Il figlio del figlio, Marco Balzano, un romanzo pubblicato nel 2010 da Avagliano e ripubblicato da Sellerio nel 2016, infine nel 2022 nei tascabili Einaudi.
Nicola ha ventisei anni, un lavoro precario da insegnante e un incomunicabilità di base con suo padre Riccardo che non riesce a comprendere la sua scelta di continuare a fare il precario pur di fare il lavoro che ha scelto e per cui si è preparato con la sua laurea in lettere. È difficile per suo padre, operaio specializzato, riuscire a comprendere un figlio che in fondo non si è ancora realizzato né con il lavoro né con una famiglia o un legame.
Leonardo è il nonno, colui che lo ha cresciuto insieme a sua moglie Anna, quando era piccolo e i genitori lavoravano entrambi.
Nicola è il bersaglio dell’ironia di suo padre e suo nonno.
Il figlio del figlio è una storia di emigrazione, di radici che non si possono recidere, della lingua che crea identità. Il mare, il sud che ancora arranca, quel sud dove i giovani sono costretti ad andare via, solo chi ha un negozio, una fabbrichetta, una qualsiasi attività commerciale familiare può permettersi il lusso di restare.
Le differenze tra la vita al sud e quella a Milano sono forti, sono identitarie, l’emigrazione non ti lascia mai, diventa una condizione di squilibrio perenne dell’anima di chi è stato costretto a recidere le proprie radici.
Tre generazioni a confronto in the road. Un viaggio da Milano verso il sud, la Puglia e nello specifico Barletta, per andare a disfarsi della casa al mare che cade a pezzi, diventa occasione di conoscenza e confronto di tre generazioni di uomini: padre, figlio, nipote.
Nonno Leonardo e papà Riccardo parlano il dialetto, in genere non lo fanno, suo padre traduce nella sua mente in italiano, la lingua, come forma di appartenenza, Nicola è nato a Milano, capisce il dialetto ma non osa parlarlo. La controra, il pennico, il pomeriggio infuocato che è sempre stato motivo di tedio in Nicola, a Barletta è qualcosa che ancora resiste, necessario per colpa della canicola che nel primo pomeriggio fiacca. Ma è anche un’abitudine di vita, quelle ore pomeridiane in cui la vita si ferma per poi riprendere in tardo pomeriggio è sin da piccolo per Nicola la grande differenza tra casa e la casa al mare dei nonni.
Un romanzo familiare che traccia in maniera chirurgica i rapporti che si creano in famiglia, dove si convive, ci si incontra, ma in fondo non ci si conosce. La casa al mare che con il tempo cade a pezzi è una metafora dei rapporti familiari che con il tempo si deteriorano senza apparente motivo. È il caso dei figli di nonno Leonardo che senza apparente motivo non si rivolgono più la parola.
Un viaggio in cui Nicola conosce suo padre lontano dalle regole ferree che si è dato, quell’invecchiamento dell’anima che si è autoimposto. Vederlo nel rapporto con babbo, è così che Riccardo chiama suo padre, è per Nicola una vera e propria scoperta, come se tutte le maschere e tutti i paraventi creati nella vita di città cadessero come per magia con il ritorno al luogo del cuore, alle origini, alla vera identità. Il sentirlo parlare di cose e persone con suo padre lo mette in una prospettiva diversa davanti ai suoi occhi.
Il figlio del figlio parla di padri e di figli, di quei rapporti che si fanno difficili solo perché ci si rifiuta di conoscersi davvero. I ricordi di bambino e di ragazzo nella casa al mare dai nonno è miscelato ai ricordi e alla vita del nonno e del suo stesso padre. La grande attenzione, la sensibilità nei confronti di suo padre, il dire “io sono venuto qui solo per stare un po’ con voi due” abbatte barriere invisibili tra lui e suo figlio Nicola, voce narrante.
Un romanzo familiare in cui molti possono riconoscere la storia della propria famiglia, emigrazione o no.
Marco Balzano in una narrazione che si svolge nell’arco di una settimana riesce a non tralasciare nessun elemento per riuscire a tracciare le difficoltà dei rapporti familiari, quei legami imprescindibili che con il tempo possono diventare zavorre nella vita di ognuno di noi. Le origini, l’identità, i luoghi del cuore, la nostalgia, il rimpianto di non essere riusciti a rimanere e di non aver deciso di tornare. La vita che ad una certa età diventa come la casa al mare piena di calcinacci se nessuno se ne prende cura.
Un libro da leggere ha il sapore della verità. Il ritorno ai luoghi delle origini con un senso di estraneità, in fondo la nostra vita è altrove l’abbiamo provato un po’ tutti. Quelli che sono andati, quelli che sono restati, quelli che sono solo passati…
Questo libro era nella mia libreria da tempo, lo acquistai dopo aver letto “Resto qui” dello stesso autore nel lontano 2018 quando era tra i finalisti del Premio Strega, probabilmente non era il momento di leggerlo, lo sistemai in libreria nel reparto libri da leggere e lo dimenticai, ma ora era come se facesse un passo avanti, uscisse dallo scaffale e dicesse: Leggimi! Io ho obbedito, era proprio questo il momento giusto.
Nicola ha ventisei anni e fa l’insegnante precario a Milano. È figlio di Riccardo, un emigrante invecchiato troppo presto, e nipote di Leonardo, un contadino analfabeta e senza terra, che un giorno sorprende tutta la famiglia con una decisione importante: bisogna vendere la casa al mare, diventata l’oggetto ingombrante che divide fratelli, genitori e cugini. Cosí, una mattina di prima estate, partono a bordo di una Punto amaranto, nonno padre e nipote, per raggiungere la Puglia, a cui sono legati in maniera diversa. Il viaggio tra i luoghi e le memorie che hanno costruito la famiglia Russo diventa un viaggio iniziatico in cui i rapporti di confronto-scontro tra padri e figli si sciolgono in rapporti fra tre uomini, ognuno con i propri imbarazzi, affetti, difficoltà.
Marco Balzano è nato a Milano nel 1978, dove vive e lavora come insegnante di liceo. Ha esordito nel 2007 con la raccolta di poesie Particolari in controsenso (Lieto Colle, Premio Gozzano). Nel 2008 è uscito il saggio I confini del sole. Leopardi e il Nuovo Mondo (Marsilio, Premio Centro Nazionale di Studi Leopardiani). Il suo primo romanzo è Il figlio del figlio (Avagliano 2010, finalista Premio Dessì 2010, menzione speciale della giuria Premio Brancati-Zafferana 2011, Premio Corrado Alvaro Opera prima 2012), tradotto in Germania presso l’editore Kunstmann.
A questo primo romanzo hanno fatto seguito Pronti a tutte le partenze (Sellerio 2013), L’ultimo arrivato (Sellerio 2014), con il quale vince nel 2015 il premio Campiello. Altre pubblicazioni con Einaudi: Resto qui (2018), Le parole sono importanti (2019) e Quando tornerò (2021). Nel 2022 è il vincitore del «Premio letterario Friuli-Venezia Giulia. Il racconto dei luoghi e del tempo».
Autore: Marco Balzano
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
Anno edizione: 2022
Formato: Tascabile. In commercio dal: 31 maggio 2022
Pagine: 160 p., Brossura
EAN: 9788806253189
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