Chirú è un diciottenne aspirante violinista, ha forti ambizioni e chiede a Eleonora di introdurlo alla vita. Lei una trentottenne affermata attrice teatrale decide di prenderlo come allievo. Le loro vite sembrano non avere nulla in comune ma in realtà il loro rapporto darà a entrambi l’occasione di arricchirsi. Eleonora dona a Chirú tutto quello che sa, prendendo in cambio la sua giovinezza, l’entusiasmo delle prime volte e delle grandi scoperte. Il ragazzo chiede, avanza pretese mentre la donna sta attenta ad aprirsi. Il loro è un rapporto ambiguo costruito su continui scambi intellettuali e psicologici. Le pagine scorrono veloci l’una dietro l’altra e il libro suddiviso in lezioni anziché in capitoli dà quasi l’impressione che il lettore debba imparare qualcosa insieme ai due protagonisti. Il romanzo è molto fluido e scorrevole, lo stile ricercato e curato. L’elemento più coinvolgente è stato a mio avviso l’analisi aperta e dettagliata dei rapporti umani nel loro nascere, evolversi e intrecciarsi. Se con “L’accabadora” c’era un accompagnamento alla morte restituendo dignità all’ultimo viaggio della vita, in questo libro Eleonora diventa una guida della vita restituendo una direzione al passo incerto dell’adolescenza.
Miriam Salladini
Titolo: Chirù
Autore : Michela Murgia
Editore : Einaudi
Collana : Supercoralli
Prezzp : € 18,50
Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.
Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede, nel 2009 il romanzo Accabadora con cui ha vinto l’edizione 2010 del Premio Campiello, nel 2011 Ave Mary (ripubblicato nei Super ET nel 2012), nel 2012 Presente (con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta) e nel 2012 il racconto L’incontro. È fra gli autori dell’antologia benefica Sei per la Sardegna (Einaudi 2014, con Francesco Abate, Alessandro De Roma, Marcello Fois, Salvatore Mannuzzu e Paola Soriga), i cui proventi sono stati destinati alla comunità di Bitti, un paese gravemente danneggiato dall’alluvione.
“Sono nata in Sardegna, e per quanti indirizzi abbia cambiato in questi anni, dentro non ho mai smesso di abitarla, sognandola indipendente in ogni accezione del termine. Mi sono diplomata in una scuola tecnica e dopo ho fatto studi teologici, ma questo non ha fatto di me una teologa, almeno non più di quanto studiare filosofia faccia diventare la gente filosofa. Non mi piace essere definita giovane, a 37 anni essere considerati adulti dovrebbe essere un diritto. Non fumo, non porto gioielli preziosi, detesto i graziosi cadaveri dei fiori recisi, i giornalisti che mi chiedono quanto c’è di autobiografico e gli aspiranti pubblicatori che mi mandano da valutare romanzi che non leggerò mai, perché preferisco di gran lunga i saggi. Sono vegetariana, ma so riconoscere le occasioni in cui si può fare uno strappo. Per etica politica mi definisco di sinistra, e nel mio ordine interiore quella parola ha ancora senso. Sono sposata, e questo mi ha resa una persona più trattabile, anche se mi rendo conto che a leggere questa biografia non si direbbe. C’è tempo.”
dal sito ufficiale della scrittrice
La trama
Amarsi vuol dire perdere l’equilibrio, derubarsi l’un l’altro, attrarsi e spaventarsi, scambiarsi di posto: è questo che fanno Eleonora e Chirú. La loro è una storia di apprendistato, dono, manipolazione e gioventú.
«Una storia in apparenza intima, in realtà in grado di immergere chi legge negli abissi profondi dei rapporti umani.» – Loredana Lipperini
«Era giovanissimo, ma aveva nello sguardo qualcosa di slabbrato, come se osservasse il mondo da una prospettiva già offesa. Vorrei poter dire che la nostra fu un’immediata affinità elettiva, ma sarebbe una menzogna. Io Chirú lo riconobbi».
Quando Eleonora e Chirú s’incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di piú. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono – dall’arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico – li rende piú complici. Eleonora non è nuova a quell’insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirú tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l’energia di tutte le prime volte. È cosí che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall’infanzia all’ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall’ansia del controllo, proprio e altrui. Chirú, detentore di una giovinezza senza piú innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare. Michela Murgia torna al romanzo, e lo fa con coraggio, raccontando la tensione alla manipolazione che si nasconde anche nel piú puro dei sentimenti. Negli occhi di Eleonora e Chirú è scritta la distanza fra quello che sentiamo di essere e ciò che pensiamo di dovere al mondo: l’amore è la piú deformante delle energie, può chiederci addirittura di sacrificare noi stessi.