«A tutt’oggi non ho una risposta chiara. Incontro persone che sono sensibili ai soprusi e persone che non lo sono»
La questione femminile è sempre stato un tema caro a Dacia Maraini, autrice dalla penna tanto delicata quanto diretta che nulla risparmia a chi legge. In “Corpo felice” dove assistiamo ad un dialogo tra una madre e un figlio, un figlio perduto perché mai nato. Eppure questo fanciullo è vivo poiché abita nei ricordi e nella mente della sua mamma che lo immagina in fasce, che lo immagina crescere, che lo immagina uomo adulto, che lo immagina lottare negli alti e bassi della vita e che per questo ci parla, ci dialoga, ci interloquisce.
Il lettore, dal suo canto, inizia a conoscere dapprima la Dacia bambina che con il suo carattere ligio e orgoglioso ma anche vitale e dal grande senso di giustizia, scappa quando i genitori non le accordano la loro fiducia e anzi pensano che abbia mentito, e successivamente la Dacia adulta e madre mancata.
Il viaggio che ha luogo ha sede primariamente nella mente e nelle riflessioni della donna ma chiaramente il suo è un messaggio che non resta fine al proprio essere in quanto diretto ad invitare alla riflessione soprattutto del pubblico maschile. Ciò ha luogo mediante l’espediente del figlio perduto con cui si instaura un dialogo che ha ad oggetto le tante sfumature del gentil sesso, dalla loro voglia di vivere, dal loro desiderio di riscatto, dalla voglia di essere felici, dalle violenze subite, fino all’evidenziarsi delle sofferenze subite da quegli uomini che spesso non le rispettano e amano ma che desiderano, al contrario, spezzarle. Perché le temono, perché hanno paura della loro forza, perché hanno timore del loro ruolo.
Di grande capacità empatica la sezione dell’opera che si focalizza sulla condizione femminile nelle strutture di ricovero psichiatrico, i manicomi, per volere di quei padri, di quei mariti, di quei fratelli in quel periodo storico in cui bastava un nulla, un sussurro, ex lege, per togliere la voce.
A cornice di questo contenuto molto forte e riflessivo si erge lo stile narrativo al contempo elegante, chiaro, raffinato, duro, crudo e diretto di una delle scrittrici contemporanee più affermate. Ma badate bene, la Maraini non giudica e non emette sentenze, semplicemente offre una panoramica completa, invoca l’auto-interrogazione. E nel frattempo presenta anche una soluzione a questa diversità tra i due mondi maschile e femminile, una soluzione che non è altro che l’amore. Perché l’amore, semplicemente, ha la forza di aprire le menti, vincere le rimostranze, lenire le ferite del corpo e del cuore.
Per tale motivo assolutamente consigliato e buona lettura.
Grace Di Mauro
Titolo : Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni ed un figlio che se ne va.
Autore : Dacia Maraini
Editore : Rizzoli
EAN : 9788858695364
Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti paesi. La madre, Topazia, era pittrice e apparteneva a un’antica famiglia siciliana; il padre, Fosco Maraini, era un etnologo che, vinta una borsa di studio, nel 1938 trasferisce la famiglia in Giappone per portare avanti uno studio sugli Hainu, una popolazione in via di estinzione stanziata nell’Hokkaido. Ma nel 1943 il governo giapponese, in base al patto d’alleanza cha ha stipulato con Italia e Germania, chiede ai coniugi Maraini di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò, e poiché i due rifiutano, vengono internati insieme alle tre figlie in un campo di concentramento a Tokyo, dove patirono la fame. Nella sua collezione di poesie Mangiami pure, del 1978, la futura scrittrice racconterà delle atroci privazioni e sofferenze di quegli anni.
Rientrata in Italia, la famiglia Maraini si trasferisce in Sicilia. Quando Dacia diventa maggiorenne decide di andare a vivere a Roma con il padre, dove si mantiene come archivista, segretaria e giornalista, e comincia a collaborare con diverse testate quali «Paragone», «Nuovi Argomenti», «Il Mondo». Nel 1962 pubblica il suo primo romanzo, La vacanza, cui seguono l’anno successivo L’etica del malessere (con cui ottiene il Premio Internazionale degli Editori Formentor) e A memoria (1967). Comincia ad occuparsi anche di teatro fondando, insieme ad altri scrittori, il Teatro del Porcospino, in cui si rappresentano solo novità italiane: Gadda, Moravia, Tornabuoni… Lei stessa dal 1965 scriverà molti testi teatrali, tra i quali Maria Stuarda. A Roma incontra Alberto Moravia, che nel 1962 lascerà la moglie e scrittrice Elsa Morante per lei. Nel 1973 fonda, con Lù Leone, Francesca Pansa, Maricla Boggio e altre, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto solamente da donne. Il teatro, infatti, è sempre per Dacia Maraini anche un luogo per informare il pubblico di specifici problemi sociali e politici. Un altro romanzo viene pubblicato nel 1972, Memorie di una ladra: Monica Vitti ne ricava uno dei suoi film più riusciti. L’anno successivo esce Donna in guerra, poi tradotto, come quasi tutti i suoi libri, in molte lingue. Nel 1980 è la volta di Storia di Piera, scritto in collaborazione con Piera degli Esposti: Marco Ferreri ne ricaverà un fortunato film con Marcello Mastroianni. Sempre degli anni Ottanta sono i romanzi Il treno per Helsinki (1984), sulla nostalgica ricerca degli entusiasmi del passato, e Isolina (1985), la storia toccante di una ragazza a cavallo tra Otto e Novecento. Ma la consacrazione letteraria avviene nel 1990, quando esce La lunga vita di Marianna Ucrìa, accolto molto positivamente dalla critica e dal pubblico e vincitore del premio Supercampiello. Nel 1993 viene pubblicato Bagheria, un appassionante viaggio autobiografico nei luoghi d’infanzia; e Cercando Emma, che ripercorre la vicenda del romanzo Madame Bovary di Flaubert. Nel 1994 lo scritto Voci, anch’esso vincitore di molti premi letterari, offre una nuova interpretazione sul tema della violenza sulle donne. I grandi temi sociali, la vita delle donne, i problemi dell’infanzia sono ancora al centro delle sue opere successive: il breve saggio sulla modernità e sull’aborto Un clandestino a bordo (1996) e il libro-intervista E tu chi eri?(1998). Del 1999 è il libro di racconti Buio, che narra la violenza sull’infanzia in dodici toccanti storie: riceve il premio Strega. Da segnalare anche il romanzo del 1997 Dolce per te, in cui una donna matura e giramondo scrive ad una bambina per evocare i ricordi del suo amore per un giovane violinista, descrivere viaggi, concerti, aneddoti familiari. Infine, Se amando troppo (1998) raccoglie le poesie di Dacia Maraini scritte tra 1966 e il 1998.
Tra il 2000 e il 2001 vengono pubblicati: Amata scrittura (in cui svela con passione e umiltà i segreti del mestiere di scrittore), Fare teatro 1966-2000 (che raccoglie quasi tutte le sue opere teatrali) e La nave per Kobe (in cui rievoca l’esperienza infantile della prigionia in Giappone). La letteratura, la famiglia e il mistero del corpo sono i temi principali di Colomba (2004). Degli ultimi anni sono invece la raccolta di articoli I giorni di Antigone (2006) e il saggio Il gioco dell’universo (2007) di cui è coautrice insieme al padre. Ancora estremamente prolifica, Dacia Maraini viaggia attraverso il mondo partecipando a conferenze e prime dei suoi spettacoli. Nel 2008 ha pubblicato il romanzo Il treno dell’ultima notte, nel 2009 la raccolta di racconti La ragazza di via Maqueda, nel 2010 La seduzione dell’altrove, nel 2011 La grande festa, nel 2012 L’amore rubato. Del 2014 è Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza (Rizzoli); del 2015 La bambina e il sognatore (Rizzoli), mentre è del 2016 Se un personaggio bussa alla mia porta (Rai Eri). Ancora, nel 2017 esce Tre donne. Nel 2018 esce Corpo felice (Rizzoli). Gli editori di riferimento sono Rizzoli e Einaudi. Dacia Maraini è una tra le più conosciute scrittrici italiane: è stata anche una delle favorite per il Premio Nobel alla Letteratura.
La descrizione del libro
Una madre che non ha avuto il tempo di esserlo. Un figlio mai cresciuto. Tra di loro, i giorni teneri e feroci, sognati eppure vividissimi che non hanno vissuto insieme. E un dialogo ininterrotto che racconta cosa significa diventare donne e uomini oggi. A più di quarant’anni dai versi che hanno disegnato i contorni di un cambiamento possibile -“Libere infine di essere noi / intere, forti, sicure, donne senza paura” – Dacia Maraini riavvolge il filo di una storia tempestosa, quella al femminile, attraverso le parole di una madre a un figlio perduto, il suo, che cammina verso la maturità pur abitando solo nei ricordi. È così che l’immaginazione si fa più vera della realtà, come accade per tutte le donne che popolano i suoi libri – Marianna, Colomba, Isolina, Teresa – e sono arrivate a noi con le loro voci e i loro corpi. Corpi che non hanno mai smesso di cercare la propria via per la felicità, pieni di vita o disperati per la sua assenza, amati o violati, santificati o temuti, quasi sempre dagli altri, gli uomini. Ed è proprio a loro che parlano queste pagine. Agli occhi di un bambino maschio non ancora uomo. Per ricordare a lui e a tutti noi, sul filo sottile ma resistente della memoria, che solo quando l’amore arriva a illuminare le nostre vite, quello tra i sessi non sarà più uno scontro ma l’incontro capace di cambiare le regole del gioco.