“ Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso.” ( Antonino Scopelliti)
Il 09 agosto del 1991, a soli 56 anni, il giudice calabrese Antonino Scopelliti venne assassinato, come riferì il pentito Gaspare Mutolo nel settembre dell’anno successivo, “su mandato di Cosa Nostra e collegato con la partecipazione del Magistrato, in qualità di Pubblico Ministero, al giudizio di Cassazione concernente il Maxiprocesso di Mafia”.
Ma procediamo per ordine. Chi era Antonino Scopelliti? Nato a Campo Calabro il 20 gennaio 1935, entrò in magistratura a soli 24 anni. La sua fu una carriera brillante iniziata come Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Roma prima, di Milano poi; fu Procuratore generale della Corte d’Appello oltre che Sostituto Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione. Si occupò di svariati processi eccellenti , dal caso Moro alla Strage del Rapido 904, dal caso Calvi al caso Sindona, dalla Strage di Piazza Fontana al sequestro dell’Achille Lauro … Agli inizi degli anni novanta, essendo il Maxiprocesso di Palermo giunto al terzo grado di giudizio, Scopellitti si ritrovò coinvolto quale P.M. Qui, Cosa Nostra, tentò più volte di corromperlo per “aggiustare il processo” arrivando a offrirgli una somma di denaro pari a 5 miliardi delle vecchie lire. Scopelliti, uomo con uno spiccato senso del dovere e della giustizia, incorruttibile e dalla grande moralità e dignità, rifiutò la tangente, decretando probabilmente in quel preciso istante la sua condanna a morte. Era il 09 agosto di 29 anni fa e il Magistrato si trovava in Calabria presso l’abitazione degli anziani genitori a Campo Calabro, dove stava facendo ritorno alla guida della sua autovettura, dopo aver trascorso una giornata al mare. Due colpi di fucile calibro 12 caricato a pallettoni lo raggiunsero alla testa e al torace non lasciandogli possibilità di salvezza. L’auto proseguì per una decina di metri per sfondare poi un cancello e finire fuori strada arrestando la sua corsa in un vigneto. Classificato di primo acchito come incidente stradale, solo i rilievi sul corpo del giudice consegnarono la verità dei fatti.
Non aveva scorta Scopelliti perché ne avrebbe avuto diritto solo su sua eventuale esplicita richiesta; eppure stava lavorando al Maxi Processo contro Cosa Nostra, come si appurerà dalla documentazione ritrovata in casa dei genitori, e si stava occupando proprio di alcune istanze per rigettare il ricorso presentato in Cassazione dagli Avvocati difensori di quanti erano stati condannati tanto in primo quanto in secondo grado di giudizio.
Il primo a capire e a dire che l’omicidio di Antonino Scopelliti altro non era che un delitto di Mafia, fu Giovanni Falcone. I due erano legati da una profonda amicizia e lo stesso Falcone il giorno del funerale, confidò al fratello di Scopelliti che lui sarebbe stato il prossimo a essere ammazzato, cosa che avvenne 9 mesi più tardi. Falcone in merito all’assassinio di Scopelliti dichiarò: “L’eliminazione di Scopelliti è avvenuta quando ormai la suprema Corte di Cassazione era stata investita dalla trattazione del maxiprocesso alla mafia palermitana e ciò non può essere senza significato. Anche se, infatti, l’uccisione del magistrato non fosse stata direttamente collegata alla celebrazione del maxiprocesso davanti alla suprema corte non ne avrebbe comunque potuto prescindere nel senso che non poteva non essere evidente che l’uccisione avrebbe pesantemente influenzato il clima dello svolgimento in quella sede“.
L’intuizione di Giovanni Falcone divenuta certezza dopo la sua morte e quella di Paolo Borsellino, venne confermata anche da alcuni pentiti : “L’omicidio del giudice Scopelliti è stato un favore che la ‘Ndrangheta ha fatto a Cosa Nostra. Non so chi sia stato l’esecutore materiale, ma so che è un favore fatto per volere di Salvatore Riina e della commissione”. Furono queste le parole pronunciate dal pentito siciliano Francesco Onorato.
Antonino Scopelliti era un marito e un papà oltre a essere un Magistrato e amava talmente tanto la sua famiglia da tenerla nascosta. Nessuno era a conoscenza che avesse una moglie tanto meno una figlia, Rosanna, una bambina di soli sette anni all’epoca dei fatti, della quale anche i nonni paterni ne ignoravano l’esistenza. Per spostarla da un luogo all’altro, come raccontato da lei stessa, c’era “ il gioco della valigia rossa”. Una valigia nella quale veniva portata a mo’ di trasportino per animali domestici e che fu poi sostituita man mano che cresceva dalle cassette di legno utilizzate per i pomodori, nelle quali veniva fatta accovacciare e trasportata coperta da un telo. Era solo una bambina Rosanna, che con la complicità dell’insegnante e del direttore scolastico raccontava a tutti di essere figlia del medico Pasqualino, ma capiva che quella bugia bianca e il suo sacrificio aiutavano il suo papà. Ed era solo una bambina Rosanna, quando la sera del 09 agosto 1991, mentre attendeva la solita telefonata del papà, apprendeva invece insieme alla mamma, da un freddo notiziario delle 20:00, della morte del suo eroe.
Oggi, a distanza di 29 anni, non esistono ancora mandanti, né colpevoli e, nonostante nel 1996 il Tribunale di Reggio Calabria condannò all’ergastolo Totò Riina e i suoi uomini quali mandanti dell’omicidio, i giudici della Corte D’Appello, due anni più tardi ribaltarono il giudizio assolvendo tutti gli imputati. Solo di recente è stata ritrovata la presunta arma del delitto, sequestrata a Catania nel territorio del boss Nitto Santapaola.
Era un uomo di Stato, Antonino Scopelliti, e lo Stato lo aveva nel cuore al punto tale da sacrificare la sua vita e quella della sua famiglia ma che ancora oggi aspetta quella giustizia per la quale è morto.
Curiosità:
- Tre strade portano il nome di Antonino Scopelliti: una a Campo Calabro, una a Villa San Giovanni e l’altra a Bari.
- Nel 2007 è stata istituita, su iniziativa della figlia Rosanna, una Fondazione a suo nome.
- Dal 2011 a Mucinasso una frazione di Piacenza, un giardino pubblico è stato intitolato al giudice Scopelliti.
- Nel 2012 il Tribunale di Palmi ha dato il suo nome all’Aula Bunker.
- Sempre nel 2012, due Piazze, una a Casalgrande e una a Polistena portano il suo nome; un’altra Piazza gli è stata intitolata nel 2014 a Miglierina.
- Dal 2007, ogni anno nell’anniversario della morte del Giudice Scopelliti si svolge nella città di Reggio Calabria il Meeting Nazionale Antimafia “Legalitàlia”, promosso dalla Fondazione Scopelliti e dal Movimento “Ammazzateci tutti”, nato nel 2005 come reazione agli omicidi di ‘ndrangheta occorsi nello stesso anno nella provincia Reggina, culminati poi con l’assassinio di Francesco Fortugno, il 16 ottobre 2005 mentre svolgeva il suo incarico di Vice Presidente del Consiglio Regionale Calabrese.
Teresa Anania