Col corpo capisco di David Grossman

Col corpo capisco di David Grossman, edito Mondadori

Col corpo capisco

“Chi ha occhi per vedere e orecchi per intendere si convince che ai mortali non è possibile celare nessun segreto. Chi tace con le labbra chiacchiera con la punta delle dita, si tradisce attraverso tutti i pori.  Perciò il compito di render coscienti le cose più nascoste dell’anima è perfettamente realizzabile.”

Sigmund Freud

Ci sono dei testi che si leggono con gli occhi, altri con il cuore, per altri basta l’intelligenza, altri, come “Col corpo capisco” di David Grossman, vanno approcciati essenzialmente entrando in contatto con le sensazioni fisiche che ci stimolano.

Sembra incredibile ma è proprio così: a mano a mano che si procede nella lettura di ciascuno dei due racconti di cui si compone quest’opera, si avvertono sulla pelle i messaggi che l’autore intende e riesce a dare.

Due storie, quella di Shaul e di Nili, un uomo ed una donna, entrambi ammalati e in preda a un dolore sordo, capace di sfinire e annullare la volontà.

E allo stesso tempo vittime della sofferenza interiore, quella capace di distruggere più del dolore fisico, quella non visibile e perciò molto più difficile da comprendere.

La sofferenza interiore di Shaul si chiama Elisheva, sua moglie, amata al punto tale da accettarne il tradimento e da sublimarlo in modo surreale; quella di Nili si chiama Rotem, sua figlia, alla quale non ha saputo dare quanto avrebbe meritato e che, nonostante tutto, è accanto a sua madre nei suoi ultimi giorni.

In entrambe le storie non è il pensiero a narrare, ma il corpo, le sensazioni fisiche, le percezioni sensoriali attraverso le quali ognuno dei personaggi scrive, mediante la penna di Grossman, il proprio vissuto.

Shaul va incontro al destino, costringendosi, nonostante i forti dolori fisici, ad un lungo viaggio in auto: mediante la sofferenza fisica vive un processo di consapevolezza che lo porterà a comprendere la reale misura del costo di questo amore che ha liberamente accettato così come è, imperfetto e bugiardo.

“Come descrivere una donna con cui si vive da venticinque anni? È un po’ come descrivere te stesso, pensa lui, un tuo organo interno che d’un tratto viene messo a nudo. Shaul si schiarisce la voce e dice che sua moglie ha cinquant’anni, benché ne abbia quarantanove, ma a quel punto si rende conto che dalla sua bocca non esce alcun suono. È afono.”

Nili acconsente a che la figlia ripercorra la sua vita, un’esistenza vissuta strappando a morsi ogni momento trascorso, spesso nel delirio e ancora più spesso in una sorta di limbo, in cui l’unico reale faro sembra esser stato lo yoga e ciò che, attraverso lo yoga, il corpo le ha dato e le ha consentito di dare, perfino l’incontro con il giovane problematico Kobu, suo allievo di yoga, attraverso un racconto.

E accetta di ascoltare la narrazione delle troppe volte in cui ha sottovalutato il disagio fisico ed emotivo di sua figlia e la maniera inappropriata con cui ha affrontato i segnali del suo bisogno di gratificazione.

 “I sospiri del passato riempiono le nostre vele. (…) Più che altro, però, penso a lei mentre legge il mio libro, la vedo lottare con ogni riga, noto la ruga fra i suoi occhi farsi più profonda.

Ora la sua testa pelata si gira piano sul cuscino, mi guarda: basta Rotem. È impossibile rimediare a ciò che è stato”

Se cercate un romanzo o una storia con un lieto fine non sarà questo il vostro libro, se invece avete voglia di cimentarvi in una lettura che vi penetra nella pelle con ogni parola che leggerete, consiglio fortemente l’acquisto di “Col corpo capisco” di Grossman: sarà un viaggio particolare, durante il quale entrerete in sintonia con la narrazione in maniera fisica, oltre che emozionale.

Per comporre un’opera con questa prerogativa occorre un talento che pochi scrittori hanno e l’israeliano David Grossman è decisamente fra questi!

Un’ultima riflessione va fatta sulla scelta di questo autore di mettere in primo piano le figure femminili: Elisheva, Esti, Nili, Rotem sono le figure perno sulle quali poggia l’impianto narrativo, quelle che agiscono la vicenda, mentre per le figure maschili, Shaul e Kobi è piuttosto il destino che ne traccia il percorso. Si tratta di una decisione molto particolare, che, fra l’altro, ricorre in diverse sue opere e che, presumibilmente, nasce dalla funzione terapeutica che Grossman attribuisce alle donne.

In una recente intervista ha infatti affermato: “Ho imparato molto dalle donne, dalle amiche, e tantissimo da mia moglie. Grazie a loro capisco di più chi sono. Le mie lettrici migliori sono donne”. 

Grossman invita il lettore ad affrontare uno dei sentimenti più potenti: la gelosia. E lo fa in due lunghi racconti in cui un personaggio narra ad un altro (ma sarebbe meglio dire a se stesso) una storia di tradimento della quale è o si sente vittima. Nel primo è Shaul a confessare con quanta passione lui stesso vive la relazione che sua moglie intrattiene con un altro uomo. Nel secondo a parlare è Rotem, tornata al capezzale della madre morente per leggerle un racconto in cui, dopo anni di distacco, ha cercato di ricostruire l’intensa relazione nata, quando lei era ancora adolescente, fra la madre ed un ragazzo che le era stato affidato affinché lo aiutasse a «diventare uomo».

David Grossman è un autore israeliano di romanzi, saggi e letteratura per bambini, ragazzi e adulti, i cui libri sono stati tradotti in numerose lingue. Ha cominciato la sua carriera lavorando in una radio israeliana come corrispondente di un programma per ragazzi. Il suo stile è stato definito «semplice e avvincente»: scrittore impegnato politicamente per trovare una soluzione al conflitto tra arabi e israeliani, è noto in tutto il mondo per i suoi scritti, editi in Italia da Mondadori (se non diversamente specificato). Tra le sue molte opere, ricordiamo i romanzi Vedi alla voce: amore (1998, ripubblicato da Einaudi l’anno successivo), Ci sono bambini a zig-zag (1998), Il libro della grammatica interiore (1999), Che tu sia per me il coltello (2000), Qualcuno con cui correre (2002), Col corpo capisco (2005), A un cerbiatto somiglia il mio nome (2008), Caduto fuori dal tempo (2012, ispiratogli dalla morte del figlio Uri, di leva nell’esercito israeliano e ucciso durante la guerra lampo con Hezbollah in Libia, nel 2006), e Applausi a scena vuota (2014). Tra i suoi saggi sulla questione israeliana e mediorientale citiamo La guerra che non si può vincere (2005), Con gli occhi del nemico (2008), On combat. Psicologia e fisiologia del combattimento in guerra e in pace (Libreria Militare Editrice, 2009) e On killing. Il costo psicologico di imparare ad uccidere (2015). Vincitore del prestigioso Man Booker International Prize nel 2017. Altre opere pubblicate da Mondadori sono La vita gioca con me (2019) e Sparare a una colomba (2021).

Autore: David Grossman
Traduttore: Alessandra Shomroni
Editore: Mondadori
Collana: Oscar scrittori moderni
Anno edizione: 2005
Formato: Tascabile
Pagine: 301 p., Brossura
EAN: 9788804533450

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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