fedele servo Efix, punto focale dell’intero romanzo. Efix si trova a fare, sempre a fin di bene, l’avvocato del diavolo di ogni vicenda, rievocando il mito di faustiana memoria in cui, la propria felicità la si trova facendo del bene agli altri. Tutti i personaggi si intrecciano tra loro facendone emergere differenze di classe e ceto sociale, tematica molto attenzionata nel periodo in cui il romanzo si colloca. Il testo, pur essendo a volte appesantito dalle descrizioni ambientali, e a tratti il ritmo rallenta, è comunque scorrevole. Totalmente differente dalla narrativa contemporanea tanto nella scrittura quanto nella visione del mondo e della realtà in cui si è proiettati leggendolo. Una realtà arcaica, malinconica e primordiale, dove ogni personaggio conosce bene il proprio luogo e quei valori che ognuno, servo o padrone, tende a celare facendoli scoprire e assaporare lentamente. Teresa Anania
Grazia Deledda nata a Nuoro nel 1871 e morta a Roma nel 1936. Premio Nobel per la letteratura, nel 1926 con il Romanzo Canne al Vento, studiò da autodidatta ed esordi come giornalista su riviste di moda. Incrociando influssi veristi e dannunziani, scrisse romanzi e racconti dalla vena etica in cui è descritta la dura vita quotidiana dei compaesani sardi tra le opere ricordiamo Elias Portolu, Marianna Sirca.
TRAMA:
Canne al vento: In un piccolo paese che sorge a ponente della terra Sarda, alcune dame, appartenenti alla ristretta nobiltà dei possidenti terrieri, non sono in grado di adattarsi ad una società in rapido cambiamento. L’autrice, attraverso Efix, intorno al quale ruota il dramma umano della piccola comunità paesana, inserita in un più ampio contesto di una terra aspra, misteriosa e al tempo stesso affascinante, esplora, con sapienza, tutti i temi dell’animo umano che hanno reso affascinante la letteratura ottocentesca