Unico, eterno e leggendario Re del Rock and Roll.
Sono passati 84 anni da quando a Tupelo, nello stato del Mississippi, nacque Elvis Aaron Presley, sopravvissuto al suo gemello Jessie Garon, che morì appena nato. La sua non fu un’infanzia semplice, soprattutto per le precarie condizioni economiche in cui versava la famiglia. Fu la Chiesa evangelica delle Assemblee di Dio americane frequentata assiduamente dai suoi genitori prima e una modesta chitarra ricevuta in dono in occasione del suo ottavo compleanno poi, a far sì che Elvis si avvicinasse al mondo della musica. Cominciò già da piccolo ad esibirsi in presenza di amici e conoscenti, riscuotendo un discreto successo. Ma fu il trasferimento a Memphis, nel settembre 1948, a determinare e cambiare radicalmente il destino del futuro Re del rock and roll. Amante di abiti eccentrici, ciuffo che sistemava sapientemente con la brillantina, lunghe e vistose basette che insieme alla sua acconciatura divennero il simbolo di un’epoca, “i favolosi anni cinquanta” e privo di pregiudizi razziali, si appassionò assorbendo le influenze di artisti musicali sia bianchi che neri, in assoluta controtendenza con le abitudini e lo stile dei suoi coetanei.
Deciso a fare un regalo particolare alla sua amata madre prossima a compiere gli anni, si imbatté casualmente presso la sede di una modesta casa discografica di proprietà di Sam Phillips, scoprendo che con l’esborso di una somma irrisoria, poteva registrare un disco per poi portarselo a casa. La canzone che scelse fu “My Happiness”, una vecchia ballata che gli piaceva nel periodo in cui risiedeva ancora a Tupelo.
Phillips notò lo stile e il carisma del giovane ragazzo e lo contattò per farlo cantare in un gruppo, i “Blue Moon Boys”. Da lì il successo clamoroso e l’ascesa vertiginosa dei suoi dischi nelle classifiche. Ogni qualvolta che Elvis arrivava in una nuova città, giovani e donne cedevano a una sorta di isteria collettiva, con tentativi di aggressioni volte a strappargli brandelli di abiti, richiesta di autografi o approcci di natura sessuale. Era di scena il delirio.
In più era un bianco che cantava pezzi tipici della cultura afro-americana e le sue movenze sensuali e provocanti gli procurarono l’appellativo di “Elvis The Pelvis”, ( Elvis il bacino). Ma, considerato il periodo storico, c’erano anche puritani e bigotti che lo criticavano e lo disprezzavano, riuscendo solo a contribuire ulteriormente alla sua aura straordinaria.
A tal proposito, diceva: “Si deve dar spettacolo per attirare la gente, altrimenti ognuno se ne starebbe a casa sua, senza uscire per venirmi a vedere.” E ancora: “C’è chi muove le gambe, chi schiocca le dita e si muove da una parte all’altra. Io faccio un po’ tutto assieme, direi.”
Nel 1957, il cantante acquistò a Memphis una lussuosa abitazione, Graceland, nella quale si trasferì insieme alla famiglia e a numerosi collaboratori, oggi meta di pellegrinaggio per i suoi fans.
Diceva di se: “Da piccolo ero un sognatore. Leggevo i fumetti e diventavo l’eroe della storia. Guardavo un film e diventavo l’eroe del film. Ogni sogno che ho fatto si è avverato un centinaio di volte.”
Nella vita di Elvis numerose furono anche le relazioni sentimentali intrattenute con donne più o meno note, fino a sposarsi il primo maggio 1967 con Priscilla Beaulieu, figlia di un colonnello statunitense e dalla quale ebbe una figlia, Lisa Marie. Matrimonio che terminò definitivamente il 9 ottobre 1973. Ciò contribuì ulteriormente alla sua vertiginosa discesa psicofisica che fu inarrestabile: l’eccessivo uso di barbiturici, anfetamine e tranquillanti e un’alimentazione sregolata e eccessiva, contribuirono ad un peggioramento ormai incessante. Il chitarrista John Wilkinson lo descrisse in maniera quasi allarmante: “Gonfio come un otre, balbettante, un vero rottame… C’era qualcosa che assolutamente non andava nel suo fisico… Stava così male che le parole nelle sue canzoni erano totalmente indecifrabili.”
Morì il 16 agosto 1977, a soli 42 anni, per un presunto attacco cardiaco, nel bagno di casa sua. Non sono mancate notizie di supposti avvistamenti del cantante in giro per il mondo, giustificando la sua scomparsa come una messa in scena e contribuendo al consolidamento di una vera e propria leggenda metropolitana. Oltre alla sua notevole carriera discografica, sono decine i film a cui prese parte. E noi, oggi, vogliamo ricordarlo con una tra le sue più note canzoni.
Fabiana Manna
Lo ricordiamo con una delle sue più belle canzoni ” Love me tender”.