Recensione di Elena Sombre
Leggere “Eleanor Oliphant sta benissimo” è scoprire come qualsiasi vita, se osservata dalla giusta prospettiva, sia speciale, unica e degna di essere raccontata.
Per catturare il lettore finalmente non serve essere belle e intraprendenti, avere abilità uniche e sorprendenti come segno particolare, propensione alla gestione di followers e un carisma da blog influencer.
Eleanor Oliphant sta benissimo è una storia dolce, ironica e bellissima che, senza mai scadere nella banalità, affronta la vita normale di una giovane donna ai margini della società scoprendone il cuore e le sue cicatrici con una delicatezza estrema.
Eleanor Oliphant è sola e non ha bisogno di nessun altro, lei così sta proprio bene.
“Quest’anno nessuno è stato a casa mia, a parte qualche venditore professionale di servizi, ma di mia spontanea volontà non ho invitato alcun essere umano a varcare la soglia, tranne che per leggere i contatori.”
Ma sta davvero bene?
Gail Honeyman con grande abilità ci addentra tra i meccanismi che costruiscono il personaggio di Eleanor Oliphant e, attraverso la visione in prima persona della protagonista, non conosciamo solo l’ambiente in cui si muove ma soprattutto quello stato d’animo che ancora non si decide a rivelarci:
“Pioveva e tutti sembravano infelici, imbacuccati nei loro impermeabili, con l’alito acido del mattino che appannava i finestrini”.
Ci rendiamo conto prima di lei che qualcosa nelle sue giornate vissute cavandosela da sola, non si incastra come dovrebbe. La soluzione arriva per caso, quando il destino la costringe, suo malgrado, a fare i conti con altre persone che, non fermandosi davanti alla prima porta chiusa in faccia, la costringono ad alzare gli occhi dalla sua routine quotidiana.
Guardare gli altri negli occhi vuol dire scovarne i segreti più nascosti, questo Eleanor lo sa benissimo, ed è proprio per questo motivo che, per una vita intera, ha fatto del suo meglio per evitare qualsiasi tipo di interazione sociale.
Il suo vivere è un rinchiudersi in sé stessa tenendosi ben alla larga dai sentimenti, perché è il miglior modo per non soffrire, e così appare strana e fuori dal mondo.
Anche un pochino stupida nel suo coltivare fantasie ed illusioni che lascia sconfinare nella vita reale con l’ingenuità di una bambina.
La vediamo così perché noi lettori all’inizio non siamo affatto diversi dalle persone che sfiorano Eleanor nella sua quotidianità, perché lei non ci guarda mai in faccia e noi non possiamo guardarla negli occhi.
Poi qualcosa cambia, la storia si sviluppa, Eleanor si accorge che attraverso gli altri può aiutare sé stessa e finalmente anche noi possiamo vedere le cicatrici nel suo cuore affondando nella sua stessa solitudine.
La patina da ragazza stramba con cui era stato ovvio etichettarla si scioglie e Gail Honeyman ci conduce alla scoperta dell’animo umano con una scrittura brillante, le parole scivolano in un incastro perfetto, anche la traduzione è ottima, il piacere della lettura si accende e diventa davvero difficile staccarsi da questa storia e dalla voce di Eleanor, capace di trascorrere anche intere giornate senza parlare ad anima viva; eppure instaura con il lettore un rapporto sincero, affascinante, lasciandoci vedere la vita dal suo punto di vista che poi, per un verso o per l’altro, sarà quello in cui chiunque potrà trovare degli incastri in comune. Quando Eleanor si sente finalmente leggera, sfavillante e veloce ci ricordiamo che anche la quotidianità può brillare.
Autore: Gail Honeyman
Editore: Garzanti libri (17 maggio 2018)
Pagine stampa: 344
Collana: Narratori Moderni
Genere: Narrativa psicologica
Gail Honeyman è nata e cresciuta in Scozia, e fin dai tempi della scuola la scrittura per lei è stata non solo un’attitudine ma un sogno. Un sogno che ha custodito e coltivato per anni. Un sogno che è diventato un progetto a cui ha dedicato tutto il suo tempo: dalle pause pranzo alle notti di ispirazione. Il progetto si è concretizzato nel libro Eleanor Oliphant sta benissimo (Garzanti 2018), divenuto subito un caso editoriale eccezionale, venduto in 35 paesi.
La trama
Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.