Il debate a scuola

Il debate a scuola a cura di Chiara Vergani

Debate significa argomentare e dibattere. Il «debate» è una metodologia volta a favorire l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze trasversali, cioè le life skill che ora riepilogo brevemente: la capacità di prendere decisioni, la capacità di risolvere i problemi, il pensiero creativo, cioè l’abilità di trovare soluzioni alternative alle svariate situazioni che si presentano nella vita, il senso critico, la comunicazione efficace, la capacità di relazionarsi con gli altri, la conoscenza di sé, delle proprie abilità, dei propri punti di forza e di debolezza e dei propri bisogni; l’empatia ossia la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, la gestione delle emozioni, cioè consapevolezza delle proprie emozioni, la gestione dello stress.  Il ruolo degli insegnanti è fondamentale in quanto hanno il compito di veicolare le life skills, pertanto devono avvalersi di strumenti e strategie sia pratici che teorici da poter applicare in classe per promuovere l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze per la vita. Il debate si caratterizza per la messa in campo di un confronto fra due squadre di studenti che sostengono e controbattono un’affermazione o una tematica stabilita dal docente, schierandosi a favore o contro. L’argomento viene scelto all’interno di quelli meno dibattuti durante l’attività didattico-pedagogica tradizionale. Proprio dalla tematica individuata prende il via il dibattito che si sostanzia in una discussione formale, con regole e tempi ben definiti, organizzata con esercizi di documentazione e rielaborazione critica.

Il debate è una metodologia didattica dalle radici molto antiche. Storicamente, infatti, si riallaccia alla disputatio medievale, vero e proprio sistema di insegnamento nato in seno alla filosofia scolastica. Con il debate quella tradizione si rinnova, diventando una specie di gioco. Una sfida verbale, durante la quale i ragazzi, organizzati in due squadre, sono chiamati a confrontarsi, a colpi di arringhe, su un tema diviso in tesi contrapposte. A prescindere dalle convinzioni personali, devono dibattere e sostenere l’argomentazione assegnata loro, raccogliendo informazioni, elaborandole ed esponendole di fronte a una giuria e a un pubblico, come in un processo. Una discussione stimolante è generalmente correlata a molti saggi e articoli sul tema, disponibili subito nelle banche dati e nelle fonti online. Un dibattente inesperto potrebbe sentirsi inizialmente a disagio nel doversi orientare fra tanti tipi di testi. Avere un consapevole senso della ricerca, mette in grado il dibattente di scegliere con cura i materiali e fruire solo dei documenti che veramente rispondono al bisogno informativo. L’obiettivo del dibattito è quello di favorire lo sviluppo nello studente della padronanza di metodi di ricerca e il desiderio di conoscenza.

Il debate nella sua forma più semplice necessita di un quesito, di un’idea con due posizioni opposte, ognuna delle quali è sostenuta da un difensore, con un moderatore imparziale. Questa semplicità ci dice che l’approccio può essere utilizzato in diversi contesti e discipline. L’approccio può essere usato con soggetti o gruppi come sostenitori di ogni posizione, in tal modo è possibile rendere il dibattito un’attività di gruppo in quanto è possibile coinvolgere più studenti e sviluppare un’argomentazione più completa. Praticare il dibattito come gioco educativo impegna gli studenti a sviscerare il tema da discutere e a ricercare informazioni e documentazioni volte a sostenere i vari argomenti. A mio avviso la matrice didatticamente interessante si estrinseca nella spinta propulsiva per gli studenti, dovuta alla peculiarità dialettica del gioco, a procedere con l’attività di ricerca secondo criteri rigorosi e sistematici per approfondire l’argomento di ricerca, formulare l’ipotesi di ricerca e la procedura di selezione, analisi, rielaborazione e restituzione delle informazioni trovate. Desidero anche ricordare che i debate possono essere competitivi, in cui i partecipanti mirano a creare un consenso per la loro posizione tra il pubblico, o non competitivi, dove la discussione sui meriti delle diverse posizioni è più importante. È utile per tutti i dibattiti, ma essenziale per quelli competitivi, avere un modo per misurare il punto di vista generale del pubblico dopo il dibattito al fine di vedere quale argomento è stato il più persuasivo. È anche importante – scrive Glover – che il moderatore assicuri che la discussione non diventi personale e che i partecipanti rimangano concentrati e composti, e una serie di regole di base è utile per ridurre la possibilità e l’impatto di eventuali problemi.

 Il debate è sicuramente di ausilio per le ragazze e i ragazzi in quanto li orienta all’approfondimento tematico, a scegliere le fonti con lo scopo di crearsi un’opinione, sviluppare competenze come oratori, capacità di ascolto, di autovalutazione, inoltre è utile per implementare l’auto consapevolezza culturale e l’autostima. Il debate mette in moto la mente, la spinge a originare opinioni personali, innovative, agevola lo sviluppo del pensiero divergente e critico, incrementa le competenze. Alla fine della seduta l’insegnante valuta la prestazione delle squadre nella logica delle competenze acquisite. Nel debate non è permesso servirsi dei dispositivi elettronici. Per andare oltre l’idea dello studio come puro apprendimento mnemonico di testi scritti per agevolare la strategia dialettica, per favorire il processo del pensiero critico, per saper valutare l’efficacia o i limiti dei discorsi altrui, per contestualizzare i contenuti dell’apprendimento scolastico alla società attuale, per favorire l’inclusione dei dispositivi digitali con quelli tradizionali, per mettere in campo metodologie all’avanguardia di rappresentazione del sapere, per implementare la collaborazione e il lavoro in gruppo. In breve secondo me il debate è una metodologia didattica che insegna a sviluppare le idee, a essere creativi e organizzati. La scuola deve anche insegnare anche a parlare in pubblico, ad argomentare e a sostenere un dibattito. Il debate è un “must” nelle scuole, nei college e nelle università americane e inglesi, e che da qualche tempo comincia a essere sperimentato anche in alcune scuole italiane. Presso l’Istituto tecnico economico Tosi di Busto Arsizio il debate è praticato e l’Istituto fa parte di una rete di otto scuole lombarde che propone agli studenti di impegnarsi nel debate quale processo e percorso di formazione sia curricolare che extracurricolare. Nelle scuole, nei college e nelle università americane e inglesi il debate è una metodologia usata da tempo. In particolare in America e in Gran Bretagna già alla fine dell’800. Il debate si è molto diffuso a livello globale negli anni duemila; infatti, attualmente esistono nel mondo circa 500 società di dibattito. Negli Stati Uniti circa 40.000 studenti annualmente si sfidano nei debate. Anche in Italia certe scuole hanno scelto il debate nel proprio progetto didattico-educativo, inserendolo nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). I consigli di classe organizzare uno o più debate durante l’anno scolastico. Nei paesi anglosassoni è proprio una materia curriculare. In Italia, il debate si sta affermando sempre di più come metodologia didattica atta a sostenere gli studenti nello sviluppo delle soft skill: flessibilità, lavoro in team, ragionamento, capacità di parlare in pubblico. Si tratta dunque di una sorta di “gioco” didattico con struttura e norme ben definite, con veri e propri tornei internazionali. Che il debate sia un metodo preciso e rigoroso lo confermano anche le sempre più numerose gare che si organizzano in Italia e nel mondo. Competizioni che sono anche divertenti e che coinvolgono centinaia di istituti scolastici e migliaia di ragazzi. E’ un modo per diffondere ancora di più questa metodologia efficace. Sia a livello nazionale che internazionale, il modello di debate a cui si fa riferimento durante le gare è quello elaborato dalla World School Debate, considerato una vera eccellenza mondiale.

Il debate è una metodologia didattica con struttura e regole precise. In ogni squadra ci sono dei ruoli: capitano, oratori e ricercatori. Il capitano deve presentare la tesi e avviare la discussione, orientandola nella direzione corretta. La discussione passa poi agli oratori, che sviluppano tutte le argomentazioni a sostegno della loro idea. Da sfondo c’è il lavoro dei ricercatori, che raccolgono le informazioni più importanti per il dibattito e le socializzano al gruppo. Molto importante anche il ruolo del cronometrista, un arbitro super partes che deve far rispettare i temi degli interventi: massimo 3 minuti per ciascun oratore. I membri della giuria devono decidere la squadra vincitrice, motivando la loro scelta. Vince non la tesi più convincente, ma il gruppo che ha dimostrato di conoscere e saper utilizzare meglio gli strumenti e le strategie del debate.   

Mentre alcune discipline si prestano particolarmente bene ai debate, sia per la tipologia dell’argomento che per le discussioni attuali e passate, ci sono modalità per iniziare un dibattito di ogni disciplina. E di basilare importanza rammentare nel debate il mezzo può a volte essere più incisivo del messaggio, ossia un sostenitore carismatico, capace, competente e intelligente può essere molto convincente indipendentemente dalla sua argomentazione. Dunque è fondamentale che gli studenti si rendano conto di questo fenomeno e quindi possano imparare a usufruirne favorevolmente. Ecco alcuni esempi di argomenti da dibattere: È giusto limitare la libertà di espressione del web? Sono valide le motivazioni dei vegani? È giusto legalizzare le droghe leggere? È giusto approvare una legge che permetta l’eutanasia? La pena di morte è sempre sbagliata?
Esistono guerre giuste? Nella scuola dell’obbligo è giusto non bocciare? Cosa pensate della ludopatia? Come pensate si possa arginare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo? I casi di femminicidio: come agire per bloccare questa piaga sociale? Il debate è un metodo efficace secondo voi per discutere di diversi temi?

Argomentare e dibattere. Sono questi i fondamenti del debate. Su tali matrici si basa l’efficacia di una metodologia che è di ausilio ai giovani per sviluppare sia soft skill che competenze curricolari. Il debate infatti stimola il ragionamento: orienta a produrre idee, ad associarle e a gestirle in modo intelligente e flessibile. E’ importante anche per imparare a parlare in pubblico: dunque trovare il giusto tono di voce, argomentare in modo istrionico, attirare e mantenere l’attenzione, riuscire a convincere. Inoltre nella pratica del debate vengono sollecitate e sviluppate delle abilità e capacità come creatività, ironia, umiltà, lavoro di gruppo, capacità di problem solving. Nell’insieme il debate si configura come una sorta di “gioco” anche molto divertente. Il dibattito strutturato (debate) consiste in una gara di dibattito tra due gruppi di studenti, con tempi di intervento definiti a priori e una giuria che dichiara un vincitore. Nel debate si impara a sostenere una tesi e a controbattere a quella altrui, in un confronto aperto e rispettoso dell’interlocutore. Gli oratori – i debaters – devono essere in grado di portare le argomentazioni più adeguate in vista del proprio scopo, rispettando le regole assegnate e senza prevaricazioni. Secondo me inoltre il debate sviluppa la razionalità, la capacità di apportare chiarezza, lucidità e coerenza ai propri ragionamenti e pensieri donando a essi una struttura elaborata ed efficace.

In Italia sono presenti esempi di dibattito soprattutto a livello televisivo, in cui vengono invitati esponenti di partiti politici o esperti di varie tematiche a esprimere le proprie opinioni. Il debate si differenzia da questi in quanto uno dei suoi obiettivi consiste nel liberarsi di alcuni esempi televisivi poco edificanti in cui si parla senza ascoltare gli altri, per comprendere invece le regole sia del dibattito che del parlare in pubblico in modo civile e democratico. Mi sento di dire per concludere che il debate può anche rappresentare una risposta al desiderio di protagonismo di alcuni giovani: apprendere le tecniche per supportare una tesi aiuta le ragazze e i ragazzi ad accollarsi un ruolo attivo nei processi decisionali.

Dott.ssa Chiara Vergani

Pubblicato da Chiara Vergani

Scrittrice – Insegnante – Pedagogista – Criminologa Laureata In Psicopedagogia Ha conseguito un Master In Criminologia, master in tutela del minore. Specialità in psicologia dell’età evolutiva, specialità in pedagogia per il territorio, orientatrice didattica. Esperta in temi sociali: bullismo, cyhberbullismo, revenge porn, ludopatia, dipendenza da sostanze stupefacenti e da alcool, le Sette, didattica a distanza, Mindfulness, agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Conferenziere a livello nazionale. Articoli di settore in varie riviste, in blog e magazine online. Collaborazione settimanale al telegiornale di Emittente televisiva il 12 – Tv Azzurra Triveneto. Collaborazione con Well Channel. Collaborazione con il Cantiere delle Donne. Collaborazione con radio Video Music e altre emittenti nazionali.

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