Alla fiera del libro ” Napoli città libro”, ho avuto il piacere di conoscere Ester Rizzo, una donna disobbediente allo stand di Navarra Edizioni.
Ho con me Ester Rizzo, ha pubblicato tre libri, uno mi ha colpito direttamente dal titolo e mi ha spinto a fermarmi allo stand della Navarra Editori, casa editrice palermitana, ed è “Donne disobbedienti”.
Ester ci parli di donne disobbediente, del suo scrivere.
Io mi sono sempre occupata di tematiche femminili, ed è ovvio che negli ultimi anni soprattutto nel 2019, ci sono stati molti atti di disobbedienza in giro per il mondo perpetrati da donne, questo mi ha molto colpito perché due anni fa abbiamo avuto le disobbedienti in Iran, che sono riuscite finalmente ad entrare per la prima volta in uno stadio oppure le disobbedienti in Arabia saudita, donne che per la prima volta hanno ottenuto il permesso di guidare, altre piccole disobbedienti da Greta a altre ragazze che in Thailandia e in Africa hanno lottato per l’ambiente senza timore di esporre le loro idee anche in sedi ufficiali prestigiose. E quindi ho sentito l’esigenza di andare un po’ oltre il nostro millennio alle disobbedienze delle donne nel corso dei secoli. Il mio libro parte da una ricerca fatta negli archivi e inizia con la storia delle monache forzate, però quelle monache essendo state chiuse in convento contro la loro volontà, hanno poi ottenuto un processo di smonacazione, e proprio grazie a questo processo che è rimasto negli archivi io ho potuto raccontare la storia di alcune di loro e sono effettivamente storie bellissime. Ci sono ovviamente anche le donne disobbedienti ai regimi: le donne contro il regime nazista, le donne contro il regime fascista, le donne afghane che sono veramente delle donne rivoluzionarie che in Afghanistan stanno lottando per cambiare la loro condizione.
Il loro essere invisibili?
Purtroppo si, la lotta per i diritti elementari mette a repentaglio la loro vita, la storia di queste disobbedienze a volte ti lacera l’anima, molte hanno pagato con la vita questo desiderio di miglioramento della loro condizione di schiave.
Io penso che siano le battaglie civili di quest’epoca.
Senza dubbio però alcune hanno perso la vita. Mentre altre donne sono riuscite con arguzia e intelligenza ad essere disobbedienti e riuscire a cambiare le leggi, a cambiare il loro contesto territoriale e lo hanno fatto anche con molta ironia. Quindi è bilanciato da questo dolore della disobbedienza nell’arguzia nell’intelligenza e nell’ironia delle donne. Si tratta di un saggio , ci sono fonti storiche, bibliografia tutto documentato.
Lei ha scritto di disobbedienza civile delle donne, in questo periodo nell’occidente anche quando sembrano siano libere perdono la vita in numero elevatissimo e la perdono nella loro famiglia, quindi secondo lei non ci vuole una disobbedienza civile anche nell’occidente?
Più che una rivoluzione civile ci vuole una rivoluzione culturale, quello a cui assistiamo i femminicidi, quindi la violenza contro le donne ha delle radici profonde e dolorose nel patriarcato che ci portiamo dietro da trent’anni, sono delle piccole cose che ci fanno rendere conto quanto questa nostra società sia intrisa di patriarcato, di maschilismo, non serve la legge, noi abbiamo una parità formale, una parità legislativa ma in realtà non è una parità sostanziale
Ma anche nel mondo del lavoro, ci sono posti di lavoro dove le donne guadagnano molto meno dei colleghi maschi.
Anche la possibilità di fare carriera, anche il riuscire a conciliare famiglie e lavoro è impossibile da noi, o ancora una cosa normalissima come l’attribuzione del cognome, è un assurdo che ancora in Italia venga attribuito il cognome paterno di default, però se ricordiamo la storia delle donne nel nostro paese, nel 1963 quando sono nata io le donne non potevano entrare in magistratura, non potevano fare la carriera prefettizia, anni prima un uomo poteva picchiare la moglie tranquillamente, prima della riforma del diritto di famiglia e siamo negli anni 70 del secolo scorso.
Ma guardi sono pochissimi gli anni in cui è stato eliminato il delitto d’onore.
Si e il reato di violenza sessuale è diventato reato contro la persona e non più contro la morale. Anche studiando la storia delle donne in Italia ci si rende conto come questi passi in avanti siano molto recenti, c’è tanto bisogno di lavorare e secondo me c’è bisogno di studiare tantissimo perché lo studio dà la consapevolezza e dalla consapevolezza possiamo arrivare alla richiesta e al pretendere dei diritti.
Secondo lei per le nuove generazioni la differenza non dovrebbe farla la famiglia, nel senso che nella mia generazione ai maschi veniva insegnato a essere serviti e alle donne a servire, sembra una sciocchezza ma non lo è.
No non lo è, perché vengono creati dei ruoli predefiniti, si alimentano stereotipi che sono poi quelle gabbie in cui le donne restano chiuse.
Quindi anche dalla famiglia lei pensa debba partire questa rivoluzione? Io penso che la seconda rivoluzione femminista, ma più che femminista una rivoluzione a favore della dignità femminile debba partire dalla scuola, dalla famiglia.
Si nelle scuole si dovrebbe iniziare sin dall’infanzia altrimenti questo problema resterà per sempre. Dare alle nuove generazioni sia maschile che femminile dei modelli di riferimento, le donne sono cancellate dalla storia, sembra che le donne non abbiano fatto nulla di importante invece non è così, la storia che si studia a scuola é la storia di metà del genere umano, perché ovviamente le gesta delle grandi donne che ci sono state in tutti i secoli e in tutti i contesti non sono state tramandate perché o erano disobbedienti o creavano dei problemi o andavano fuori dalle regole, fuori dagli stereotipi e non si poteva tramandare in nessun modo un modello femminile di quel genere, il modello femminile che andava tramandato era quello madre, moglie, cameriera e soprattutto obbediente.
Oltre a donne disobbedienti ha scritto anche camicette bianche.
Camicette bianche è il mio primo lavoro ed è un pezzetto di storia nazionale caduto completamente nell’oblio. Il 25 maggio 1911 a New York perirono 129 operaie in una fabbrica di camicette bianche e 38 vittime erano italiane, è uno degli eventi che si ricorda l’8 marzo giornata internazionale della donna. Di queste 38 vittime italiane scorrendo l’elenco io mi sono accorta che erano dei cognomi siciliani pur se storpiati, nel 2010 ho iniziato questa ricerca perché mi infastidiva il ricordare 38 italiane in maniera indefinita senza dare nome cognome e storia, dietro questi numeri c’erano delle anime , delle vite, dei sogni non realizzati e quindi ho iniziato questa ricerca molto complicata perché l’unica fonte che io avevo era quella depositata alla Cornell University di New York che era il certificato di morte redatto al momento della tragedia, con grafia sbiadita, cognomi ovviamente storpiati.
Quindi erano emigrate?
Si 38 operaie provenivano dall’Italia io adesso con certezza posso affermare dopo anni di ricerca che venticinque erano siciliane, una era campana proveniva da Striano, cinque erano pugliesi e due erano due sorelle della Basilicata, per quanto riguarda la vittima campana Michela Marciano adesso la piazzetta a Striano è dedicata a lei, perché dopo aver scoperto la loro identità con l’associazione toponomastica femminile abbiamo rivolto un appello a tutti i sindaci e alle associazioni delle varie città di provenienza di dedicare alla loro concittadina che alla fine 800 inizio 900 era stata costretta ad emigrare per evitare la fame e la miseria di dedicare un qualcosa, quindi ci sono vie, ci sono piazze, ci sono giardini a loro intitolate per cui è una sorta di risarcimento postumo e sono ritornate sulle pietre da cui erano partite.
Perfetto, Ester lo vogliamo ricordare l’evento, da dove è nata la giornata internazionale per la donna?
La giornata internazionale della donna che è l’8 marzo ma è una data convenzionale, si rifà ad alcuni episodi che sono accaduti in America ma anche in Europa concentrati nel mese di marzo e in 5 o 6 anni. Come la rivolta del pane a Leningrado , gli scioperi delle donne in America e l’incendio di cui parlo in camicette bianche : all’inizio e forse ancora oggi facendo ricerca si trova un falso storico, si dice che queste operaie erano rinchiuse in una fabbrica che si chiamava Cotton, la Cotton non è mai esistita, quella che invece è esistita é la Triangle Waist Company di New York, fino a 5 o 6 anni fa girava sul web questo falso storico.
Ancora gira sul web, da quando io ho cominciato col il blog il mio condividere cultura, il mio non è un blog esclusivamente letterario, è un blog culturale perché scriviamo di tutto parliamo di tutto, abbiamo cercato la verità cioè bruciare tutti i falsi storici attraverso articoli, autori e autrici come lei che si mettono in gioco.
La verità storica deve essere ricercata.
Io dico che ancora serve una rivoluzione femminile non basta quella che c’è stata, anche se ci ha dato tanti diritti.
Assolutamente ci ha dato il diritto al voto, il diritto all’istruzione, il diritto a poter accedere ad incarichi professionali che prima ci erano negati.
Però c’è ancora tanto lavoro da fare, ora per finire lei ha nominato l’associazione toponomastica io vorrei che me ne parlasse perché le cose belle devono crescere a macchia d’olio, le cose importanti, eliminiamo dal web tanta schifezza e facciamo camminare cultura e cose belle.
L’associazione toponomastica femminile si occupa del riequilibrio delle intitolazioni partendo dal principio che intitolare una strada ad una donna significa non solo rivalutarne la figura ma anche creare un modello di riferimento per le nuove generazioni e questo è molto importante, abbiamo fatto sin dall’inizio uno studio, attraverso un censimento di tutti i comuni e le città italiane scoprendo che soltanto il 4% delle vie di ogni città è intitolata alle donne e di questo 4% almeno la metà sono intitolate a madonne o sante, noi sollecitiamo le amministrazioni comunali alle intitolazioni, nelle scuole di tutta Italia organizziamo delle mostre settoriale ad esempio le scienziate, le pittrici, le filosofe, le madri della costituzione per divulgare le loro storie.
La storia delle donne e in tal senso io ho curato proprio un libro dell’associazione toponomastica “ Le Mille” in questo ci siamo impegnate 33 autrici, che vanno dalla docente universitaria alla studentessa universitaria perché è bello questo scambio anche generazionale e abbiamo invitato tutte le donne che per la prima volta hanno appunto degli incarichi o hanno compiuto delle imprese per esempio le prime donne nello spazio le prime storiche ecc, le prime in tantissimi settori, quando abbiamo iniziato il lavoro non ci eravamo rese conto della difficoltà, ci sono delle storie bellissime come per esempio quelle delle prime viaggiatrici non si immagina che anche nell’800 le donne viaggiavano e ci hanno lasciato dei reportage di genere e questo è importante per conoscere il passato attraverso gli occhi di una donna che colgono degli elementi che il viaggiatore uomo non avrebbe sicuramente colto.
Con questa chiacchierata ho voluto presentare una donna disobbediente al 300%, una donna che vuol far sentire la nostra voce, una donna che attraverso la ricerca vuole raccontare l’universo femminile perché il mondo non è fatto a metà, noi siamo la seconda parte del mondo.
Forse la prima perché senza di noi il mondo non andrebbe avanti diamo la vita.
Ringrazio tantissimo Ester per questa interessantissima chiacchierata sull’universo femminile.
Elisa Santucci