Donne dell’anima mia
Scrittrice e giornalista cilena. Dopo aver terminato gli studi a Santiago del Cile, lavora dapprima per la FAO, quindi si dedica a un giornalismo impegnato, scrivendo anche per il cinema e la televisione. Nipote di Salvador Allende, vive in esilio dal 1973, anno del golpe organizzato dal generale Augusto Pinochet Ugarte, al 1988, anno della caduta di Pinochet.
In esilio scrive il primo romanzo, La casa degli spiriti (1982; ebbe una trasposizione cinematografica nel 1993).
Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo insieme mito e realismo. In Italia è pubblicata da Feltrinelli.
Tra le prime scrittrici latinoamericane a raggiungere fama mondiale, continua la sua esplorazione del tema politico e di quello personale nei due romanzi successivi – D’amore e ombra (1984) ed Eva Luna (1987) – e nella raccolta di novelle Eva Luna racconta (1992). Del 1992 è anche il romanzo Il piano infinito. Nel 1995 pubblica Paula. Tra gli altri romanzi ricordiamo Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci (1997), La figlia della fortuna (1999), Ritratto in seppia (2001), Il mio paese inventato (2002), La città delle bestie (2003), Il regno del drago d’oro (2003), La foresta dei pigmei (2004). Zorro. L’inizio della leggenda (2005), Inés dell’anima mia (2006), La somma dei giorni (2008), L’isola sotto il mare (2009), Il quaderno di Maya (2011), Il gioco di Ripper (2013), L’amante giapponese (2016), Per Paula. Lettere dal mondo (1997), che raccoglie le lettere ricevute da Isabel Allende dopo la pubblicazione di Paula, La vita secondo Isabel di Celia Correas Zapata (2001), Amore (2013), un miscellanea delle più belle pagine della scrittrice sull’amore, e il sesso, i sentimenti.
E ancora ricordiamo: Oltre l’inverno (Feltrinelli 2017), Lungo petalo di mare (Feltrinelli 2019) che racconta la storia del Winnipeg, una nave che ha portato in Cile 2200 rifugiati spagnoli che fuggivano dalle rappresaglie franchiste e Donne dell’anima mia (Feltrinelli 2020).
È una delle autrici latine di maggior successo, avendo dato alla letteratura sudamericana un contributo enorme; le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.
Introduzione
“Il prezzo che ho pagato per una vita di femminismo è una sciocchezza, un vero affare, mamma; ti assicuro che lo pagherei ancora, moltiplicato per mille”.Isabel Allende
Essere femministe non è una scelta, è una forma mentis e non ha niente a che vedere con l’odio fra i sessi o con il desiderio di supremazia dell’uno sull’altro.
Recensione
“Donne dell’anima mia” è un’opera davvero unica nel suo genere, anzi oserei dire che è difficile ascriverla a un qualunque genere.Iniziamo dalla dedica iniziale:“A Panchita, Paula, Lori, Mana, Nicole e a tutte le altre straordinarie donne della mia vita”.
L’intera narrazione però poi ruota attorno agli uomini, o meglio attorno a come gli uomini hanno inciso sulla vita di questa scrittrice ormai ultra settantenne.
La storia narrata parte dalla nascita in Perù, con la triste iniziazione dell’abbandono del padre e relativo ritorno in Cile dove la madre, Panchita, trova rifugiò nella casa dei genitori.
La piccola Isabel viene cresciuta dal nonno, fino a quando il nuovo marito della mamma assume il ruolo ufficiale di genitore supplente.
E poi gli inizi lavorativi con la scoperta della passione per la scrittura e del giornalismo come scelta professionale e trasgressiva, gli amori vissuti e terminati, la passione per la politica che l’ha portata a dedicare alla denuncia civile tutta la sua esistenza, la genitorialità vissuta e perduta con la morte della figlia Paula, fino all’arrivo del flagello del Covid-19 che ha messo in discussione l’equilibrio del mondo intero.
Un “memoir” che racconta le donne per raccontare sostanzialmente il rapporto dualistico uomo-donna: la Allende sottolinea infatti di non esagerare affatto nel dire –“Sono femminista dai tempi dell’asilo, da prima che questo concetto entrasse nella mia famiglia”.
Il femminismo viene visto però non come odio, ma come esigenza profonda di un cambiamento radicale, una rivoluzione continua capace di andare oltre “quel poco che è stato fatto fino ad ora”.
Molto diverso è quello che lei definisce il patriarcato, in grado di esercitare un’azione discriminatoria sotto forma di oppressione politica, economica, culturale e religiosa, concedendo potere e privilegi al sesso maschile.
Un potere che opera in maniera indiscriminata attraverso la misoginia, l’omofobia, la xenofobia, il rifiuto della diversità, opponendosi in ogni modo contro chiunque voglia contrastarlo. E contro il quale la scrittrice sudamericana ritiene che non si possa avere alcun tipo di comprensione e tolleranza.
Attraverso la metafora della narrazione della sua esistenza, la Allende traccia dunque un percorso nel quale il femminismo diventa il pensiero illuminato, anzi l’unico pensiero illuminato, capace di contrastare i totalitarismi e difendere i diritti umani.
Ma la sua narrazione esistenziale è anche pervasa di una consapevolezza esaltante: la vita, se vissuta con emozione, finisce solo quando il soffio vitale ci abbandona.
“Se sono riuscita a trovare un fidanzato io, c’è speranza per tutte le donne anziane che desiderano un compagno”, afferma infatti con garbata ironia.
Ovvero, finchè si è appassionati, curiosi e determinati, si è sempre capaci, indipendentemente dal tempo che passa inesorabile, di innamorarsi ed essere ricambiati, come è accaduto alla scrittrice con il suo ultimo compagno, Roger conosciuto in una fase della vita che nella quale, secondo l’opinione comune, si è troppo vecchi per amare e desiderare di fare l’amore.
Conclusioni
E’ evidente che stavolta Isabel Allende non ha regalato ai suoi lettori una delle sue solite opere articolate e complesse, dove storie di popoli e di sentimenti sono gli ingredienti principali della narrazione.
Stavolta la sua scrittura è stata messa al servizio della speranza che il mondo possa cambiare, grazie alla forza delle donne che sono il motore propulsore del progresso e del futuro, perché attraverso esse tutto è possibile, in quanto le donne nascono con la missione di procreare, mentre “la distruzione è maschile” .
E che sesso, passione e sogni non sono appannaggio solo dei giovani ma anche di quelli che stanno trascorrendo la fase senile della propria esistenza.
Perché dove ci sono le donne niente è impossibile e gli uomini, se spodestati del loro atavico approccio patriarcale, finiscono per lasciarsi trasportare, nonostante vengano allenati sin da piccoli “a reprimere le proprie emozioni, limitati dalla camicia di forza della mascolinità”