Il santificatore di Marcello Antelao

Il santificatore, Marcello Antelao edito Arpeggio libero editore.

Quali meccanismi mentali scattano nella mente di un uomo che decide di vestire abiti demoniaci?

Il santificatore

“Sì, vendetta, tremenda vendetta,

Di quest’anima è solo desio…

Di punirti già l’ora s’affretta,

Che fatale per te tuonerà!

Francesco Maria Piave

14 marzo 2019. Al centro di una radura, nei boschi di Gussago, a circa dieci chilometri da Brescia, un addetto al Gruppo Sentieri, si ritrova a fare un macabro rinvenimento: uno scheletro annerito campeggia al centro di alcuni alberi di castagno tagliati da poco.

“Il corpo era in posizione supina, con braccia e gambe allargate in quella che pareva una grottesca riproduzione dell’uomo Vitruviano. Il volto era stato scarnificato dalle fiamme, cosicché ora nella parte superiore s’intravedeva una porzione di cranio annerito, mentre la zona corrispondente alla bocca era spalancata in un urlo muto…”

Per identificare i resti, viene chiesto l’intervento del professor Di Stefano, antropologo forense, che giunge sulla scena del crimine accompagnato dall’ispettore Basile e da un suo attendente.

La vittima al collo ha una catenina con un ciondolo votivo raffigurante San Clemente e Di Stefano, dopo aver osservato con scrupolo le ossa del bacino, comprende di trovarsi di fronte al cadavere di una donna.

“Le ossa non mentono mai. Le ferite si rimarginano, la carne avvizzisce, ma ciò che si imprime sulle ossa è per sempre o quasi. Fosfato di calcio e una manciata di altri minerali a costituire l’impalcatura di ciò che noi tutti siamo, dal cranio all’ultima delle falangi per un ammontare di 206 ossa. I traumi in cui siamo occorsi da bambini, le fratture che ci siamo procurati praticando il nostro sport preferito, l’usura dei nostri arti e perfino la nostra igiene dentale continuerà a parlare per noi molto tempo dopo la nostra morte. L’antropologia forense nasce per trovare risposte proprio laddove la medicina legale smette di trovarne. Nasce dalla volontà di restituire un volto e un’identità alle vittime che l’hanno perduta, restituendo un briciolo di pace in coloro che gli sopravvivono…”

Quel pezzo di radura viene ispezionato con estrema meticolosità, e il vicequestore Zamboni si accorge che, più o meno a metà corteccia degli alberi tagliati, sono incise alcune lettere.

Su ognuno di questi alberi è tracciata una lettera e queste lettere compongono la parola GEHINNOM. È una parola di derivazione ebraica e indica la valle dell’Hinnon nelle vicinanze di Gerusalemme. (…) In questa località, intorno all’ottavo secolo era venerata la divinità Assira Moloch e presso un luogo chiamato Tophet si sacrificavano bambini. Il profeta Geremia maledisse tale luogo e in seguito divenne un vero e proprio sinonimo di Inferno. (…) Il killer usa dei simboli religiosi, questo mi porta a pensare che la sua mente si sia formata in quell’ambito; ed è sempre nella regione che va ricercato il movente. Il nostro uomo conosce perfettamente la zona, è così sicuro del suo operato che ha potuto preparare il terreno, giorni o forse settimane prima che l’omicidio avvenisse. Ha composto la parola gehinnom, per indicarci che ha gettato le vittime nell’inferno o forse a indicarci una sua stessa discesa agli inferi. Credo che non si fermerà.”

E in effetti gli omicidi, barbari ed estremamente violenti, continuano con il medesimo modus operandi. E i cadaveri continuano a raccontare verità agghiaccianti. Gli inquirenti scoprono che le vittime non si conoscevano tra loro, ma c’era un denominatore che le accomunava: la maggior parte di loro erano stati implicati in processi che poi li hanno visti assolti in un arco temporale compreso tra il 1992 e il 1994. Non solo: tutti sono stati ammazzati seguendo una logica perversa, simulando il martirio di santi che ne incarnano le virtù opposte.

C’è un passato che si fa presente, e che rischia di inficiare anche il futuro.

Fin dove può arrivare l’odio, la disumanità, il disprezzo per la vita stessa?

Quali meccanismi mentali scattano nella mente di un uomo che decide di vestire abiti demoniaci?

In un crescendo ininterrotto di pathos e adrenalina, pagina dopo pagina, si sviluppa una trama articolata e appassionante, da cui si fatica a staccarsi. Si percepisce nettamente l’accurata ricerca da parte dell’autore di quelle parti che rendono intrigante il romanzo, e capitolo dopo capitolo, si palesano le diverse e complesse sfaccettature caratteriali e psicologiche dei vari personaggi. Nulla è lasciato al caso.

La descrizione dei luoghi, delle situazioni, degli stati d’animo e dell’evoluzione della stessa storia, risulta essere precisa e accattivante, tanto da consentire al lettore di sentirsi come un protagonista aggiuntivo che si ritrova proiettato sulle varie scene del crimine.

Un libro certamente crudo, ma capace di generare molteplici spunti di riflessione.

Una lettura che consiglio vivamente!

L’apparente quiete nella città di Brescia viene squarciata da un omicidio particolarmente efferato. Il corpo di una donna viene ritrovato in una radura sulle colline di Gussago. La vittima è stata sgozzata e il suo corpo è stato dato prima alle fiamme e poi predisposto con cura al centro del castagneto, dove su alcuni alberi sono incise delle strane lettere che sembrano orientate geograficamente. Al collo della donna il killer ha posto una catenella votiva di San Clemente. Sarà l’inizio di una lunga catena di omicidi. Sul caso indagano il vicequestore Remo Zamboni e l’antropologo forense Ermete Di Stefano. I due dovranno avventurarsi in un vortice di morte e follia che per qualche strana ragione sembra ricondurre a un antico testo agiografico del tredicesimos ecolo: la Legenda Aurea di Jacopo Da Varagine.

Autore:Marcello Antelao

Editore:Arpeggio Libero

Anno edizione:2022

In commercio dal:1 gennaio 2022

Pagine:234 p., Brossura

EAN:9788833521145

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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