“E poi saremo salvi”, di Alessandra Carati

E poi saremo salvi di Alessandra Carati, Mondadori editore tra i dodici candidati al Premio Strega 2022

“NON LEGARE IL CUORE A NESSUNA DIMORA PERCHÉ SOFFRIRAI QUANDO TE LA STRAPPERANNO VIA” (RUMI)

E poi saremo salvi

Romanzo d’esordio per Alessandra Carati, incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2022 e già vincitore del Premio Viareggio – Rèpici 2021 Opera Prima.

C’è una cosa che voglio dire subito, questo romanzo rompe ogni schema mentale, ogni errata convinzione, ogni pregiudizio e qualsiasi stereotipo sugli scrittori esordienti.

Protagonista principale è Aida, una bambina di soli sei anni che, nel lontano 1992 è costretta a scappare in piena notte insieme alla mamma, incinta, dalla guerra nell’ex Jugoslavia. È l’Italia la meta dove ad attenderle c’è il papà, ma raggiungerlo a bordo di pullman stipati eludendo i posti di blocco delle milizie armate e oltrepassare il confine prima della chiusura, non è impresa semplice.

Cambiano i tempi, passano gli anni, ma la vicenda di Aida è quella che centinaia di bambini, con o senza le loro famiglie, vivono anche oggi.  La storia dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori e gli orrori del passato ma la sua ciclicità serve solo a dimostrare che nulla si è compreso e ancor meno si è appreso.

È un romanzo straordinario, dal ritmo serrato, forte, duro, crudo, struggente ma fondamentale ed essenziale per costringere a fare un salto indietro nel tempo fino alla metà degli anni novanta quando, a pochi passi da noi, la popolazione bosniaca in particolare, visse un vero e proprio genocidio. Un pezzo di storia che pur se “idealmente superato” mette in luce l’immutabilità dei sentimenti di chi, ancora oggi, vive situazioni simili anche in posti di cui non si conosce neanche la collocazione geografica; la paura e il terrore non si evolvono, le angosce e le rinunce sono sempre le stesse, la perdita, il senso di vuoto e di abbandono accompagnano allo stesso modo chi fuggiva e chi fugge lasciando le proprie radici, la propria cultura, gli affetti, pur di tentare la via della salvezza. Quante volte abbiamo pronunciato la parola “profugo”? Ma ne abbiamo mai compreso realmente il significato? E no, non parlo del significato riportato dal vocabolario della lingua italiana, ma di tutto ciò che si cela dietro un vocabolo a volte fastidioso. Ci sono uomini, donne e bambini che da un giorno all’altro sono costretti ad azzerare le loro vite e ricominciare a vivere in posti lontani, dove non si conosce la lingua, la cultura, gli usi e i costumi. Dove si è e si verrà sempre considerati stranieri, perché l’integrazione e l’inclusione sono ancora dei bei concetti teorici. Malvisti e diffidati perché la diversità fa paura, occorre lottare ogni giorno per dimostrare la propria onestà, per farsi accettare, per diventare parte integrante di una società ancora troppo racchiusa entro confini di ignoranza e finta tolleranza. Ma non solo.

Pur sembrando un controsenso, sono i bambini e i ragazzi nati e/o cresciuti in posti diversi a dover maggiormente combattere per essere accettati non tanto dalla società, in cui sono stati portati o sono nati, ma per essere accettati e compresi dalla loro stessa famiglia, il cui bisogno di restare mentalmente ancorati a realtà che non esistono più, li porta ad assumere comportamenti che rasentano il  fanatismo, divenendo autoritari oltremisura, se non violenti, e ostacolando di fatto proprio quell’integrazione da loro stessi agognata ma temuta.

È ciò che vive Aida, in conflitto con i genitori, che interpretano il suo voler costruire e vivere una vita nel posto che loro hanno scelto, come il rifiuto delle origini. Ma Aida vuole solo studiare per costruirsi un futuro e riscattarsi da un’etichetta che non le appartiene e per farlo, non esiterà ad allontanarsi dalla sua famiglia per andare a vivere con una coppia che la ama come fosse loro figlia e che le può offrire ciò che le manca non solo a livello economico. Ciò di cui sente la mancanza è l’affetto dei suoi genitori che la amano ma a modo loro, senza esternazioni, senza dimostrazioni.  Ma “sapere” di essere amati non basta agli adulti e ancor meno ai bambini. 

Lotta Aida, lotta per affermarsi come bambina prima e donna poi, come essere umano; lotta contro i sensi di colpa e contro l’impotenza nei confronti della malattia “invisibile” e per troppo tempo incompresa del fratello. Un ragazzo considerato sui generis, svogliato, instabile, eccentrico, strano, ribelle. Ma Ibro vive in un mondo suo fatto di fragilità, in un universo parallelo tra tormenti, attacchi di panico e ansia ma la sua mente è travolta dai vortici psichedelici della schizofrenia che lo condurranno al suicidio.

È un romanzo brutale, schietto, penetrante; un vero e proprio Bildungsroman ricco di insegnamenti e di spunti di riflessione. Parte dalla guerra per sviluppare tematiche fondamentali che appartengono non solo al singolo ma alla comunità tutta.  Il ritmo è serrato, incalzante, non dà tregua, lascia senza fiato, non permette al pensiero di prendere il sopravvento; la frenesia di capire ciò che accadrà nel capitolo successivo, ti porta a non staccare gli occhi dalle pagine che scorrono veloci e ti riempiono di sentimenti forti, dolorosi e contrastanti, tanto da non riuscire, in molti punti, a trattenere le lacrime.

Il linguaggio è essenziale ma elegante, colto; è privo di artifici, perfetto. La scrittura  è visiva e immediata, non si perde tempo, non ci sono giri di parole. Un romanzo che non lascia indifferenti, che colpisce lo stomaco e arriva dritto al cuore. E allora comprendi che, a volte, dietro un’apparente tranquilla quotidianità o a uno strano comportamento,vi è un microcosmo fatto di dolore e sofferenza che ogni uomo costretto a rifugiarsi altrove, per sfuggire agli orrori perpetrati da altri uomini in nome di ipotetiche giuste cause, regge con estrema dignità e con immensa forza e, nonostante tutto, prova a essere una persona migliore non lasciandosi imbruttire l’anima dal male, dalla rabbia o dalla sete di vendetta.  “E poi saremo salvi”, salvi da noi stessi, dai demoni interiori e dall’essere senza rendersene conto, contemporaneamente, vittime e carnefici della propria vita.  Assolutamente consigliata la lettura.

Teresa Anania

Aida ha appena sei anni quando, con la madre, deve fuggire dal piccolo paese in cui è nata e cresciuta. In una notte infinita di buio, di ignoto e di terrore raggiunge il confine con l’Italia, dove incontra il padre. Insieme arrivano a Milano. Mentre i giorni scivolano uno sull’altro, Aida cerca di prendere le misure del nuovo universo. Crescere è ovunque difficile, e lei deve farlo all’improvviso, da sola, perché il trasloco coatto ha rovesciato anche la realtà dei suoi genitori. Nemmeno l’arrivo del fratellino Ibro sa rimettere in ordine le cose: la loro vita è sempre altrove – un altrove che la guerra ha ormai cancellato. Sotto la piena della nostalgia, la sua famiglia si consuma, chi sgretolato dalla rabbia, chi schiacciato dal peso di segreti insopportabili, chi ostaggio di un male inafferrabile. Aida capisce presto che per sopravvivere deve disegnarsi un nuovo orizzonte, anche a costo di un taglio delle radici.   Proposto da Andrea Vitali al Premio Strega 2022

AUTORE: Alessandra Carati

TITOLO: E poi saremo salvi

EDITORE: Mondadori

COLLANA: Scrittori Italiani e Stranieri

USCITA: 20 Aprile 2021

PAGG: 276 – Rilegato

EAN: 9788804737308

PREZZO: €. 18,00

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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