Harvest – Celebrando la gratitudine. Autore vari.
“Se la sola preghiera che dirai mai nella tua intera vita è grazie, quella sarà sufficiente.” Meister Eckhart
Quello che ho davanti a me, con l’immagine del pane tagliato a metà su uno sfondo di spighe di grano, è un libro che profuma di buono, di fatica, di ricordi, di raccolto, di collaborazione e condivisione. È il luogo del confronto su un tema comune: il raccolto, la gratitudine.
Quindici contributi di autori che hanno scelto di prendervi parte, ciascuno con la peculiarità dei propri scritti, in prosa o in versi, per celebrare e narrare la gratitudine, con la delicata forza delle parole che scendono nell’anima per far germogliare nuovi sentimenti.
È tempo di raccolto, tempo per rendere grazie. Non dimentichiamo di raccogliere, godere senza sprecare e conservare il necessario per riavviare il ciclo…
Gioann Polli, che ha curato la silloge, invita ad assaporare ogni scritto, per gustarlo e goderne, senza tralasciare nulla.
Un suggerimento che condivido ampiamente, dopo aver esplorato ogni testo con grande partecipazione emotiva.
Questo libro è per me la poesia della memoria della vita contadina. Sarà perché vari contributi richiamano l’atmosfera della vita nei campi o piuttosto perché mi fa pensare agli autori che come le pannocchie di granturco si aprono, mettendo a nudo ricordi, pensieri, vite.
Una poesiola mi s’affaccia prepotente alla memoria, quando ritrovo,illustrate e descritte, le immagini di un passato sempre vivo nel ricordo di un’autrice: lei, bimba felice, tra le pannocchie di granturco pronte a diventare bamboline.
Tu non lo sai,
ma la bambola della tua bisnonna
era una pannocchia vera
con la veste lunga da sera:
gliela faceva la sua mamma
sull’aia
mentre il granturco si sfogliava
i bambini facevano ruzzoloni
e i grandi cantavano le canzoni.
Persin le stelle stavano a guardare
tutto quell’allegro scartocciare.
C’è chi ci ricorda che “Battere il grano era un autentico spettacolo, una rappresentazione teatrale con una ricca scenografia e personaggi autentici. Battere il grano significava fatica, sudore, allegria e buonumore.”
Non è però necessario ritrovarsi sull’aia per godere del raccolto. Si può ovunque, quando dalla condivisione di capacità e intenti nascono esperienze indimenticabili e lo stare insieme diventa momento per creare e donare.
“La gratitudine è uno di quegli atti semplici in cui si cela il senso della vita.”
“Apprendevo a Conoscere e Riconoscere la Prosperità. In me nasceva, prendeva corpo e si faceva spazio la Gratitudine.”
“Ogni tanto torno sulla panchina su cui ho pianto per aver riconosciuto il dono ricevuto. Mi siedo, recito una preghiera e ringrazio. Ringrazio per aver sofferto, per aver avuto paura, per essere stato sconfitto, per il mio castello di carta andato in cenere. Perché, tra le macerie, ho trovato l’oro degli alchimisti.”
“La gratitudine disinnesca le attitudini violente … Chi ringrazia si colloca in una rete di relazioni, in una comunità che sa condividere, dare e ricevere … Chi cerca solo se stesso si prende ciò che riceve senza dare nulla in cambio.”
“Meleagant, Ginevra, Lancillotto, sono attori e protagonisti di un momento dell’anno in cui la Luce, nel suo pieno fulgore, inizia, impercettibilmente, ma inesorabilmente, a declinare verso l’oscurità.”
“Da insegnante, come un contadino, ho imparato a dissodare il terreno, seminare nel giusto periodo e attendere il trascorrere delle stagioni per osservare, ascoltare, chiedere e rispondere.”
“Se non puoi essere una stella nel cielo, sii una lampada nella casa … Si può diventare un grande campo disseminato di gioia, per sé e per gli altri.”
“Vivi la tua vita come se, con le tue azioni, dovessi restituire un dono che ti è stato concesso.”
Ho scelto soltanto poche frasi di alcuni contributi, per far cogliere varietà e ricchezza di questa dolce silloge, che accoglie il nostro grazie collettivo alla strada percorsa, al traguardo raggiunto, allo stare insieme per raccontarsi e progettare.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
La gratitudine. Ecco, questo è il concetto alla base della nostra festa. Non l‘autocompiacimento per il nostro successo ma la gratitudine al Mondo tutto intero per averlo reso possibile. Prelevare ciò che abbiamo contribuito a far nascere, goderne il giusto senza sprecarne, conservarne il necessario per riprendere il ciclo della vita e del Ritorno.
Sia questo il tema della nostra pubblicazione per Lughnasad: raccogliere, godere senza sprecare e conservare il necessario per riavviare il ciclo, quando anche la nuova Stagione oscura avrà iniziato a declinare per ridare spazio alla Luce del nuovo ciclo.
Non ci sarà nulla da seminare, in futuro, se non avremo saputo conservare e non sprecare i beni, la bellezza e la capacità di rispettarli e di farli fruttare.
L’epoca contemporanea, marcata dalla santificazione della fretta produttiva, dalla mortificazione della contemplazione e dall’abolizione della capacità di pensare a favore di quella di consumare, ci sta facendo dimenticare il senso stesso della parola “gratitudine”.
Tutto ci è dovuto (da chi?), tutto è e deve essere un diritto (garantito da chi?), tutto è consumabile e rinnovabile tramite il finto oro del denaro (creato da chi?).
Ci divertiamo anche a sprecare e rovinare non solo la natura e i suoi doni, ma pure i prodotti dell’ingegno della specie umana e la capacità di crescere che sola possiamo ottenere superando dogmi, confini, paletti. Nella società della specializzazione non misuriamo i beni della Natura sulla base del tempo, dell’amore e del sacrificio indispensabili per ottenerli, ma tramite il loro bieco valore di mercato.
Ringraziamo anche la nostra capacità di indignarci di fronte alla bruttezza, alle storture e alle vergogne del mondo. Anche questa capacità di riconoscere e rifiutare la moneta falsa della propaganda, della mala fede e della malvagità dilagante è un raccolto. Il raccolto dello splendore delle nostre anime in ascolto, delle nostre parole capaci di emozionare e delle nostre speranze concrete e fattive di abbondanza.
Nessuno di questi scritti va sprecato. Dobbiamo assaporarli, gustarli, goderne. È il raccolto aureo dei nostri autori ai quali va, nel pieno spirito della silloge, tutta la gratitudine per il dono che mettono in comune con i lettori. Questi frutti sacri d’inchiostro sono il cibo per la nostra anima, per la nostra mente e per la nostra fiducia nei raccolti di domani.
Che anche il dio Lugh, il nume celtico a cui è dedicata la festa di Lughnasad, li possa gradire e sappia donarci saggezza, felicità per questa festa e gratitudine per ciò che rappresenta. Una Triade senza cui non può esistere alcun tipo di raccolto o di ricchezza. Né può risplendere la Bellezza.