Sabato rosso: gli omicidi terribili della storia
Quanto tempo può trascorrere prima che un assassino venga assicurato nelle mani della giustizia? Le moderne tecnologie, oggi, aiutano a restringere l’arco temporale, ma negli anni passati le difficoltà sono state sicuramente più imponenti. Per qualcuno, per esempio, è stato impiegato quasi un ventennio di indagini prima di essere individuato. Parliamo di Gary Leon Ridgway, sospettato di oltre novanta morti, ne ha confessato settanta ed è stato successivamente condannato all’ergastolo senza possibilità di condizionale per l’omicidio di quarantanove persone, trentatré delle quali erano appena adolescenti.
Ma chi era il “Green River Killer”?
Gary è un bambino con capacità cognitive e intellettive limitate. Si sente fragile, “difettoso”, e per questa onerosa consapevolezza è sempre arrabbiato. Bocciato due volte prima di raggiungere il diploma, rischia di finire in collegio a causa di un andamento scolastico costellato da brutti voti e da continui rimproveri. Risulta evidente la sua completa differenza con i fratelli, irreprensibili da ogni punto di vista. I tratti disturbati della sua personalità emergono già appena dopo l’infanzia: un vicino di casa, Bruce Revard, di lui successivamente dirà:
“Tutti nel quartiere sapevano che Gary faceva male agli animali. Aveva una pistola ad aria compressa, e la usava per capire quanto in là potesse spingersi. Quando ero piccolo, vivevo nella casa accanto ai Ridgway. Ero testimone di quello che succedeva tra quelle mura, perché la mia camera era di fronte a quell’abitazione. Quando ero in camera, sentivo chiaramente quello che succedeva da loro. Non ho mai messo piede in quella casa, non ne avevo voglia: c’era il male lì dentro.”
Non solo: quando Gary ha circa quindici anni, attira con l’inganno un bambino di sei anni e lo accoltella. I tratti omicidi stanno cominciando a manifestarsi. Un segnale evidente, questo, non preso in considerazione…
Il padre è un uomo poco presente, dedito alla frequentazione delle prostitute, cosa che influenzerà notevolmente la già precaria personalità del giovane. La madre, donna autoritaria e dominante, innesca con quel figlio un rapporto di amore-odio. Dei suoi genitori Gary dirà:
“Mio padre non era molto presente, lavorava tanto e mia madre cercava di farmi studiare. Lei mi diceva che ero insignificante, mi insultava, mi gridava contro. Non mi sentivo amato. Era più un oggetto sessuale che una madre: fantasticavo sempre di fare sesso con lei, di toccarla, di sentire il suo corpo. Immaginavo però di ucciderla, di tagliarla con qualche oggetto. Immaginavo di fare qualcosa per rovinare quello a cui lei teneva di più. Volevo deturpare la sua bellezza.”
A diciannove anni si arruola nella Marina statunitense e nell’agosto del 1970 sposa Claudia Barrows, sua amica dei tempi della scuola. Parte in missione per le Filippine, e qui si approccia per la prima volta al mondo della prostituzione, contraendo la gonorrea. Motivo, questo, che gli scatena una forte rabbia, ma non lo sprona ad evitare rapporti sessuali non protetti con altre prostitute. A causa della reciproca infedeltà, Gary e Claudia divorziano nel gennaio del 1972 e l’anno dopo l’uomo si risposa con Marcia Winslow, dalla quale ha un figlio, Matthew. Ma nel gennaio del 1981 anche questa unione giunge al capolinea; lei lo lascia perché ritiene di subire da parte del marito un controllo ossessivo, sfiancante. Sarà lo stesso assassino che a tal proposito dirà:
“Volevo che fosse come mia madre, volevo che pulisse la casa. Abbiamo litigato diverse volte per queste cose. Credo di aver tentato di strangolarla una volta, quando Matthew aveva solo due o tre anni, e poi l’ho fatto di nuovo. Subito dopo la separazione da lei cominciai a pensare di far del male alle prostitute.”
Quelle ragazzine, di fatto, non avevano niente a che fare con la ex moglie. Ma allora perché ha infierito contro di loro, privandole della vita? Gary dirà:
“Erano il mio capro espiatorio. Concentravo tutta la mia sofferenza e la sfogavo uccidendo delle donne. Era la mia valvola di sfogo. Quando uccidevo, il mio odio verso me stesso un po’ svaniva.”
Dopo la cattura e la confessione del pluriomicida, il Pubblico Ministero, Patty Eakes dice:
“Una cosa che abbiamo appreso, è che le vittime erano molto importanti per lui. Era fiero di ciò che faceva e gli piaceva interagire con i corpi.”
Anche a questa affermazione Gary dà una sua motivazione:
“Volevo stringerle, dormire con loro. Mi addormentavo tra le loro braccia, senza essere respinto.”
Durante gli anni della sua macabra attività, le persone che vivono nell’area della Contea Di King, sono profondamente impaurite ma anche arrabbiate, perché le forze dell’ordine non riescono a identificare e a catturare quel mostro che miete vittime in maniera compulsiva. Per cui viene istituita la “Green River Task Force” ma, dopo anni di duro lavoro, non si giunge al risultato sperato. Nel giugno 1986 i corpi rinvenuti salgono a 36. Cinque donne risultano essere ancora scomparse…
Nel 1990 la Task Force viene smantellata. Per circa quattordici anni il caso è rimasto irrisolto, ma gli investigatori continuano a sperare…
E intanto la vita dell’assassino continua pressoché serena. Si sente furbo, perché nessuno riesce a risalire a lui e, soprattutto, va fiero di una conoscenza che lo appaga, e per un po’ lo distoglie dal commettere quei barbari delitti: quella con Judith Mawson. Di lei dirà:
“L’ho conosciuta per caso ed è uno dei motivi principali per cui ho smesso, perché l’amavo. Ho smesso di uccidere nell’85 grazie a lei, perché c’era qualcuno che ci teneva a me. Andava tutto a gonfie vele, avevo la donna migliore di sempre. Lei aveva bisogno di un uomo e io c’ero.”
L’amore tra i due è forte e passionale, ma la donna è assolutamente all’oscuro della folle doppia vita del marito. Dorme con lui, in quel letto che fino a poco tempo prima è stato l’ultimo giaciglio di tante giovani donne morte ammazzate da quell’uomo senza scrupoli e senza umanità. Gary ci pensa, e in merito a questo dirà:
“Ho passato la notte a piangere, non ho dormito. Sapere quello che avevo fatto mi tormentava al punto da riuscire a togliermi il sonno. Una notte mi sono svegliato e ho visto una donna. Volevo dare fuoco a tutta la casa. Quelle donne le ho uccise quasi tutte in casa mia.”
Eppure, quest’assassino così metodico e attento, commette un errore: si lascia scappare una donna, un’altra prostituta, Rebecca Garde Guay, che lo descriverà così:
“Un mostro orribile, un demone. Ha cercato di aggredirmi. Mi ha spinto per terra e poi mi è salito sopra. Ho lottato, ci siamo rotolati. Sono riuscita a morderlo. Ho preso la borsa e ho corso più veloce che ho potuto.”
Già, perché dopo il matrimonio con Judith la foga assassina si placa, ma non scompare completamente. In merito a ciò lo stesso Gary dirà:
“Ho ucciso anche mentre stavo con Judith. Lei non lo sapeva e io non volevo smettere.”
Il tempo passa, e le ricerche scientifiche avanzano vertiginosamente, perfezionando soprattutto la tecnica dell’estrazione del DNA. Il caso viene riaperto e alcuni campioni di saliva di Ridgway prelevati decenni prima sono comparati con lo sperma rinvenuto nella vagina di alcune vittime. Il risultato dimostra che Gary è colpevole. Il mostro di Green River è stato finalmente catturato. Inizialmente, dopo l’arresto, l’assassino nega tutte le accuse, proclamandosi innocente. Ma la polizia lo avverte che se avesse confessato tutti i delitti, avrebbe potuto patteggiare ed evitare la pena di morte. Le sue rivelazioni spalancano una porta verso l’inferno. Di Wendy Coffield, sedici anni, ritrovata nel luglio del 1982, dirà:
“Credo di averle attorcigliato le mutande attorno al collo. L’ho trascinata quando era ancora calda, l’ho messa in acqua e l’ho spinta via.”
Di Debra Bonner, ventitré anni, dirà:
“L’ho messa in acqua completamente nuda, e l’ho spinta verso il fondo. Mentre l’acqua le entrava nei polmoni, delle bolle d’aria le uscivano dalla bocca.”
La mostruosità e la disumanità di quell’uomo arrivano all’apice quando egli stesso dirà:
“Mi piaceva uccidere le donne. Non avevo morale, la coscienza non mi diceva niente. Volevo diventare il miglior serial killer. Ero in preda a una furia omicida, volevo arrivare a cento.”
Ma Gary non smette di stupire, e a un certo punto della sua confessione fiume dirà:
“Mi dispiace per quello che ho fatto. Credo di essere malato. Soltanto un malato avrebbe piacere di veder morire una persona in quel modo.”
E ancora:
“Ho letto nella Bibbia che Dio cancella i nostri peccati. Se li confessiamo e se crediamo fermamente in Lui, Lui ci perdonerà.”
Emergerà anche che in diversi casi il killer, dopo essersi disfatto del corpo della vittima, tornava sul luogo dell’abbandono per lasciarsi andare ad atti di necrofilia con il cadavere. Un inferno inimmaginabile, una follia mostruosa, un dolore sconfinato causato senza alcun motivo a tante giovani donne che avrebbero avuto una vita da vivere, un futuro da godere, e invece una mano assassina le ha private dei sogni, delle aspettative, di quell’avvenire a cui sarebbero state destinate se solo non si fossero imbattute nella ferocia di un mostro senza scrupoli e senza umanità…