Rocco Chinnici, la storia di un giudice troppo a lungo dimenticato.
Il giudice era pericoloso per la mafia e chi era colluso. Lavorava in silenzio, dietro le quinte ma a fondo. Non amava fare la prima donna. Il suo pool funzionava eccome. Era un ottimo sistema investigativo. Per questo motivo, lui il capo, andava eliminato…
Saggio inchiesta sull’omicidio del giudice Rocco Chinnici, dilaniato da un’autobomba a Palermo in Via Pipitone Federico alle ore 08:05 del 29 luglio 1983. A distanza di undici mesi dall’uccisione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, una Fiat 126 imbottita di un quintale di tritolo, viene fatta esplodere sotto casa del giudice e, a perdere la vita oltre a Rocco Chinnici altre tre persone: il portiere del palazzo, Stefano Li Secchi e due Carabinieri, il Maresciallo Mario Trapassi e l’Appuntato Salvatore Bartolotta.
Nove anni dopo la stessa sorte accomunerà i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con quest’ultimo, ironia della sorte, anche la data : 29 luglio… Il saggio reca la prefazione dell’ex magistrato Pietro Grasso, Presidente del Senato negli anni 2013-2018. Viene ricostruita attraverso i racconti e le testimonianze non solo dei tre figli del giudice, ma anche di magistrati, investigatori, giornalisti dell’epoca e della figlia di Paolo Borsellino, oltre alla storia di Rocco Chinnici uomo, marito, padre e giudice, anche l’intero spaccato di una Palermo anni 80 protagonista di eventi criminosi e delittuosi eccellenti. Rocco Chinnici creatore del Pool Antimafia diede vita, grazie alla sua lungimiranza, ad una squadra di lavoro formata da giudici dediti esclusivamente all’istruzione dei processi di mafia, e fu lui a volere al suo fianco i due giovani magistrati Falcone e Borsellino. Sostenne con fervore e fu il primo ad applicare la Legge 646/82 nota come Legge Rognoni- La Torre, che inserì per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente confisca dei beni. Fu il primo inoltre a capire che dietro gli omicidi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e del Generale Dalla Chiesa, ci fosse un’unica “mano” diretta da quella che verrà poi definita “cupola mafiosa”.
Chinnici era un soggetto scomodo anche perché il suo credo antimafia lo divulgava ovunque si trovasse, dai convegni alle trasmissioni televisive, dalle scuole ai seminari, ogni occasione era l’occasione per poterne parlare; personaggio “pericoloso” quindi e in quanto tale andava “punito”, non solo per ciò che aveva già portato a termine ma per quanto stava per fare… Sventrare il fulcro del potere politico ed economico dei colletti bianchi non era ammissibile… Nel libro viene svelata infatti, anche la storia del cosiddetto “processo fantasma”, quello contro il presidente della Corte d’Assise d’Appello Giuseppe Recupero, che mette in luce retroscena insospettabili sul ventennale processo della strage di Via Pipitone Federico. Un saggio-inchiesta grazie al quale vengono ricostruiti non solo i momenti della strage, ma tutto ciò che ruota intorno all’evento nei giorni precedenti e in quelli successivi, i depistaggi e i misteri interni ed esterni all’indagine come il diario segreto di Chinnici che, a differenza della famosa agenda rossa di Paolo Borsellino, mai ritrovata, fu fatto pervenire in totale anonimato ai cronisti dell’epoca immediatamente dopo l’attentato e che qui viene riportato integralmente in appendice al libro insieme ad una lettera anonima, alla rassegna stampa del tempo oltre che all’esposizione introduttiva dei PM al Processo Bis per la strage e alla Sentenza del GUP di Reggio Calabria.
Un libro non semplice da recensire ma sicuramente coinvolgente, interessante, dal linguaggio scorrevole e immediato e, contrariamente a quanto si possa pensare, visto l’argomento trattato, è una lettura non particolarmente impegnativa che mette in risalto avvenimenti contemporanei forse poco noti o dimenticati. Una lettura che consiglio assolutamente, un testo che sarebbe auspicabile, a mio avviso, adottare negli istituti scolastici perché come sosteneva lo stesso Rocco Chinnici “La mafia è un problema che riguarda tutti …ognuno deve conoscere la realtà in cui vive; solo così può cercare di cambiarla.”
Teresa Anania
Titolo: Così non si può vivere- Rocco Chinnici: La storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili.
Autore: Fabio De Pasquale – Eleonora Iannelli
Editore: Castelvecchi
Collana: RX
Anno: 2013
Pagg: 280-Brossura
Prezzo: €.18,50
TRAMA:
Palermo come Beirut. Estate 1983: la Cupola di Cosa nostra con un’autobomba sconvolge la città e l’Italia intera. Strade sventrate, scenari da guerra civile. Il tritolo, usato per la prima volta per un delitto eccellente, uccide un giudice antimafia, il “capo” di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il consigliere dell’Ufficio istruzione aveva esagerato, doveva essere punito e fermato prima che scoprisse troppo. Rocco Chinnici dava la caccia alla mafia militare, ma soprattutto ai colletti bianchi, per stanare il terzo livello, quello degli intoccabili. Aveva ideato il pool antimafia, rivoluzionato il metodo investigativo, scardinato le casseforti delle banche, per mettere il naso sui patrimoni sospetti. Stava per chiudere il cerchio attorno ai mandanti e agli esecutori dei delitti di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Carlo Alberto dalla Chiesa, per i quali pensava ci fosse un’unica regia. La storia gli darà ragione. Il suo lavoro istruttorio confluirà infatti nel primo maxiprocesso alla mafia, iniziato dopo la sua morte e concluso nel 1987. Storia di una strage annunciata e di un uomo condannato dal “tribunale” della mafia e da quello della giustizia “sonnolenta”. Caterina, Elvira e Giovanni Chinnici, dopo trent’anni, rivelano i retroscena: “Papà fu lasciato solo, offerto ai suoi carnefici”. Testimonianze, nuovi documenti e risvolti inediti. Il giallo del processo sulla presunta corruzione del giudice messinese che assolse mandanti e killer… Prefazione di Pietro Grasso.
Fabio De Pasquale giornalista, già capo redattore del settimanale siciliano “Centonove”, collaboratore di varie testate nazionali e regionali, è stato componente dell’ ufficio stampa della Regione Siciliana. Vincitore nel 1997 del Premio “Giovani cronisti siciliani” e, nel 1998, del Premio Nazionale “Saint Vincent” per il suo lavoro d’inchiesta giudiziaria.
Eleonora Iannelli giornalista, lavora dal 1996 per il “Giornale di Sicilia” e collabora da molti anni cn alcune testate de “Il Sole 24ore”. E’ stata direttrice di due emittenti televisive locali. E’ autrice di due saggi: “Messina 1908-2008, un terremoto infinito” (Kalos,2008) e “Messina ritrovata” (Bonanzinga 2010).