Eresia pura – Lo sterminio dei Catari e il segreto delle chiavi del sapere
L’autore
Adriano Petta
Romanziere, studioso di storia della scienza e medievalista, ha dedicato parte degli ultimi vent’anni alle ricerche per i suoi romanzi storici. Nel 1995 ha tradotto dal castigliano il racconto di Clarín La duchessa del trionfo, facendolo precedere da un piccolo saggio sull’Arte del romanzo («Nel rogo del calamaio»). Oltre alla produzione di romanzi, negli ultimi anni è stato collaboratore del quotidiano Il Manifesto con articoli d’interesse storico legati soprattutto al Medioevo e all’Inquisizione. Collabora con l’inserto letterario del settimanale Rinascita. Suoi racconti e interventi di carattere storico sono stati pubblicati su svariate riviste e webzine (Carmilla-on-line etc.).
Introduzione
Claudio Magris affermò che “Nel mosaico dissestato della storia occorre inoltrarsi alla minuziosa ricerca di eventi autentici e dimenticati, storie vere e sparite, esistenze realmente vissute; e che per salvarle, per ricomporre il mosaico, è necessaria la fantasia, l’ipotesi, l’illazione, la ricostruzione alternativa della realtà, la buona bugia poetica celebrata dagli antichi, che si oppone alla falsificazione ideologica e all’oblio.”Recensione
Leggere, scoprire, addentrarsi nelle remote pagine oscure della storia, nelle nefandezze tipiche del periodo dell’Inquisizione e con tutto ciò che ne è derivato: carneficine, stragi, assedi, morte, distruzione e dolore infinito. Questo il mio viaggio tra le righe dell’appassionante romanzo storico di Adriano Petta, che riporta in auge lo sterminio dei catari e la tragedia del popolo occitano. Ma chi erano in realtà costoro e perché furono perseguitati e trucidati? Il termine Cataro deriva dal latino “catharus” e significa “Puro”. Definiti “I poveri di Cristo”, venivano detti anche Albigesi, dalla città di Albi, una delle roccaforti catare in Francia. In Europa sono apparsi intorno all’anno Mille e sostanzialmente erano cristiani ma gnostici, e dunque considerati dalla Chiesa Cattolica eretici. Si definivano “boni homini”, “boni christiani” e “perfecti”.La narrazione di Petta è incentrata su un giovane fisico e matematico, Giordano Nemorario, ovvero Giovanni del Sacrobosco o anche Giordano Palis, che per una mera casualità si trova ad ascoltare un colloquio segreto e misterioso tra papa Innocenzo III e l’abate Arnauld-Amaury, Ministro Generale dell’Ordine cistercense. Ed è proprio in questa circostanza che Giordano apprende la volontà da parte della Chiesa di Roma di sterminare i catari, considerati eretici e pericolosi. Comincia così per il giovane appassionato di numeri un travaglio infinito, il cui scopo nella vita diventa la lotta per la libertà di pensiero, per la giustizia e per la ricerca della verità: la chiave del progresso dell’umanità.
“Fino a quando il mondo sarà avvolta dalle tenebre dell’ignoranza, l’umanità continuerà a essere oppressa dai pochi uomini che detengono le Chiavi del sapere. (…) Pensa a come sarebbero andate le cose se quei pochi uomini depositari del sapere avessero dedicato la loro vita alla divulgazione della scienza: avremmo avuto popoli colti, popoli che si sarebbero ribellati a ogni forma di schiavitù e che non avrebbero mai accettato l’idea di rendere schiavi altri essere umani per seguire una ideologia o un credo. Una massa di gente incolta è come un gregge di pecore molto particolare, un gregge che quando sente la voce del padrone può trasformarsi in un branco di lupi affamati.”
E dunque la Chiesa cattolica cerca solo di arginare i ribelli, o teme che un sapere “particolare”, ignoto ai più e che tale deve rimanere, possa far vacillare le fondamenta del potere del clero?
“…Fino a ora il totale controllo del sapere è stato nelle mani dei papi, re e imperatori che hanno divulgato unicamente ciò che ritenevano non potesse mettere in crisi il loro potere. (…) Sanno bene che la libertà di pensiero e di coscienza è sempre stata, e sempre sarà, la peggior minaccia per la loro autorità.”
Adriano Petta fa un notevole salto temporale nella storia. Egli stesso si immerge nella ricerca spasmodica di notizie, di fatti e avvenimenti spesso celati, mimetizzati e intenzionalmente occultati, onde evitare che verità scomode e deplorevoli potessero essere richiamate alla memoria. Un periodo buio, nefasto, abominevole, è narrato con grande passione e notevole cura: corruzioni, alleanze, tradimenti, voglia di prevaricare, di affermarsi, di dominare, di assoggettare fanno da sfondo a questo momento storico oscuro e sanguinolento. Ma c’è anche tanto amore, fede, sacralità, intesa nell’accezione più profonda del termine. C’è la meraviglia dinanzi al mistero della natura, del creato, del mistero dello spirito e della materia. E c’è l’antitesi di un dualismo da sempre a tutti noto: il Bene e il Male.
“Satana non deve più essere solo uno spauracchio necessario a chi vuole usare il peccato e l’eterna dannazione come armi per intimorire l’umanità! La Chiesa di Roma, nel corso dei secoli, sfruttando il concetto di peccato, ha generato cristiani pieni di paura e di angoscia. In alternativa, ha forgiato individui che incutono terrore e sgomento. Ha attizzato il fuoco, arroventato le anime, martellato le menti sino a plasmare uomini che hanno perso la vera sensibilità al Male, a quel Male che ognuno di noi, accanto all’amore, porta dentro di sè. E quando si perde questa sensibilità, non si è più in grado di riconoscerlo, e si rischia così di rimanere freddi davanti a qualunque forma di miseria o di dolore del nostro prossimo, e di essere addirittura disposti a commettere orrendi delitti…”