Città sommersa di Marta Barone

Città sommersa

Città sommersa

Marta Barone
l ragazzo corre nella notte d’inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura, e questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell’infanzia felice da figlia di genitori separati, poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo – anni prima della nascita dell’unica figlia – non ha mai voluto parlare? Testimonianze, archivi e faldoni, ricordi, rivelazioni lentamente compongono, come lastre mescolate di una lanterna magica, il ritratto di una persona complicata e contraddittoria che ha abitato un’epoca complicata e contraddittoria. Torino è il fondale della lotta politica quotidiana con le sue fatiche e le sue gioie, della rabbia, della speranza e del dolore, infine della violenza che dovrebbe assicurare la nascita di un avvenire radioso e invece fa implodere il sogno del mondo nuovo generando delusione e rovina. Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.

Introduzione

Marta Barone è nata a Torino nel 1987. Ha pubblicato tre libri per ragazzi con Rizzoli e Mondadori. Traduttrice e consulente editoriale, insegna letterature comparate in un liceo di Como. Lo scorso otto gennaio, è stato pubblicato da Bompiani il suo romanzo d’esordio, “Città sommersa”.

Aneddoti personali

L’autore Bob Proctor sostiene che “Tutti i grandi uomini del passato sono stati dei visionari, erano uomini e donne che si proiettavano nel futuro. Pensavano a quello che sarebbe potuto essere, piuttosto che a quello che già era, e poi loro stessi entravano in azione, per fare in modo che queste cose accadessero.”
Ecco, probabilmente il fulcro di questo romanzo può essere incentrato proprio sulla “visione”, di ciò che in un preciso momento storico, culturale e politico si sperava potesse accadere, e invece…

Recensione

“Città sommersa” è un libro che resta nel cuore, inciso, scolpito. L’autrice, protagonista al tempo stesso, per un caso ma mai a caso, si ritrova tra le mani la memoria difensiva di suo padre, Leonardo, ormai deceduto, che lei seguiterà a chiamare L. B., accusato, condannato e poi assolto, per il reato di partecipazione a banda armata. Ma chi era stato veramente suo padre prima di essere suo padre? Perché aveva deciso di chiudere a doppia mandata il suo passato? Quali pensieri affollavano la mente di quell’uomo misterioso e schivo e soprattutto quali emozioni e quali sensazioni provava nel periodo in cui ha vissuto in prima persona e da protagonista un pezzo di vita che rappresenta anche un frammento di storia del nostro Paese? È a questo punto che Marta sente proprio la necessità, l’esigenza di comprendere dove affondano le sue radici, oltre la mera curiosità o un puro atto di coraggio. Il bisogno di restituirsi a se stessa, attraverso l’interpretazione di ciò che era stato.
Un percorso scisso in due, tra un prima e un dopo, tra certezze che vacillano e domande prive di risposta.
“Questa storia ha due inizi: almeno due, perché, come tutto quello che ha a che fare con la vita, è sempre difficile stabilire cosa comincia e quando, quali vertigini di casi fortuiti esista dietro ciò che sembra avvenire all’improvviso, o quale viso si è girato verso un altro in un momento del passato dando il via alla catena accidentale di eventi e di creature che ci ha portato a esistere.”
E così, Marta, comincia il suo viaggio a ritroso, a bordo di una macchina del tempo che la catapulta in un passato spinoso, complesso e apparentemente inaccessibile: siamo nel periodo storico compreso tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni ottanta, quello da molti definito gli “anni di piombo”, durante il quale l’estremizzazione della politica diede vita a violenze di piazza, lotta armata, strategia della tensione, terrorismo. E Leonardo, per gli amici Leo, era stato militante del Pcim-1, il Partito comunista italiano marxista-leninista, chiamato “Servire il popolo”. Arrivato a Torino da Roma, dopo essersi laureato in medicina, si era fatto letteralmente ammaliare dagli ideali del partito il cui spirito prevalente era quello di dare al proletariato gli stessi diritti dei più abbienti. Quindi, per poter ribaltare le sorti, era necessaria una vera e propria rivoluzione.
“Allora era molto facile finire da una parte o dall’altra, e con lo stesso percorso alle spalle. Si sentiva un’aria di tempesta, di apocalisse imminente. Si sentiva il bisogno di aderire a qualcosa, di far parte di qualcosa per cui combattere, e in fin dei conti a volte bastava chi riusciva a prenderti prima. I giovani fascisti, i giovani comunisti…se noti, a volte le loro parole contro il capitalismo e la borghesia, l’insofferenza ai valori istituzionali e alle regole, suonavano simili. E allo stesso tempo erano funzionali al sistema che avrebbero voluto abbattere perché, mentre si pestavano e si ammazzavano fra di loro, quelli che il sistema lo rappresentavano avevano tutto l’agio di fare ciò che volevano…”
Una narrazione, quella di Marta Barone, elegante, dettagliata ma anche malinconica e nostalgica. Il bisogno di conoscenza di aspetti salienti della vita del padre consente all’autrice una riscoperta anche di se stessa, più autentica e veritiera. Un cammino che il lettore fa insieme a Marta, attraversando l’Italia geograficamente, storicamente e politicamente. Dalle ricerche emergono fatti, persone, foto e racconti in grado di far luce sull’eco di un passato che torna prepotente per confondersi con il presente. Una lettura pregna di emozioni forti, che ardono e chiedono ascolto.

Conclusioni

Una lettura straordinaria, evocativa ma non autobiografica, che crea un confronto generazionale: i giovani d’oggi disillusi e i loro progenitori politicamente impegnati. Una storia nella storia: di città, di illusioni e di delusioni, di fabbriche, di uomini e donne che ci hanno provato perché ci hanno creduto, di morte, di reclusione, di terrore, di speranze e di sogni. Un libro straordinario, nel quale ognuno può ritrovarsi, di cui consiglio vivamente la lettura.

Voto

5/5

Citazioni

“Io credo che se esiste un nostro archivio familiare sia questo: volatile, fatuo, immateriale, di cui è impossibile restituire l’essenza irripetibile, la vita, senza che le parole manchino il segno- “com’è povera la lingua della gioia”.

“Sono tre i grandi peccati dell’umanità: la mistificazione, l’invidia e la rimozione di quello di cui ci si vergogna.”

“È proprio vero che a un certo punto i morti tornano a cercarti, e ti devi sedere al tavolo con loro.”

Recensione di Fabiana Manna

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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