Cuore di donna, Carla Maria Russo. Edizioni Piemme
“Si spera quando si riesce a immaginare un futuro. Il futuro è questo, no? Uno spazio vuoto che riempi dei tuoi sogni e delle tue speranze.”
Guardo la donna che fugge, in copertina, su uno sfondo nebuloso di figure maschili e il titolo in rosso in alto, quel CUORE DI DONNA, che diventerà sempre più significativo per me, quando le pagine in lettura entreranno nel mio cuore, di donna, per restarvi per sempre.
Un libro letto tutto d’un fiato e col fiato sospeso, per la tensione vibrante che accompagna tutta la narrazione, con l’indignazione crescente nei confronti dell’intera vicenda e delle violenze che la bella prosa non può edulcorare.
Pagine che non possono lasciare indifferenti, nate per scuotere le menti e far cogliere le molteplici sfumature dell’ingiustizia, del lungo e tortuoso cammino della lotta delle donne per affermare i propri sacrosanti diritti, oggi come ieri, nella nostra società e nel mondo. È un momento per ricordarci che non possiamo dare nulla per scontato, la difesa deve continuare, perché ciò che riteniamo acquisito potrebbe non esserlo per sempre. L’attualità ce lo rivela con chiarezza.
In questo romanzo storico le donne sono le protagoniste: Maria Inez, un’immigrata italiana, la prima donna detenuta nel carcere di Sing Sing e condannata alla sedia elettrica, accusata d’aver ucciso il marito Calogero Motta, in presenza di testimoni, e Ann Bennet, l’avvocato che ne prende le difese, per la prima volta impegnata in un processo.
Due posizioni singolari, due prime volte, che possono far precipitare le due donne nel baratro, o portare al successo cambiando la storia.
Non sono sole però in questa battaglia. Ad affiancarle, la NAWSA, un’associazione sostenitrice del diritto al voto delle donne, che mira con il processo d’appello a salvare Maria Inez dalla pena di morte, Miss Julia Sage, la moglie del direttore del carcere, il giornalista Charles Stevens e Joe Petrosino, il poliziotto italoamericano, perennemente in lotta contro ogni forma di prevaricazione.
Sul palcoscenico della vita fanno la loro parte la violenza dell’uomo, il pregiudizio, le associazioni malavitose come la Mano Nera, l’emigrazione che trasforma i sogni in incubi, il Lombroso con il suo trattato antropologico dell’uomo delinquente, le aule dei tribunali, la giustizia nel suo faticoso cammino e la speranza che, se non è supportata dal coraggio di qualcuno, si trasforma presto in delusione e angoscia.
La narrazione alterna la terza persona alla prima, quando occorre dare il giusto risalto alla storia di Maria Inez, alla sua vita infelice fin dalla nascita, da orfana abbandonata a bambina e donna maltrattata, un racconto che nasce grazie all’abilità di Ann Bennet, disposta a mettere a nudo la propria anima e a raccontarsi per prima per permettere all’accusata di fidarsi. Anche lei, una donna che crede nell’emancipazione, a dispetto di sua madre che non si stanca di ribadire che “La vera gloria di una donna, la sua più autentica e connaturata realizzazione consiste nel diventare moglie e madre”.
Tante le pagine di grande pathos. Maria Inez, che finalmente in casa del direttore del penitenziario scopre un calore che non ha mai provato, quello che dona serenità e dolcezza, si astiene dall’approfondire determinati argomenti, rispondendo:
“Non possiedo le parole per descrivere le più sordide e umilianti miserie umane. … se pur le possedessi, mi parrebbe di infangarle, quelle parole e di non poterle poi più adoperare per i sentimenti nobili e positivi.”
Che sensibilità nel suo dire, “sporcare le parole e i sentimenti con quanto le è accaduto”! Una donna che invece Cesare Lombroso indicherebbe, senza dubbio, come criminale, in quanto “vittima di tare genetiche che la rendono predisposta a delinquere, tare che sono comuni alla stragrande maggioranza degli immigrati italiani”.
Non si può leggere “Cuore di donna” e restare in silenzio. Si ha voglia di condividere, di confrontarsi. È un libro radicato nella storia di cento anni fa, colorato con la fantasia, avvincente come un thriller.
Consigliatissimo.
“Questa vicenda, …, coinvolge talmente tanti temi delicati e cruciali nella società americana da far tremare alle fondamenta molti santuari conservatori: la pena di morte, il razzismo contro gli immigrati, le rivendicazioni delle donne, i ruoli che da secoli i maschi considerano un loro esclusivo privilegio, nella gestione del potere e delle professioni …”
“Mentre il bastimento si allontanava, accompagnato dal gemito ripetuto della sirena, come un lamento un triste pianto d’addio, il gomitolo si srotolava a poco a poco, fino a quando il sottile filo di lana colorata si librava nell’aria sostenuto da una brezza leggera e poi si depositava sul mare, ultimo legame fra due anime che nessuno sapeva se si sarebbero mai riviste.”
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Little Italy, New York, aprile 1895. Una giovane immigrata italiana di nome Maria Inez Cortese, con una terribile storia di violenze familiari alle spalle, entra in una locanda e uccide con un colpo di coltello alla gola suo marito, Cataldo Motta, l’uomo che sua madre l’aveva costretta a sposare, rinunciando al ragazzo che amava. Questa almeno è la versione che sostengono nel corso del processo i due gestori della locanda, sulla base della cui testimonianza, la donna viene condannata alla sedia elettrica e rinchiusa nel carcere di Sing Sing. Agosto 1895. A Maria Inez viene riconosciuto il diritto di ricorrere in appello. Non potendo permettersi un avvocato, la NAWSA, associazione femminile per il voto alle donne, decide di assumerne il patrocinio per salvarla almeno dalla sedia elettrica e, con una decisione che sconcerta e scandalizza, ne affida la difesa a una giovane donna, Ann Bennett, forse la prima donna degli Stati Uniti laureata in Legge e abilitata alla professione di avvocato. Attraverso momenti di forte tensione emotiva, in un alternarsi di speranze e disperazione, esaltazione e sconforto, la giovane avvocato, con l’aiuto del giornalista Charles Stevens e del poliziotto italo americano Joe Petrosino, ingaggerà una lotta contro il tempo, l’omertà, la paura, per scoprire la vera dinamica dei fatti e portarne le prove alla giuria. Un palpitante caso giudiziario, una storia umana di coraggio, di passione, di forti valori morali e civili, che conduce il lettore passo passo dentro una vicenda intricata e scabrosa e lo tiene incollato fino all’ultima pagina, anzi: all’ultima parola.
Carla Maria Russo
È appassionata di ricerca storica e adora le biblioteche, dove trascorre parecchio tempo.
Per Piemme ha pubblicato con successo: La sposa normanna, Il Cavaliere del Giglio, L’amante del Doge, Lola nascerà a diciott’anni, La regina irriverente, La bastarda degli Sforza e I giorni dell’amore e della guerra, questi ultimi dedicati alla figura di Caterina Sforza. Sempre per Piemme, ha pubblicato Le nemiche e Una storia privata. La saga dei Morando. Nel 2018, il suo romanzo L’acquaiola è stato candidato al Premio Strega e ha vinto il Premio Pavoncella e il Premio Viadana.
Marchio: Piemme
Serie di collana: Romanzi Storici
Pagine: 448
Pubblicazione: settembre 2022
ISBN: 978885668441
In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.