Le vicissitudini del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio.
l libro di Simone Censi ha catturato subito la mia attenzione, fin dalle prime pagine. Ambientato nel XIX secolo, porta alla ribalta realtà sconcertanti di cui non tutti sono a conoscenza, attraverso l’utilizzo del racconto di chi ha vissuto in prima persona la storia dell’epoca.
La voce narrante appartiene a un uomo la cui identità resta misteriosa, noto solo con il soprannome di “Balzarino”. Soffermarsi sul momento storico in cui i fatti si svolgono è determinante: ci troviamo in un periodo in cui i divari tra ricchi e poveri, tra nobili e plebei, tra potenti e ininfluenti è netto così come è inequivocabile il potere ecclesiale. Balzarino nasce in una famiglia numerosa, con un padre avvezzo prevalentemente al bere e con una disabilità agli arti inferiori. Viene letteralmente venduto per pochi spiccioli a un uomo, che in un certo senso si sostituirà alla figura paterna, iniziandolo alla lettura e alla scrittura e che gli insegnerà l’arte di un “mestiere”. Si tratta di Mastro Titta, al secolo Giovanni Battista Bugatti, nato nel 1796, che comincia ad adempiere al non facile compito di effettuare esecuzioni capitali per conto dello Stato Pontificio all’età di 17 anni. Metodico, risoluto e fin troppo ligio al suo dovere, il leggendario Maestro opera in maniera sistematica, senza porsi troppe domande, dicendo piuttosto: “Il mio nome è Giovanbattista, sono un boia e fo questo per campare. È un lavoro onesto e se non ci fossi io a farlo ci sarebbe certo qualche d’un altro.” E anche: “A ciascuno il mestiere suo, c’è chi giudica e chi esegue. Io eseguo.”
Gli anni passano, le esecuzioni si ripetono incessantemente e intanto il garzone del boia cresce e matura, fino a sviluppare idee personali sulle vicissitudini criminali e sulle conseguenti misure legislative adottate al fine apparente di far cessare gli innumerevoli misfatti.
“L’argomento più dibattuto era il come gli inquisitori riuscivano a tirar fuori dai sospettati delle piene e convincenti confessioni che finivano con l’essere decisive per le loro condanne a morte. La sua salda posizione era che le piene confessioni erano merito dei bravi inquisitori che lo Stato Pontificio aveva a disposizione, che con astuzie mettevano in contraddizione i sospettati facendoli accusare reciprocamente in cambio di un’insperata remissione della pena che mai arrivava. Era vero che gli inquisitori utilizzavano tecniche subdole per mettere in difficoltà i colpevoli, i quali magari ancora con un forte spavento per quello che avevano commesso traevano maggior conforto nel confessare le pene rispetto al tenersi tutto dentro. In questo modo però non si considerava una cosa importante. La ricerca della verità molto spesso rappresentava un freno al desiderio dell’inquisitore di dare il prima possibile un colpevole alla folla inferocita per un efferato delitto, soprattutto quando le indagini annaspavano…Sotto tortura tutti, anche gli estranei ai fatti, alla fine erano ben disposti a dare una piena confessione.”
Il romanzo di Censi risulta essere molto accattivante. Scritto in modo scorrevole e lineare, inserisce nel contesto parti dialettali, volte ad evidenziare lo sviluppo culturale del garzone narratore. Evoluzione che sottolinea anche una presa di posizione rispetto ad un modus operandi di una giustizia sommaria tipica dell’epoca, che vede tra l’altro, protagonista anche il popolo, sempre vivamente presente alle esecuzioni. Un percorso a ritroso, quello di Balzarino che, affidatosi ad uno psicoterapeuta, cerca di allontanare definitivamente i fantasmi che per una vita lo hanno attanagliato. Un gran bel libro, che in modo romanzato, riporta al presente la figura del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, ricordato, tra l’altro, anche nella celebre commedia musicale “Rugantino” di Garinei e Giovannini, nella quale alla figura del boia si sostituisce quella di un bonario vinaio, contrario all’esecuzione di un suo vecchio conoscente. Una lettura più che consigliata!
Fabiana Manna
Titolo : Il garzone del boia
Autore : Simone Censi
Editore : Elison Publishing
EAN: 9788869631887
Marito e padre. Laureato in Scienze Politiche e Giurisprudenza. Impiegato. Ho all’attivo numerose pubblicazioni in rete e su varie antologie di poesia e narrativa, tra le quali: Secondo posto al Premio Internazionale Il Labirinto con il racconto “Riflesso tonico labirintico” (2008). Terzo posto al Premio Lupo con il racconto “L’anabasi dell’uomo moderno” (Faeto – 2009). Finalista del concorso nazionale E-Scrivo e pubblicazione della raccolta di racconti “Ghost Hunter – Il metodo Gallagher” (D’Accolti-2012). Vincitore del concorso nazionale FantaExpo con il racconto “La lettera del Male” (Salerno – 2012), vincitore del Premio Write-Aids con la poesia “Viandanti smarriti” (Ferrara – 2012). Terzo posto al concorso Tuttiscrittori con il racconto “Quello che vedo” (Coarezza – 2013), secondo posto al Premio Giuseppe Matarazzo con il romanzo “Il garzone del boia” (Montescaglioso – 2013). Vincitore del Premio internazionale di poesia Festival degli Spaventapasseri con la poesia “Il cattivo Spaventapasseri” (Rovetta – 2014). Pubblicazione del romanzo “Amico, Nemico” (Montag – 2015), vincitore del concorso Io penso in siciliano con il racconto “Damon Gallagher in Truvaturi” (Montalbano – 2015). Vincitore del PremioLuogos Scripture Contest con la poesia “Seduto a terra” (Luogos – 2016), vincitore del concorso Io penso in siciliano con il racconto “Altrove” (Montalbano – 2016), secondo posto al Premio Inula con il racconto “Inquietudine migratoria” (Marina di Camerota – 2016), pubblicazione del quaderno di poesie “Verso i luoghi del tramonto” (Vitale Edizioni – 2016). Vincitore del Premio letterario Mondoscrittura Città di Ciampino con la poesia “Dritto contro il vento” (Ciampino – 2017), vincitore del Concorso Letterario Internazionale Macugnaga e il Monte Rosa con la poesia “Enrosadira” (Macugnaga – 2017), secondo posto al Premio Italia Medievale con il racconto “I segni della fine” (Milano – 2017), vincitore del Concorso Italicaexpo Terra Tricolore con la poesia “EVO” (Isernia – 2017). Secondo posto al Premio Internazionale La Mia Terra con il racconto “Fatti di terra, intrisi d’amore” (Vibo Valentia – 2018), vincitore del Premio LetteraturaHorror 2018 con il racconto “Ferocactus Coloratus” (Letteraturahorror.it – 2018), terzo posto al Premio del Mare Marcello Guarnaccia 2018 con il romanzo “La Isla” (Nulla Die Edizioni – 2018), terzo posto al Concorso Orto in Nero con il racconto “Mangialo” (Napoli – 2018), vincitore del Premio Letterario – Verso Sud con il racconto “Di nuovo lontano” (Villa Poma – 2018), pubblicazione del romanzo “Il garzone del boia” (Elison Publishing – 2018). Vincitore del Premio regionale di narrativa Storie … Nel cassetto con il racconto “Come fiori portati dal vento” (Agugliano – 2019), vincitore del Premio Letterario Internazionale Nessuno Scrive con il racconto “Damon Gallagher in Fante Rosso” (Nessuno Legge – 2019).
La descrizione del libro
Ambientato nell’Italia dell’Ottocento, “Il garzone del boia” è la storia romanzata del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante, comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone.
Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca.
Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta un doppia stesura.
Una prima, in corsivo, fatta dall’aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda riscrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.