Confessioni di un giudice di Domenico Mazzocca

Confessioni di un giudice

Domenico Mazzocca
Cosa precede il momento della pensione, ben triste, per un giudice da sempre schierato in prima linea? L’autore in queste pagine narra i tratti salienti della sua vita di uomo e magistrato. Il resoconto dell’adolescenza, vissuta nella cornice di tempestosi tempi di guerra, e poi lo sviluppo singolare e, in certi periodi, molto pericoloso della sua attività giudiziaria, danno vita non a una comune autobiografia, ma a un vero avvincente romanzo. Lontani eventi storici del Paese stupiranno i lettori più giovani, suscitando forti emozioni in chi li ha vissuti; uno spaccato di grande interesse sul Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – impegnato nella lotta alla criminalità organizzata; episodi di vita giudiziaria conclusisi in maniera imprevedibile – pur di far coincidere l’astrattezza delle norme con i valori umani; richiami dalla forte valenza storica ed emozionale – come il tentativo, purtroppo infruttuoso, del salvataggio della flotta Lauro – guidano l’alternarsi di vicende tali da apparire fantasiose, episodi drammatici, e altri che, anche per l’arguta narrazione, provocano schietto divertimento. Si sbaglierebbe però chi pensasse che il romanzo narri solo vicende giudiziarie: una delicata storia d’amore del giovane magistrato affascina, apparendo tanto romantica da sembrare persino inverosimile al lettore moderno.

Introduzione

Questo libro è stato pubblicato da Rogiosi nella collana Narratori nel 2016.
Si tratta di un’avvincente autobiografia in cui il giudice Domenico Mazzocca, Mimì per gli amici, napoletano d’adozione e ormai in pensione dopo una brillantissima carriera, decide di aprire il cofanetto dei ricordi e ripercorrere le tappe della sua singolare esistenza.

Aneddoti personali

Certo chi mi conosce potrebbe dire che sono di parte dal momento che ho avuto il privilegio di conoscere l’uomo prima che il giudice nell’esercizio delle sue funzioni. Ma credetemi, così non è.

Recensione

Figlio d’arte (anche suo padre era magistrato), Domenico Mazzocca ha attraversato il 900 non soltanto da spettatore, ma anche da protagonista. Ha vissuto infatti vicende e cambiamenti epocali del nostro tempo come la dittatura, il secondo conflitto mondiale, le privazioni, le atrocità e le ingiustizie che ne sono conseguite, il passaggio dalla monarchia alla repubblica e tanto altro ancora.
La sua carriera è stata costellata da successi continui e riconoscimenti numerosi. Tanti gli incarichi e tutti di rilievo quelli da lui ricoperti: è stato, tra l’altro presidente della VII sezione del Tribunale di Napoli, la gloriosa sezione fallimentare, presidente del Tribunale di Santa Maria Capuavetere, presidente della Corte d’Appello di Salerno. Ovunque abbia prestato la sua opera, Domenico Mazzocca è riuscito con l’esempio, la rettitudine, lo spirito di sacrificio a riorganizzare gli uffici, a ridurre le pendenze, a ottenere efficienza dai collaboratori e rispetto da tutti.
Le vicende narrate in queste pagine, che spaziano dalla vita privata a quella pubblica con varietà di accenti e di registri, colpiscono il lettore per il raro garbo, per la semplicità del tono, per l’ingenuità, come ben sottolinea l’avvocato Raffaele della Valle nella prefazione al testo, che apparentemente potrebbero stridere con l’importanza e il prestigio del ruolo.
Ma il punto è proprio questo: ciò che colpisce di questa narrazione è l’approccio di Domenico Mazzocca, sempre uguale, sempre lo stesso, ai casi della vita, che si trattasse di quella personale o di quella professionale; la sua straordinaria umanità, una rara capacità d’empatia con il prossimo, la naturalezza con cui ha messo al centro sempre l’individuo, di qualunque estrazione o provenienza fosse.
Tutte doti, queste, che da giudice non ha potuto fare a meno di riversare nei rapporti umani nei quali ha sempre posto attenzione, capacità d’ascolto e d’immedesimazione nel difficile tentativo di contemperare le esigenze della giustizia e la propria coscienza di essere umano.
Una carriera straordinaria, dunque, quella di Domenico Mazzocca, punteggiata di difficoltà, ma vissuta sempre con dedizione, fermezza, coscienza, responsabilità, spregio del pericolo e amore della verità.
Ma proprio queste sue caratteristiche lo hanno indotto, come d’altro canto lui confessa (da qui il titolo del libro), a forzare talvolta, in maniera per così dire creativa, i limiti imposti dal proprio ruolo, a ricorrere insomma in certi casi a metodi non esattamente ortodossi in nome di una giustizia sostanziale e non formale. Il tutto però senza mai sconfinare nell’illecito, com’è lui stesso a dire.
Ciò che emerge con prepotenza, dunque, dalla lettura di queste pagine è il tratto umano. Umano, troppo umano io lo definirei, laddove il troppo va interpretato in un’accezione assolutamente positiva.
Certo chi mi conosce potrebbe dire che sono di parte dal momento che ho avuto il privilegio di conoscere l’uomo prima che il giudice nell’esercizio delle sue funzioni. Ma credetemi, così non è.
Chiunque abbia conosciuto Mimì Mazzocca non può non dire che non mettesse passione ed entusiasmo in tutto quello che faceva, qualunque fosse il ruolo che si trovava a interpretare; che fosse quello di marito innamorato e dedito, come lui stesso racconta in alcune, tenere pagine che possono apparire addirittura anacronistiche per il tenore di un tempo andato, o quello di padre di famiglia amorevole o ancora quello di giudice coscienzioso o di collezionista competente di opere pittoriche o di cinefilo appassionato.
Si, perché la curiosità lo ha portato a nutrire e coltivare interessi diversi nel corso della sua esistenza.
Dai racconti emerge, dunque, sia l’uomo privato che quello pubblico.
Ma ciò che a me personalmente ha colpito di più è la consapevolezza mostrata dall’autore dei limiti del ruolo del giudice. Cosa questa assai rara, perché spesso, ahimè, mi sono imbattuta in giudici, anche più giovani e senza grande esperienza, affetti da un pericoloso senso di onnipotenza, uomini che si ritengono unici depositari della verità.
E in questo soprattutto che, secondo me, l’autore mostra invece la sua grandezza, proprio nella saggezza e nell’umiltà con cui racconta del delicato compito del magistrato.
“E’ talvolta un giudizio che ha del sacramentale ma il giudice è solo un uomo.
Se non fosse per le esigenze sociali della convivenza umana, che richiede regole e comportamenti nonchè conforto della parte lesa, particolarmente nel settore penale, sarebbe ingiusto che un uomo assumesse il compito di giudicare un altro uomo affondando lo sguardo indagatore persino sul suo animo fino alla sua coscienza per accertare tra l’altro il dolo e la colpa”

Conclusioni

A conclusione posso dire che la lettura di questa singolare biografia può risultare sicuramente molto utile, soprattutto ai giovani e non solo a quelli che sognano di diventare magistrati, ma a tutti quelli, purtroppo sempre più numerosi, che sono scoraggiati dalle difficoltà e dall’incertezza del futuro, perché mostra che, nonostante il cammino della vita sia puntellato di ostacoli e avversità, con il rigore, la volontà e la determinazione si possono realizzare i propri sogni.
E’ questo il paradigma che senza mai scadere nella facile didascalia Domenico Mazzocca, gentiluomo d’altri tempi, mostra con il racconto della propria esistenza.

Voto

5/5

Recensione di Donatella Schisa

Pubblicato da Donatella Schisa

Donatella è nata e vive a Napoli. Dopo gli studi classici, si laurea in Giurisprudenza coltivando parallelamente la sua passione per la scrittura. E' autrice di numerosi racconti pubblicati in diverse antologie; e si è classificata seconda alla XXV edizione del Premio Nazionale Megarls per la narrativa. il suo primo romanzo è " Il posto giusto"

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