Le gesta eroiche di due donne leggendarie del XIII secolo…
Chi erano Dina e Clarenza, le avete mai sentite nominare?
Dina e Clarenza, sono due tra i personaggi femminili che animano le leggende appartenenti al territorio dello Stretto di Messina. Entrambe, pur non conoscendo nulla della loro vita e non avendo quindi contezza circa la loro reale esistenza, sono legate storicamente alla città metropolitana di Messina, e nello specifico, quando quest’ultima si trovò sotto l’assedio di Carlo I D’Angiò durante il Vespro Siciliano.
Procediamo per ordine…
Era il 30 marzo del 1282 quando sul Sagrato della Chiesa palermitana dedicata al Santo Spirito, vi fu l’insurrezione del Vespro Siciliano per poi diffondersi rapidamente, da qui, in tutta la Sicilia. A nulla valsero i tentativi di compromesso di Carlo I D’Angiò per sedare gli animi, tanto da essere costretto ad intervenire militarmente, e alla fine di maggio dello stesso anno, sbarcò con circa duecento navi sulla costa settentrionale della città di Reggio Calabria, da dove iniziò non solo l’assedio di Messina, ma fece in modo, grazie alla presenza di oltre settantamila uomini al suo servizio, di bloccare qualunque tentativo di aiuto dei calabresi nei confronti della dirimpettaia città siciliana dello Stretto sotto il comando allora, di Alaimo di Lentini. L’assedio non risparmiò nessuno e nonostante tutto la città respinse con forza i continui attacchi di Carlo I D’Angiò e dei suoi uomini; anche Dina e Clarenza si opposero fermamente agli assalti degli Angiò.
Nel corso della notte dell’08 agosto, la città subì un’incursione per mano dei guelfi italo-francesi e il tentativo di invasione iniziò dai colli, alle spalle della città. Dina e Clarenza, di guardia sul colle della Caperrina (oggi Montalto), avvistarono le truppe e sventarono l’attacco. Dina iniziò a scagliare con forza e senza sosta dei grossi sassi contro il nemico, mentre Clarenza svegliò tutta la popolazione suonando le campane della Chiesa. In tal modo l’attacco nemico venne respinto e tutti i cittadini si scagliarono a difesa della comunità.
Dina e Clarenza divennero quindi simbolo di coraggio, di attaccamento e di amore per la propria città che riconoscendone il valore ha onorato le loro gesta, leggendarie o meno, ponendo sul campanile del Duomo, conosciuto in tutto il mondo per il particolare meccanismo che lo caratterizza, due figure bronzee di circa tre metri di altezza, cadauna, che quasi come due figure angeliche vegliano dall’alto la città, nell’atto di suonare le campane, scandendo ore e minuti, ai lati del simbolo per eccellenza del risveglio, il gallo. Il gallo, anch’esso in bronzo e alto poco più di due metri, subito dopo lo scoccare del mezzogiorno “risveglia” la popolazione cantando per tre volte, battendo le ali e sollevando la testa. L’omaggio alle due eroine lo si è dato anche con l’intitolazione di una via cittadina che si trova nei pressi della vecchie mura di Carlo V, sul colle della Caperrina, che oggi ospita il Santuario della Madonna di Montalto; anche un quartiere della città di Messina porta il nome di Dina e Clarenza e, inoltre, Palazzo Zanca, sede del Municipio cittadino, ospita sul prospetto nord dell’edificio, due grandi sculture in bassorilievo, opera del 1932 dei due scultori messinesi Antonio Bonfiglio e Giuseppe Sutera.
Teresa Anania
Le ho sentite nominare sì
ne “Il Vespro Siciliano” di Gaspar Amico
disponibile presso Google Books
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Qui appaion le donne messinesi/
e specialmente due popolane Dina e Chiarenza/
alle quali fu principalmente dovuta la salute della patria/
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La Dina grida l’allarme e spinge in giù un masso/
che fa rotolare parecchi soldati che davano la scalata/
Chiarenza vola al campanile e le campane suona a distesa/
la città si sveglia “Alla Capperina alla Capperina il nemico!”/
questo grido suona dappertutto e da per tutto/
alla Capperina corre il popolo armato/
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la forma è particolare perché è tratta da una derivata libera e selvaggia “Assedio di Messina” di un certo Africano che ogni tanto mi capita d’incrociare allo specchio 🙂