Di rimandi ed altre suggestioni. Editoriale di Donatella Schisa
Esistono nella storia della letteratura personaggi indimenticabili, di quelli che ti rimangono attaccati addosso anche quando hai letto l’ultima riga dell’ultima pagina del libro; di quelli che vorresti come amici, di quelli a cui continui a pensare e le cui frasi e i cui pensieri si ostinano a girarti per la testa; di quelli che ti attaccano la loro visione del mondo per un po’ o per sempre, tanto che finisci per guardare con i loro occhi, pensare i loro pensieri e parlare le loro parole.
Ma tra questi alcuni risultano più indimenticabili di altri, indelebili nella memoria, nonostante lo scorrere degli anni.
Così può capitare a chi scrive di rimanere talmente suggestionato da uno di questi incontri fatali che magari uno dei personaggi che vedrà la luce grazie alla sua penna rimarrà inevitabilmente condizionato da quel precedente letterario.
Sono convinta che ciò accada il più delle volte a livello inconscio, ma non necessariamente. Altre volte, infatti, si tratta di operazioni pianificate a tavolino ed altre ancora contengono addirittura il richiamo, più o meno esplicito, al personaggio in questione, che è stato l’ispiratore.
Nell’arte, in qualsiasi ambito ci si esprima, pittura, musica, scultura, letteratura, architettura, il prestito ideologico è quasi inevitabile, proprio in quanto nasce da una forte suggestione. Il rimando a ciò che ha più impressionato l’artista risulta, talvolta, per questo motivo pressoché ineludibile.
E’ perciò che parlo di rimandi e altre suggestioni, perché anche di rimandi e suggestioni si vive in letteratura come in qualsiasi altro ambito artistico.
E allora, a proposito di personaggi indimenticabili, vorrei parlare di Mame, la zia Mame dell’omonimo romanzo del 1955, nata dalla fantasia di Patrick Dennis.
Mame è una milionaria eccentrica, stralunata e leggermente equivoca che vive a New York nei ruggenti anni 20. Le sue feste sono leggendarie, le sue frequentazioni originali, le sue abitudini discutibili. Mame, dotata di una vitalità e di un’energia inesauribile, si butta a capofitto in ogni nuova avventura, entra ed esce dalle vite altrui e passa con disinvoltura dalla ricchezza e dal lusso più sfrenati all’improvvisa indigenza a causa del crollo della Borsa del 29. Ma non per questo si perde d’animo e, grazie al suo entusiasmo, alla sua classe e alle amicizie di cui gode negli ambienti che contano, riesce sempre a rimettersi in piedi, attraversando una dopo l’altra più vite. In un crescendo inarrestabile diventa arredatrice per il jet set, scrittrice, perfetta moglie del sud di un milionario incontrato per caso mentre era l’impacciata commessa di un negozio di giocattoli, infine salvatrice di fanciulle offese e abbandonate e di orfani di guerra.
Irresistibile, impavida, capace di rialzarsi da ogni fallimento e da ogni delusione con rinnovata energia, Mame costituisce un personaggio indimenticabile nella storia della letteratura.
E, quando il libro volge al termine, dispiace doverlo abbandonare. Mame continua a mietere con il suo fascino, cui è impossibile sfuggire, vittime innocenti e riesce a farsi amare da tutti quelli che incrocia sul suo cammino, lettori compresi.
Per come è stata concepita, dunque, dalla fervida fantasia del suo autore, Mame non può non aver costituito il precedente letterario per il tratteggio di altre figure femminili venute dopo di lei.
Una di queste, altrettanto indimenticabile, è la meravigliosa nina mala di Vargas Llosa, magnifica protagonista del romanzo che da lei prende il titolo “Avventure della ragazza cattiva” del 2006.
La ragazza cattiva, però, a differenza di Mame che ami sin da subito, fin dalle primissime pagine del romanzo riesce a farsi detestare dal lettore per tutta la durata della narrazione, suscitando in lui i più biechi sentimenti, dalla semplice repulsione all’odio, dalla riprovazione all’istinto omicida, fino alla catarsi finale.
Anche la nina mala, proprio come Mame, passa attraverso più vite, come un’illusionista, vestendo con audacia e competenza panni sempre diversi. Da cilenita maliziosa diventa guerrigliera a Cuba, poi moglie di un funzionario del Quai d’Orsay a Parigi, e in seguito moglie, bigama, di un facoltoso allevatore di cavalli a Newmarket negli anni della swinging London. Si ricicla ancora amante di un gangster giapponese sadico e violento e scappa infine con il marito della sua datrice di lavoro. E nel corso dei lunghi anni attraverso i quali si snoda tutta la vicenda questa moderna Mata Hari divora più e più volte, come una mantide religiosa, il devoto ed eternamente innamorato Ricardo. Insomma anche lei cade sempre in piedi, perché conosce alla perfezione l’arte della rinascita. Nelle ultime pagine del libro la nina mala sarà per soli trentasette giorni la mogliettina devota che Ricardito aveva sempre sognato solo per sé, senza mai riuscire a fermarla nella sua folle corsa. Peccato solo lo faccia dopo avergli inflitto ogni sorta di tormento e ogni genere di umiliazione. Ciononostante questa donna terribile e straordinaria insieme riesce a farsi amare senza riserve da quest’uomo per tutta la vita, perché nessuna potrà mai essere nemmeno lontanamente alla sua altezza. E infine e, nonostante tutto, riesce a farsi amare anche dal lettore. Personaggio monumentale, dunque, Otilia, questo il suo vero nome che si scoprirà per puro caso solo alla fine, accomunato a Mame da questa straordinaria capacità di trasformazione. Entrambe mai uguali a se stesse, sempre pronte a mettersi in cammino lungo la strada del divenire del mondo di cui riescono con talento e fiuto a prevenire movenze e cambiamenti.
Da ultimo non posso tacere, parlando di rimandi e altre suggestioni, di Helen Baird, altro personaggio femminile uscito dalla penna di Philip Roth, la cui paternità letteraria va ricondotta, secondo me, alla stessa fonte. Il romanzo di cui parlo è Il professore di desiderio del 1977. Stavolta non è lei, Helen, la protagonista del romanzo, ma un uomo, David Kepesh, professore di letteratura. Ma Helen è senza dubbio, nella galleria di donne che costellano il firmamento amoroso di lui, di gran lunga il personaggio di spicco. Una donna che si racconta senza pudore, che insegue il piacere e si concede con peculiare abbandono a qualunque forte richiamo, incurante del dolore o del piacere che potrà derivarne. Questa creatura desiderabile più di chiunque altra il protagonista abbia mai incontrato, a 18 anni fugge con un giornalista che ha il doppio dei suoi anni, sposato e con 3 figli. Per poi passare con disinvoltura di avventura in avventura, attraversando il Nepal, Singapore, Rangoon, Bangkok, vagabondando tra antichità e luoghi esotici in compagnia di principi che si muovono su elefanti, raccogliendo Buddha d’avorio, sculture d giada, antichi gioielli e pesi da oppio a forma di gallo. Questa donna che si veste come Suzie Wong, che infila al braccio una sequenza di braccialetti colorati e avvolge sui fianchi uno scialle con le frange, come una Carmen, solo per andare al mercato a comprare le arance, strega per sempre il professore di desiderio.
E con questo concludo per dire come in sostanza Mame sia, a mio avviso, la madre di tutte le eroine venute dopo di lei, originali e straordinarie, ciniche e troppo umane, fascinose e fatali, arabe fenici di tutti i tempi, pronte ad incarnare l’eterno femminino, quello per il quale gli uomini in ogni epoca saranno disposti a tutto. Fino all’ultimo respiro. Per l’eternità.
Donatella Schisa