Dove comincia il sole, Matteo Palli. Silele edizioni
“Solo i morti hanno visto la fine della guerra.”
Attribuita a Platone
Sono trascorsi dieci anni dalla fine della guerra di Ilio. Una guerra durata due lustri, crudele e spietata ogni oltre ragionevole misura. Su quella maledetta piana sono caduti principi e semplici combattenti, sprezzanti della paura e della morte. Partiti uomini, diventati eroi. I pochi superstiti, nonostante gli anni trascorsi dal termine di quell’epico conflitto, sono ancora, tutti, profondamente e irreversibilmente segnati. Essere sopravvissuti a quello scempio umano non è gratificante, non è encomiabile, non è utile a trovare pace e serenità. Sia che si tratti dei vincitori, sia che si tratti dei vinti.
“Nella piana si respirava polvere e morte (…) troppo lunga la guerra, troppo dolore, troppi morti! Era come se un pesante mantello invernale fosse calato sulla nostra città, sui nostri cuori e sui nostri pensieri. Non parlavamo di altro, la guerra occupava sempre i nostri discorsi. Riuscivamo a ridere soltanto quando il troppo vino ci rendeva sciocchi. E quelle risate erano figlie del dolore, della paura e della stanchezza.”
La guerra d’Oriente ha rubato figli e mariti, e nonostante le grida di dolore si sentano ancora forti e nitide, il dio della guerra pare non essere ancora sazio: i Dori sono scesi in campo per invadere la Tessaglia.
“Il dio della guerra non è rimasto appagato dal tanto sangue versato. Ha bisogno del sacrificio di altri giovani e di nuove urla di dolore. L’uomo non è ancora pronto a vivere in pace. Il più forte deve fare la storia, il più debole deve scomparire.”
E mentre si cerca di costituire un nuovo esercito in grado di osteggiare quella che sembra un’altra inevitabile guerra, alcuni tra i sopravvissuti di Troia si incontrano, e si raccontano con una umanità disarmante, rispolverando ricordi dolorosi, atroci, quasi inenarrabili. Gli occhi fissano il vuoto, ma rievocano scene strazianti; è nitido, in tutti, il tanfo della morte, l’odore del sangue, la gola riarsa dalla polvere, il dolore indicibile per la perdita dei compagni.
“Quanta sofferenza è capace di sostenere un cuore? Quanto dolore è possibile raccogliere e portare sulle spalle come un sacco carico di pietre? Era davvero necessaria quella guerra? (…) È così importante conquistare la gloria eterna raccontata dai cantori?”
Eppure, in molti ritengono che Troia fosse inespugnabile, impenetrabile, inconquistabile. È possibile che qualcuno abbia tradito? La corruzione, vecchia quanto il mondo, è riuscita a valicare le mura apparentemente inattaccabili? E se così fosse, chi è venuto meno al patto di fedeltà? È giusto ritenere veritiero il concetto che sostiene che tutti gli uomini hanno un prezzo?
Questa ipotesi, che assume sempre più i connotati di certezza, lascia i superstiti basiti: aggiunge rabbia al dolore, delusione alla perdita, incredulità all’orrore.
“Ognuno di noi ha sempre qualcosa in più da dare oppure da dire rispetto a quanto fatto o detto. A volte manchiamo per distrazione, per leggerezza, per gli umani errori che commettiamo. Esistono però gesti non compiuti, anche i più insignificanti, o parole non dette che ci portiamo dietro per sempre, soprattutto quando viene inesorabile a mancare il tempo per rimediare.”
L’idea della vendetta diventa tormento, un tarlo subdolo che spazia alla ricerca della verità e della giustizia. Per ogni lama che ha trafitto l’amico, per ogni goccia di sangue versata, per tutte le urla di dolore e sofferenza che si sono incontrate in unico coro nell’Ade.
“…la vendetta e ugualmente l’amore, spingono i nostri cuori. Ci fanno sentire vivi, o perlomeno, ci danno qualcosa per cui valga la pena vivere. Ma la cosa veramente preziosa è un’altra, solo una. (…) Il tempo è l’unica cosa preziosa che possediamo! (…) Fino a quando avrai del tempo davanti a te sarai un uomo ricco.”
Dopo “Ilio 1184 a. C. La fine del mondo”, ero certa che sarei nuovamente stata rapita dalle pagine di Matteo Palli. Ancora una volta mi sono ritrovata di fronte scene sanguinose, morti barbare, strazi e dolori inconcepibili, intrighi perfidi, covati all’ombra di gesti e decisioni prese per soddisfare una brama di potere e di assoggettamento dei propri simili. Ma ancora una volta la narrazione è stata intrisa di una umanità inimmaginabile nei campi di battaglia, di affetti sinceri, di cameratismo autentico, di emozioni fortissime che hanno suscitato in me sentimenti a tratti contrastanti, fino a farmi commuovere.
Come l’altro, anche questo romanzo è complesso e articolato, ma la bravura dell’autore è straordinaria: conquista il lettore pagina dopo pagina, stregandolo letteralmente. Il coinvolgimento è totalizzante, e risulta essere quasi impossibile non creare una sorta di empatia con tutti i personaggi.
Un altro, strepitoso, coinvolgente viaggio non solo dei protagonisti che sentono la necessità di ritrovare il loro Sole, ma anche in noi stessi, straordinariamente imperfetti e dannatamente umani.
“Ognuno di noi nella vita, breve o lunga che il Fato ci concede, ha un viaggio che lo attende e una montagna da scalare. Prima o poi tutti la troviamo davanti. Splendida e solenne oppure misteriosa, cupa e inquietante, avvolta da nebbie oscure o baciata da un sole caldo. Tocca a noi, soltanto a noi, decidere se affrontarla o rimanere lì a osservarla in un silenzio rispettoso, con gli occhi fissi e il respiro colmo. Spaventati dall’andare oltre oppure semplicemente appagati. La scelta, a quel punto, non è più importante perché il viaggio è finito. Quello che conta è trovare la propria montagna.”
“Esiste un momento in cui ognuno di noi deve confrontarsi con le proprie paure. È questo il prezzo che la vita pretende per consentirci di andare avanti. E la cosa migliore, spesso, è ripartire dove tutto è iniziato. Riavvolgere il filo della nostra vita e ricominciare da lì. Da DOVE COMINCIA IL SOLE…”
“Troppi giovani, troppi eroi non sono tornati dalla terra di Priamo per poter reggere l’urto dell’invasione”, ripetono come una triste nenia gli anziani. La guerra di Ilio è terminata da dieci anni, ma la pace resta un miraggio nelle terre achee, con un nemico forte e spietato che preme dal nord sulla Tessaglia. Alcuni re cercano di creare un esercito per portare soldati a combattere al fianco dei vecchi compagni. Serve però un uomo in grado di trascinare un mondo ferito e spaventato, che riesca a compattare i cuori e portare ogni soldato oltre i propri limiti. Ma dov’è Diomede? Esiste ancora l’uomo capace di vincere a Tebe e a Ilio? Una nave prende quindi il mare alla ricerca dell’ultimo degli eroi. Intanto altre vele solcano i mari. Quella del giovane Eurisace, appena diventato re, che parte alla ricerca di Teucro, fratello del padre Aiace, scacciato ed esiliato dieci anni prima. E poi Eleno, l’ultimo discendente di Priamo, che, tornato libero, decide di partire per scoprire la verità sull’ultima tragica notte di Troia. Durante il suo viaggio incontrerà Enea, impegnato a combattere per la conquista di una nuova patria.
Autore: Matteo Palli
Editore: Silele
Collana: Adventure
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 9 maggio 2022
Pagine: 370 p., Brossura
EAN: 9788833481913
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