Dio e il cinema di Donato Placido e Antonio G. D’Errico

Dio e il cinema di Donato Placido e  Antonio G. Errico

Dio e il cinema – una vita maledetta tra cielo e terra, Donato Placido e Antonio G. D’Errico, edito Ferrari Editori

La spiritualità incontra il talento: poesia e fatica del vivere da artista.

“Certi cognomi portano in sé un carisma assoluto…”

Esattamente questa è stata la riflessione spontanea fatta quando sono arrivata all’ultima pagina dell’opera “Dio e il cinema” di Donato Placido.

Credo che esistano dei “luoghi esistenziali” all’interno dei quali, indipendentemente dal contesto esterno, gli esseri umani fanno percorsi eccezionali verso livelli di esaltazione delle proprie emozioni e dei propri talenti.

Ed è ciò che caratterizza la famiglia Placido, originaria di Foggia, dove l’attitudine artistica non ha avuto bisogno di essere stimolata in alcun modo perché è germogliata come una pianta spontanea che si nutre di sole e di pioggia.

All’interno di tale singolare ecosistema, Donato Placido ha vissuto il suo personale percorso di crescita durante il quale dapprima ha  intuito  la genialità del talentuoso fratello Michele, per poi sentire egli stesso il richiamo del palcoscenico, scegliendo di dedicarsi anche lui alla recitazione.

Molti si chiedevano come gli fosse venuto in mente, da chi lo avesse sentito. Naturalmente non sapevano leggere tutti quei segnali che lo rappresentavano nei suoi desideri più veri e urgenti. Io ero solo un bambino, ma quella luce di verità l’avevo vista splendere su di me e più di tutto su di lui.

Un desiderio di esprimere se stesso attraverso la recitazione che trova la sua prima timida espressione mediante la composizione di una poesia quando aveva solo una manciata di anni e che è proseguita con la frequentazione dell’Accademia civica di Giorgio Strehler a Milano, esperienza vissuta dal giovane Donato con enorme sacrificio a causa della precaria situazione economica.

Ma anche con una sensazione esaltante di far parte di un progetto artistico che lo univa al fratello Michele, anch’egli in un momento molto importante della sua formazione artistica.

Ero felice di stare insieme a lui: e mi sentivo confortato dal pensiero di condividere  lo stesso percorso di vita e di studio, di coinvolgimento emotivo e di visioni ideali.

Il viaggio di Donato in tale mondo si caratterizza di elementi molto particolari: da un lato la possibilità di lavorare con registi e attori di grande bravura, come Tinto Brass e Marco Bellocchio, dall’altro di doversi misurare con le estreme difficoltà di una vita complessa e senza sicurezze di nessun tipo.

Ma allo stesso tempo la capacità incredibile di rimanere comunque incentrato su se stesso, piuttosto che sulla fama che pure in più momenti lo aveva avvolto.

E ancora  l’ambivalenza del rapporto con il successo del fratello Michele.

Essere il fratello di Michele Placido non è proprio semplice credetemi! A volte  è un peso che ti schiaccia, non per colpa di Michele e neanche per colpa mia.

Se da un lato il legame di parentela con un personaggio del calibro di Michele ha avuto, per alcuni versi, la capacità di dare delle opportunità a Donato di essere inserito in progetti cinematografici di un certo livello, l’essere messo sempre a confronto con un fratello che univa alla bravura la grande capacità di entrare in empatia col pubblico ne ha spesso causato dinamiche conflittuali degenerate in situazioni piuttosto disastrose.

Loro mi hanno sempre attaccato, rimproverandomi di essere fratello di Michele Placido. “Ma tu cride d’essè chissà chi, sulo pecchè si lu frate d’ Michele Placido!

Ma non è certamente il legame con il fratello famoso o l’eccletticità artistica che lo contraddistingue il tratto caratterizzante di Donato Placido.

Il vero elemento distintivo, il senso più autentico della sua identità è sicuramente il  rapporto con Dio e con la fede.

In quanto uomo che cerca Dio, rimetto in Lui la mia volontà perché possa trasferire verso tutti lo spirito positivo di cui hanno bisogno. Spirito che è energia, forza generatrice, motore che muove e origina il divenire di tutte le cose. L’energia di Dio è salutare oltre che buona…

Leggendo le sue parole ci si accorge subito che lui è altrove, è sempre stato altrove.

E’ una persona che ha camminato con l’anima più che con le gambe, si è posto domande più che cercare rassicuranti luoghi comuni.

Donato Placido appartiene a quella straordinaria categorie di persone che a un certo punto della vita hanno avuto una vera e propria folgorazione e hanno scoperto il rapporto con Dio.

Tutte le volte che ho fatto e che faccio errori camminando per le strade della vita…io mi rivolgo a Dio: “Signore, scusami, sono solo inciampato. Rialzami, prendimi per mano e fammi ritrovare il cammino”.

Un incontro dopo il quale nulla è stato più impossibile.

Né la rinuncia agli effimeri incantesimi del mondo dello spettacolo, né la sopportazione dell’indigenza e della sofferenza fisica e psichica, niente è diventato più invincibile.

Una sintonia che gli ha consentito di dare voce in maniera tanto profonda quanto originale alla propria genialità come scrittore e come poeta e il giusto senso alla evidente diversità di destini della sua carriera rispetto a quella del fratello “famoso”, del quale aveva sempre compreso la particolare attitudine con la quale era nato.

Sembra incredibile che due personalità così differenti siano nate dallo stesso albero, eppure Donato Placido è la dimostrazione che le vie attraverso le quali Dio compie i suoi percorsi sono infinite e incomprensibili.

Una nota particolare riguarda Antonio G. D’Errico, coautore di “Dio e il cinema”.

Lo scrittore irpino ha all’attivo una lunga collaborazione con Donato Placido ma  quest’opera rappresenta un’esperienza letteraria molto differente per entrambi.

D’Errico appare infatti come il custode della memoria di Placido, il suggellatore delle emozioni che la narrazione dell’attore e scrittore asceta suscita nei lettori.

Pregevole anche lo stile letterario: una prosa asciutta ma emozionante, che rivela la conoscenza dei tempi scenici tipici delle sceneggiature a cui entrambi gli autori si sono dedicati più volte.

Molto significativa infine la sequenza, nel titolo, dei due ambiti esistenziali nei quali si muove la vita di Donato Placido, “Dio” e “il cinema”. Essa infatti mette immediatamente in contatto il lettore con il senso dell’opera, da rinvenirsi, a mio avviso, essenzialmente nella ricerca del più profondo significato della vita di un attore che ha scelto, scientemente, di recitare la sua parte più importante attraverso un sofferto monologo di spiritualità, appunto “una vita maledetta tra cielo e terra”

Rita Scarpelli

Titolo: Dio e il cinema. Una vita maledetta tra cielo e terra

Autori: Donato Placido + Antonio G. D’Errico

Anno di uscita: 2019

Pagine: 158

Prezzo : € 16,50

Donato Placido, attore, scrittore e drammaturgo. Fratello del noto Michele, dopo aver frequentato l’Accademia del Piccolo Teatro, ha lavorato in fiction televisive di successo come Il “fauno di marmo”, “L’ultimo padrino”, “Romanzo criminale”. Nel mondo del cinema ha recitato in diversi film, tra cui “Io, Caligola” di Tinto Brass, “L’ora di religione” di Marco Bellocchio, “Il mattino ha l’oro in bocca” di Francesco Patierno, “Tre giorni dopo” di Daniele Grassetti, “Ovunque sei” diretto dal fratello Michele. Ha scritto e interpretato raccolte di poesie, romanzi e testi per il teatro. Tra i suoi libri si ricordano: “Sperando e risperando. L’intuizione” (1999), “Preghiere di tutti i giorni” (2002, con Antonio G. D’Errico), “Zenit” (2003), “L’incontro” (2004, con Antonio G. D’Errico), “A Gemstone in the Rock” e “Spalle al muro” (2012 e 2015, con Olga Matsyna).

Antonio G. D’Errico, scrittore, poeta e sceneggiatore, nasce a Monteverde e vive a Milano. Autore di romanzi, poesie e importanti saggi d’inchiesta, ha vinto, tra gli altri, il Premio Pavese per ben due volte (1998 e 2000). Nel 2011 lavora, con Eugenio Finardi, al libro “Spostare l’orizzonte. Come sopravvivere a quarant’anni di vita rock”. Nel 2012 scrive “Segnali di distensione, incontri con Marco Pannella”, seguito nel 2015, da “Je sto vicino a te”, biografia di Pino Daniele, scritta con Nello Daniele, fratello del cantautore partenopeo. È candidato al Premio Nobel per la letteratura.

La descrizione del libro

L’attore e poeta Donato Placido (fratello del noto Michele) racconta la sua parabola esistenziale, fatta di celluloide, inchiostro e spiritualità, in un libro nato dal sodalizio creativo con l’amico scrittore Antonio G. D’Errico.

Il racconto si dipana sulla scia di toccanti ricordi e riflessioni: dagli anni trascorsi in famiglia, in Puglia, a quelli della formazione attoriale a Milano, per arrivare all’incontro con il mondo del piccolo e grande schermo. E poi, il legame umano e artistico con il fratello Michele, con attori e registi come Tinto Brass, Marco Bellocchio, Riccardo Scamarcio, i retroscena inattesi sui set. E ancora, la passione per la poesia, le scelte anticonvenzionali, le contraddizioni apparentemente discordanti, i momenti bui, impressi nella memoria, trasformati in luci della coscienza. Gli eventi privati si compenetrano così con quelli pubblici, in un lucido amarcord, tra passato e presente, che a tratti ricorda un romanzo intimista, a tratti un pamphlet di denuncia contro le ingiustizie, a tratti, infine, Dio e il cinema si fanno rifugio taumaturgico di una vita maledetta tra cielo e terra. Il volume è accompagnato dai testi introduttivi di Michela Zanarella e Antonio Pascotto. In copertina Donato Placido (dx) con Malcolm McDowell, sul set di Io, Caligola, di Tinto Brass.

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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