Diego Valeri, è considerato uno dei maggiori poeti del secolo scorso, oggi nel 42° anniversario dalla sua scomparsa, lo ricordiamo con tre sue belle poesie.
Napoli
O bella come una favola d’oro,
città solare , contrada incantata,
ove una dolce invisibile fata
fa sue magie tra una palma e un alloro.La dolce fata nasconde al mortale,
chiuso in mistero, il divino suo viso;
ma bene effonde nell’aria un sorriso
di mite e ardente fulgor celestiale.Tutta ne esulta la verde pendice
lungo il grand’arco del golfo beato;
tutto ne splende, commosso, incendiato,
l’azzurro specchio del mare felice.Solo, laggiù, c’è un cattivo gigante
che freme e sbuffa in rabbioso tormento;
ma il suo fumacchio, portato dal vento,
si perde in ciel come un cirro vagante …*****
Dicembre tutto tace
Tristi venti scacciati dal mare
agitavano la città notturna.
Da nere gole aperte tra le case
rompevano, invisibili
ombre, con schianti ed urla;
si gettavano per le vie deserte
ferme nel bianco gelo dei fanali,
urtavano alle porte
sbarrate, s’abbrancavano alle morte
rame d’alberi dolenti,
scivolavano lungo muri lisci,
dileguavano via, serpenti,
con fischi lunghi e lenti strisci …Ora mi sporgo nell’attonita pace
della grigia mattina: tutto tace.
Teso il cielo di pallide bende.
Il gran cipresso, assorto, col suo verde
strano, nell’alta luce. Un coccio lustra
tra la terra bruna dell’orto.
Finestre senza tende, cupe,
guardano intorno. Non c’è voce umana,
grido d’uccello, rumore di vita,
nell’aria vasta e vana.C’è solo una colomba,
tutta nitida e bionda,
che sale a passi piccoli la china
d’un tetto, su tappeti
fulvi di lana vellutata, e pare
una dolce regina
di Saba
che rimonti le silenziose scale
della sua fiaba.*****
Metamorfosi Dell’Angelo
Se mi sporgo a guardare dentro il pozzo
degli anni morti, vedo, in fondo all’ombra,
dilatarsi il chiarore di un mattino
azzurro e bianco; e te, viso di perla,
occhi d’ambra dorata,
splendere, luce nella luce, arcana
verità del divino amore,
dolcissimo Angelo.Ma qui, se qui ti cerco
fra terra e cielo, in questa
serenità del tardo tempo, nella
limpidezza del dì che si fa sera,
più non ti trovo, e invano
t’invoco, Angelo. Forse
t’ho per sempre perduto. O forse splendi
ancora, senza forma, nella vuota
aria d’intorno; sei la poca luce
che ancora dura… Questa
luce attonita; e l’ombra così lieve,
che vi trema sospesa,
come uno sguardo d’occhi bruni, come
un passar d’ali nere.*****
Diego Valeri (25 gennaio 1887 – 27 novembre 1976), nacque da una famiglia borghese e studiò letteratura, esordendo assai giovane, nel 1913, con Monodia d’amore e Le gaie tristezze. Nel 1914 frequentò un corso alla Sorbona di Parigi e, al suo ritorno in Italia, iniziò la carriera di insegnante. Fu professore di italiano e latino nei licei e si allontanò dalla scuola solamente negli anni in cui le sue idee antifasciste gli rendevano difficile parlare sinceramente con i suoi alunni. In quel periodo si impegnò presso la “Sovrintendenza alle Arti di Venezia”, che considerava un luogo più appartato. Contemporaneamente all’insegnamento nei licei, collaborò assiduamente alla rivista Nuova Antologia con una rubrica fissa di letteratura francese in una sezione dal titolo “Note e consegne”. Su “Nuova Antologia” pubblicò anche traduzioni e numerosi versi che verranno in seguito ristampati con il titolo di Umana nel 1916, di Crisalide nel 1919 e Ariele nel 1924. Queste confluiranno nel 1939 nella prima vera raccolta di Valeri con il titolo Poesie vecchie e nuove. Nel 1939 divenne ordinario di lingua e letteratura francese presso l’Università di Padova, dove in seguito otterrà la cattedra di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea. A Padova rimase in carica per circa venti anni, esclusi gli anni dell’occupazione nazista, dal 1943 al 1945, durante i quali riparò in Svizzera come rifugiato politico. In questo periodo continuò la sua attività di pubblicista e soprattutto di traduttore sul “Gazzettino”, il “Trivium”, “Lo Smeraldo”, “L’Approdo” . Nel 1944 uscirà il volume Romanzi e racconti d’amore del Medio Evo francese, nel 1954 quello sugli Antichi poeti provenzali e W. Goethe, Cinquanta poesie e nel 1959 Lirici tedeschi. Valeri fu anche civilmente impegnato nel campo della cultura, aderendo nel 1948, insieme con altri intellettuali dell’epoca, all’ “Alleanza della cultura”. Nel 1950 si recò con Benedetto Croce al convegno di Berlino e più tardi si impegnò come Sovrintendente alle Belle Arti di Venezia. Per qualche anno, dopo il periodo padovano, insegnò anche nella nuova Università di Lecce, a quei tempi privata. Dopo il congedo della cattedra, visse a Venezia e fece parte della Giunta comunale. Tra il 1969 e il 1973 fu presidente dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti a Venezia. Esordì come poeta nel 1913 con la raccolta Le gaie tristezze, alla quale fecero seguito Umana nel 1915, Crisalide nel 1919 e Ariele nel 1924, che confluiranno nel 1930 nel volume Poesie vecchie e nuove. Pubblicò nel 1937 Scherzo e finale e nel 1942 Tempo che muore, che furono riuniti nel 1950 in Terzo tempo. Dopo la guerra pubblicò Metamorfosi dell’angelo (1957), Il flauto a due canne nel 1958, Poesie nel 1967 con il quale ottenne il premio Viareggio, Verità di uno nel 1970 e Calle del vento nel 1975. La poesia di Valeri è una poesia apparentemente facile, i cui versi possiedono ritmo e colore: “Sotto la fuga leggera del vento / s’apre il ventaglio del mandorlo bianco. / Alto sta un cielo di rosa e d’argento / ma il cuore è stanco“. Oltre che poeta, Valeri fu anche fine saggista di letteratura francese e italiana e prosatore d’arte. Grande successo ebbe inoltre una sua raccolta di poesie per bambini, che risale al 1928, dal titolo Il campanellino. La sua formazione letteraria avviene attraverso Pascoli, dal quale acquisisce in gran parte il lessico, la sintassi e le forme metriche, il D’Annunzio dell’Alcyone, i crepuscolari e nella sua lirica si avvertono gli influssi di Verlaine e dei post-simbolisti. Il tema principale della poesia valeriana è la natura, una natura che vive autonomamente, escludendo così qualsiasi elemento antropomorfico.
Teresa Anania
Fonte:www.wikipedia.it