Fabiana Manna intervista Marco Visentin

 

Marco Visentin nasce nel 1971 a Roma. È laureato in filosofia, disciplina che insegna in un liceo romano. Si è dedicato alla scrittura professionale, come giornalista e copywriter per siti inerenti al mondo della scuola, degli enti locali e dello spettacolo dal vivo. Come narratore, ha pubblicato racconti per Einaudi, Adnkronos Libri, e testate locali. L’idea e il capitolo iniziale de I ditteri sono stati premiati nella rassegna di arte giovanile Enzimi nel 2000. La trama è stata sviluppata successivamente fino alla stesura di questo romanzo, che è il primo dell’autore. noi abbiamo avuto il piacere di leggere e recensire il suo libro, lo abbiamo contattato per voi e ci ha rilasciato questa interessante intervista.

La recensione del libro ” I ditteri” Qui.

Salve Marco, e benvenuto nel nostro blog!

 

-Partiamo dall’inizio: chi è Marco Visentin?

Sono nato e vivo a Roma. Ho 47 anni. Sono giornalista e insegno filosofia e storia. Il romanzo di cui parliamo è il primo e l’unico che ho scritto. Prima avevo scritto solo racconti. Poi mi è venuto da descrivere il mio stato di famiglia, i miei rapporti con la religione, la politica e la sessualità, per descrivermi, ma forse sono argomenti troppo intimi.

-Come nasce l’idea di scrivere “I Ditteri” e quanto tempo hai impiegato per la stesura?

L’idea nasce dal titolo. In questo senso, è stato il titolo responsabile dell’idea, e di solito non accade così. «Ditteri» significa etimologicamente due ali, ed evocava l’idea di un mondo dualistico, quello apparente e quello reale, idea su cui si fonda il romanzo. Poi «ditteri» è il termine intermedio, ignoto ai più e di uso prevalentemente scientifico, tra i più noti termini «insetti» e «mosche». E il romanzo parla di una entomologa che studia le mosche; quindi si ha una sovrapposizione dell’idea all’origine del lemma e del significato del lemma stesso.

Quanto alla durata della stesura, la genesi è stata davvero lunga: tra il 1997 e il 2000 ho scritto il solo primo capitolo, documentandomi su genetica ed entomologia. Più rapidamente poi, tra il 2001 e il 2002, ho scritto gli altri quattro capitoli. Il libro poi ha avuto un certo numero di rifiuti e proposte editoriali non soddisfacenti, finché un vecchio amico, nel frattempo diventato editore e a cui avevo parlato del romanzo ai tempi della stesura, non si è fatto vivo via Facebook nel 2016 e mi ha chiesto di leggerlo. Gli è piaciuto e tra il 2016 e il 2017, con l’aiuto anche di una bravissima editor, Stefania Abbondanza, abbiamo rivisto radicalmente il testo. E poi è stato pubblicato.

-Un romanzo ben articolato, scritto in modo incisivo e scorrevole, che lascia trapelare un messaggio molto nitido riguardo la nostra società. Vuoi parlarcene?

Intanto grazie per i complimenti. Per il messaggio, credo che esso appartenga ai lettori, una volta da me terminato. Il mio pensiero è che la società abbia la tendenza e il potere di trasformare noi stessi, più di quanto noi stessi abbiamo il potere di trasformare la società. Il risultato è la deumanizzazione di ognuno di noi, e credo che ciò si ritrovi nel romanzo.

-L’intento dell’entomologa Silvia K. è quello di dimostrare che le mosche comunicano tra loro in maniera telepatica e che esiste la possibilità di poter trasferire queste capacità all’uomo. Credi possa esistere realmente un futuro nel quale una teoria del genere può essere applicata praticamente?

In quanto fenomeno parapsicologico, la telepatia non ha alcun fondamento scientifico, né negli uomini, né, in base alle nostre conoscenze, in nessun altro essere vivente. Quindi non ne vedo una possibilità futura. Quanto alla possibilità di trasferire qualità, proprietà e debolezze di esseri viventi ad altri esseri viventi, la manipolazione genetica e l’uso delle biotecnologie ci forniscono prove correnti che pratiche del genere appartengono al nostro presente, più che al nostro futuro.

-Si evincono molti elementi: solitudine, insoddisfazione, corruzione, l’idea di predominio del più forte ai danni del più debole…quale, secondo te, rappresenta il peggior male della nostra società?

Forse, lo sfruttamento dell’uomo sull’altro uomo. Questo sfruttamento colpisce sia lo sfruttato che lo sfruttatore. Entrambi escono fuori da questo rapporto di oppressione come diversi rispetto a come sarebbero in una società senza una relazione gerarchica ed annichilente ai danni di entrambi.

-In molti immaginano già una trasposizione cinematografica del tuo romanzo. Eventualmente, quale attrice potrebbe interpretare il ruolo di Silvia K. e quale colonna sonora potrebbe essere secondo te più adatta?

In una recente intervista radiofonica, preso alla sprovvista, ho fatto istintivamente i nomi di due attrici italiane che mi piacciono molto, Isabella Aragonese e Anita Caprioli. Potendo riflettere in questa intervista testuale, risponderei un’attrice più teatrale, non bella come le due menzionate, espressiva nei silenzi. Se dovessi tirare fuori un nome, direi Sally Hawkins, molto conosciuta al pubblico come la muta protagonista de La forma dell’acqua di Guillermo del Toro.

Per la colonna sonora, immagino una musica strumentale e ripetitiva fino all’ossessione, basata esclusivamente su percussioni metalliche (piatti, pentole, rumori di stoviglie) e ispirata ai lavori più sperimentali di György Ligeti.

-Da bravo scrittore sarai certamente un accanito lettore. Quali sono i tuoi autori preferiti?

Un po’ di tutto, davvero. Mi piace molto la scrittura per il teatro, e qui penso principalmente alle produzioni di Cechov e di Beckett, e tutto il realismo magico, da Kafka fino alla grande letteratura sudamericana, con Garcia Marquez e Guimarães Rosa in testa.

-Progetti futuri?

Purtroppo tendo alla pigrizia per quello che riguarda i progetti a lunga scadenza. Vorrei costruire una storia ambientata a Roma, in un futuro distopicamente molto simile al presente di questa città, e basata sull’odio per il diverso da sé.

Ti ringraziamo per averci dedicato il tuo tempo!

 

 

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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