Autore: Dario Fo
Titolo: Il Paese dei Mezaràt –
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Anno: 2004
Pagg: 196 Brossura/Tascabile
Prezzo: €. 8,00
Romanzo autobiografico, divertente e satirico. Racconta con sapiente ironia e umorismo, la sua infanzia e la sua giovinezza a cavallo della seconda guerra mondiale; i luoghi in cui è nato e cresciuto, gli usi, le abitudini, i modi di fare, gli eventi e i personaggi. Ambientato quindi, sulla sponda lombarda del lago Maggiore i cui paesaggi vengono descritti talmente bene da avere la sensazione di ammirare dei dipinti ricchi di colore e dalla mille sfumature. Fo racconta un universo fatto di contadini, pescatori, contrabbandieri, il paese dei soffiatori di vetro che lavorano di notte, il paese appunto dei Mezaràt: mezzi topi, pipistrelli. Ed è questo il nome che assegna al luogo in cui è cresciuto, Porto Travaglio, dove si trovavano a dimorare persone provenienti dall’ Europa intera. Quasi come si sfogliasse un vecchio album di ricordi, percorre a ritroso la propria vita, narrando dei vari traslochi da un paese all’altro dettati dal lavoro di Capostazione delle FFSS del padre; dei giochi, come quello di buttarsi giù da una rupe a picco sul lago rischiando di finire sulle rocce; le sfide con i coetanei; la scuola; il primo viaggio in Svizzera, dove era convinto di trovare i tetti di cioccolata; il primo amore; la passione per la pittura; il nonno Bristìn, un vero e proprio cantastorie, un contadino letterato, uno straordinario affabulatore il cui ruolo nella formazione di Fo, bambino prima e adolescente poi, si evince essere stato fondamentale. Si giunge alla conclusione del romanzo con il funerale del padre, “Pà Fo”,che si svolgono nello stesso giorno di quello dello scrittore Piero Chiara e che per ironia della sorte, tutti coloro che dovevano seguire il corteo funebre di Chiara, si ritrovano dietro la salma del vecchio ferroviere e il feretro di Chiara giunto a Varese trova una piazza deserta. Un romanzo scorrevole e fluido, colmo di particolari e di racconti ironici e pittoreschi, un romanzo ricco di animazione in cui difficilmente non si riesca a “vedere” ciò che è scritto.
Dario Fo attore e autore teatrale italiano, nato il 24 marzo 1926.
Dopo gli studi all’Accademia di Brera e le prime prove di teatro-cabaret (Il dito nell’occhio, 1953), ha scritto, diretto e interpretato testi in cui si fondono felicemente umorismo paradossale, comicità clownesca (derivata dalla tradizione popolare giullaresca e dalla Commedia dell’Arte) e satira politica: Settimo: ruba un po’ meno (1964), Morte accidentale di un anarchico (1971), Ci ragiono e canto (1972), Non si paga, non si paga (1974). Per i suoi monologhi (da Mistero buffo, 1969 e successivamente ampliato, a Johan Padan a la Descoverta de le Americhe, 1991, e Ruzante, 1995) ha inventato una vera e propria lingua, il grammelot, creativo ibrido dei diversi dialetti dell’Italia settentrionale. Nei testi successivi ha attenuato l’impronta militante, rivitalizzando la vena comico-farsesca delle prime prove: Quasi una donna-Elisabetta (1985), Il Papa e la strega (1990), Il diavolo con le zinne(1997). Parallelamente, ha sviluppato un’ampia riflessione sul proprio lavoro che va dal Manuale minimo dell’attore (1987) alla raccolta di articoli, interviste e fogli sparsi di Fabulazzo (1992). Sempre alla ribalta anche nell’impegno politico e nel sociale, in Il mondo secondo Fo (2007) ripercorre con l’ironia e l’irriverenza di sempre le sue avventure artistiche e civili. Nel 1997, a conferma del successo internazionale dei suoi testi, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Muore la notte tra il 12 e il 13 ottobre 2016.
Trama:
Nel libro Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua educazione artistica e civile. L’autore prende le mosse dai luoghi natii per avventurarsi nel turbine della memoria restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn. Fo indugia su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all’Accademia di Brera di Milano, gli stratagemmi per campare, la guerra, il reclutamento forzato e, per finire, con un salto temporale in avanti, i funerali di “Pà Fo”, figura centrale di questo “romanzo di formazione”.