Intervista a Ettore Zanca – Calcio e amore non sono così lontani

Intervista a Ettore Zanca

Intervista a Ettore Zanca – Calcio e amore non sono così lontani.

Ho conosciuto Ettore Zanca attraverso i suoi libri, ci siamo sentiti al telefono, abbiamo collaborato sempre con grande piacere. Ettore è un uomo con una sensibilità speciale, dote fondamentale per scrivere libri che ti trasportano nel mondo che ha creato con la sua penna.  L’oceano oltre la rete è il secondo libro che leggo di Ettore, il primo era Santa Muerte letto nel 2019. Ricordo che già allora rimasi colpita per il suo meraviglioso modo di creare i personaggi.

Dopo aver letto ultimo figlio letterario di Ettore, Zanca ho voluto fare una chiacchierata con lui. Ho chiesto l’intervista in maniera molto soft su Facebook, sotto il post della mia recensione, ed Ettore con l’educazione e la grazia che lo contraddistingue mi chiama al cellulare., in una lunga chiacchierata ho fatto qualche domanda…

Bene, volete sapere cosa ci siamo detti vero?

Prima di iniziare a leggere questo tuo nuovo lavoro non avevo alcun dubbio che lo avrei gradito molto, e non mi sbagliavo. Non è la prima volta che ti leggo, hai scritto due libri tra loro molto diversi, devo dire che mi sono piaciuti entrambi, ma questo in maniera particolare. Un libro che parla di calcio, ma va ben oltre il calcio, ci parla di opportunità. Del resto, la storia ce lo ha raccontato, se solo vogliamo pensare ai grandi campioni sudamericani, come Maradona o Pelè, il calcio per loro è stato una grande opportunità per uscire dalla miseria estrema in cui vivevano…

Dopo mille ringraziamenti Ettore comincia a dire:

Ho cercato di non parlare dei calciatori sudamericani.

Lo so bene, però bisogna ammettere che chi segue il calcio tende a collegare con i calciatori che abbiamo conosciuto.

Sì, infatti, la casa editrice voleva mettere in copertina un calciatore sudamericano che calciava, ma io non ho voluto, immagino questa squadra come una mistura di cultura spagnola.

Iniziamo con le domande, lasciamo da parte i complimenti. Quindi dove lo abbiamo immaginato questo luogo speciale, basta guardare la copertina un campo di calcio circondato dal mare.

La foto di copertina è un’isola della Norvegia, sono le isole Lofoten dove c’è questa particolarità di questo campo di calcio, in mezzo al nulla praticamente. La particolarità che abbiamo scoperto dopo la copertina è stato che accanto al campo ci sono delle gabbie, che non sono altro che delle strutture per appendere i merluzzi. Io aggiungo andava bene anche per i tonni (n.d.r. ridiamo), sì per San Vignan va bene per i tonni, aggiunge Ettore.

L’isola si colloca anche nel gioco dei cognomi, sono tra il britannico, il bretone e lo spagnolo, una scelta voluta proprio per fare in modo che l’isola potrebbe essere collocata ovunque, senza una precisa collocazione geografica, con l’unica certezza che potrebbe essere un po’ a nord. Potrebbe essere l’ultima isola della Spagna, prima dell’oceano?

Quindi ricapitoliamo, qui l’oceano è perennemente incazzato, e la gente che vive in quest’isola, come tu scrivi nel libro ha due sole possibilità o gioca a calcio o pesca tonni. Bene, ora voglio soffermarmi sui personaggi femminili con te, la figlia Amaranta, la sorella che era più brava di lui a giocare il calcio ma era femmina.

Il discorso non è che era femmina, ma purtroppo il calcio femminile non è remunerativo quanto quello maschile; quindi, la sorella se fosse partita per badare a tutta la famiglia non ce l’avrebbe fatta, David sì. Lei, Alma, era stata chiamata nella squadra femminile della stessa squadra in cui giocava David, ma sceglie di non partire, tutta la famiglia avrebbe dovuto lasciare l’isolai e avrebbero lasciato la madre da sola.

L’altra donna è Sara, giornalista sportiva con cui lui, a differenza della moglie, aveva in comune tante cose, si capivano, lei capiva il mondo del calcio, ci lavorava.

Per la precisione, quando lui parla con la figlia, fa una distinzione tra il tipo di amore che ha provato con l’ex moglie, lui la loda dice che lei l’ha accompagnato ovunque, loro si sono conosciuti da ragazzini, lei ha sopportato tutti i sacrifici degli inizi. Ma mentre la moglie non parlava la sua lingua, lui tornava a casa e non era più un uomo di campo; invece, Sara era una che parlava la sua lingua.

Doveva giustificarsi con la moglie…

Lui doveva far capire alla moglie quanto fosse importante studiare gli schemi, essere attenti… Questo Sara lo capisce da sola, ma è anche vero che le donne che arrivano dopo sono quelle che si fanno amare meglio, perché poi alla fine, il discorso è sempre quello, come diceva mio padre: un uomo si innamora per tre volte, nella prima si cucinava malissimo ma si mangiava in stoviglie pregiatissime, nelle seconde stoviglie meno pregiate ma si cucinava un po’ meglio, nella terza si usavano piatti di creta ma si cucinava da dio.

Si cresce…

Ha visto tutti i difetti, ha visto le cose che gli altri hanno vissuto live, parte avvantaggiato come il secondo figlio in una famiglia.

Queste donne, come quasi sempre accade, cercano di portare per mano questi maschietti, li guidano e aiutano a ritrovare se stessi. David non riesce a godersi nulla, non è completamente felice, ha sua figlia che non vuole vederlo lì all’isola.

Non è che non è felice, non è uno che riesce a godersi le cose positive.

Lui dice una cosa, che a me è piaciuto moltissimo, lo dice alla figlia che lui si godeva il risultato, ma non riusciva ad essere felice mentre ci lavorava.

No, lo dice Sara, la compagna: Tu ti sei goduto sempre ei successi dopo che sono arrivati, ma nel momento non hai mai capito quello che avevi conquistato.

L’impronta di ciò che stava facendo…

No l’importanza, lui era talmente dentro il flusso, che quando tutto era raggiunto non si godeva la bellezza, perché per lui era una cosa quasi viscerale, ci metteva un po’ a rendersene conto.

David viveva per il calcio, per lui il calcio era importantissimo; infatti, ci sono delle parti in cui lui rifletteva, pensava: come farò senza buttare la faccia in questo rettangolo verde, si doveva ritirare.

Che poi è quello che pensano tanti calciatori, basta pensare a Totti.

Lui dice a trentotto anni sono vecchio e devo ricostruirmi una vita. Lui alla fine dà tutto se stesso per l’isola.

Tu sei appassionato di calcio, insegni scrittura creativa per libri che parlano di sport come nasce questa storia?

Io volevo scrivere un libro nel quale si parlasse di calcio, ma allo stesso tempo non si parlasse solo di calcio, perché secondo me, come dico sempre alle persone quando faccio lezione, cito sempre una battuta di Al Pacino nell’Avvocato del diavolo che dice: “Io sto qui col naso ben ficcato nella terra e ci sto dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare! A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato!”, quindi a me piace che il calcio sia un alibi per fare emergere l’essere umano, il protagonista è un uomo e solo per caso fa il calciatore. Io sono convinto che il calcio sia il secondo motivo di battito cardiaco dopo l’amore.

Infatti, tu scrivi che un goal e un orgasmo sono sullo stesso piano.

Esatto!

Volevo scrivere qualcosa che raccontasse il lato umano dei calciatori e che facesse che non sono tutti dei fighetti impomatati.

Praticamente hai voluto parlare del mondo del calcio, il calciatore dal lato umano.

David è un portatore di storie, ha degli idoli importanti uno è Scirea, l’altro è Alcosta per motivi che si sanno leggendo il libro, Alkorta ha una storia particolare ma non tutti la conoscono, un portatore di storie che ha visto tante cose nella sua carriera e conosce una serie di aneddoti. Quindi, volevo fare una cosa nella quale emergesse il fatto che calcio e amore non sono mai così lontani e che forse chi non ama il calcio in maniera così viscerale, o da bambino non è stato buttato in mezzo a una strada a fare la cosa più democratica che esiste al mondo, oppure non è stato un bambino felice.

Infatti, per la recensione ho scelto una frase di Zeman che dice che il calcio sarà sempre popolare finché un bambino giocherà per la strada. Oggi per sfortuna non possono più farlo…

No no, possono ancora farlo, nelle zone più povere del mondo lo fanno, non è un caso che i calciatori più affermati non vengono certo dalle scuole di calcio, i grandi campioni, spesso, sono figli dei sobborghi, i grandi campioni vengono ancora dalla strada. Tutti campioni che vengono dalla povertà, per loro farsi strada ha significato prima di tutto sconfiggere la fame.

L’altro personaggio Antoine viene dalla strada, non conosce suo padre e vive il calcio in maniera sbagliata. Lui non riesce a capire cos’è il calcio e David glielo mostra.

Non è che non lo capisce, per lui è puro istinto, una cosa che lo diverte, una cosa che farebbe anche gratis. Lui addirittura pensa che chi lo paga è un idiota, perché lui lo farebbe anche gratis è passione per lui non lavoro.

Però spreca il suo talento…

E’ quello il discorso David gli dice: io se fossi al tuo posto, avessi avuto i piedi tuoi sarei stato un fenomeno.

Questo personaggio, Antoine è molto bello, mi è piaciuto tanto. Fa da contrasto con David, la parte buona, l’uomo tutto d’un pezzo che cammina nel mondo con la schiena dritta, e l’altro che si lasica prendere dalle cose di contorno e perde la ragione primaria, quella di giocare al cacio.

Però le due strade si intersecano, perché Antoine non è così cattivo come sembra David non è così specchiato come sembra.

Infatti, è l’essenza stessa dell’essere umano, infatti io avevo osato scrivere il calcio metafora della vita. Il calcio è passione, ma anche soldi, interessi economici, purtroppo il calcio scommesse è realmente accaduto, nessuno se lo è inventato.

Purtroppo, no

Volevo parlare un attimino con te proprio di questo: il calcio uguale vita.

Ricordo sempre quello che mi disse il presidente dell’associazione dove sono andato a fare il servizio civile, mi disse il mondo è composto da brave persone e da stronzi, è composto da micromondi fatto di brave persone e di stronzi, non vi aspettate che il mondo in cui siete arrivato, cioè questo, sia diverso da tutti gli altri. Quindi, il mondo del calcio è uguale è fatto da bravissime persone, integerrime, che pensano agli altri, che provano a migliorare la loro vita e la vita di chi gli sta intorno, e da persone che, invece, lo vedono come un pretesto di fare soldi, infine ci sono le persone grigie che comunque sono persone rispettabilissime che capiscono che il calcio può diventare una possibilità di redenzione. Antoine, molti mi dicono che ricorda Balotelli, ma non è Balotelli, io non lo stimo perché  sta buttato completamente alle ortiche il suo talento, invece a me Antoine dà l’impressione di essere  una sorta di Jamie Vardy, il centravanti del Leicester, il quale con Ranieri vinse uno scudetto storico in Inghilterra, però all’inizio della sua carriera finì in galera perché difese un suo amico sordomuto da un pestaggio, gli misero il braccialetto elettronico addirittura, lui andava a giocare con il braccialetto elettronico. Vardy, per esempio avendo capito la povertà da dove proveniva, è quello che apre una scuola calcio per i bambini indigenti, tira fuori dei ragazzi dalla strada. Quindi si, il calcio è uno specchio molto affidabile della natura umana, che va da chi fa tutti i maneggi possibili per arrivare prima degli altri, chi invece prova a vivere la vita in maniera specchiata o chi resosi conto che la vita è completamente diversa da come se l’aspettava prova a viverla lasciando una traccia di se più positiva rispetto a quello che pensava.

Perché il calcio, secondo te, è l’unico sport più seguito, ce ne sono tanti ma non sono mai seguiti come il calcio.

Perché è democratico, perché è uno sport che non ha bisogno di investimenti economici, a differenza del tennis e dell’automobilismo che sono sport per persone più abbienti, non ha bisogno di spazi a pagamento: palestre, piscine. Non ha bisogno di niente del genere, basta un investimento di poche lire, almeno a miei tempi, se eri fortunato eri quello cui per Natale avevano regalato il pallone di cuoio, uno spiazzo il più possibile non frequentato da auto, ma spesso le auto diventano gli avversari che dovevi evitare se volevi vivere. E’ uno sport democratico, eguaglianza per tutti, può essere praticato da chi ha un sacco di soldi, ma anche da chi non ha niente e si innamora di una palla. A rugby non ci puoi giocare per strada, al calcio si. Uno sport che ti permette di essere ovunque, immaginando di essere in un campo di calcio.

Il calcio muove tanta gente, muove tante passioni, si vede allo stadio gente che piange per un goal, è un qualcosa che muove le emozioni come niente nella vita. E’ qualcosa di eccezionale che si vede solo nel calcio. Unisce tutti annulla anche le barriere sociali.

Come dicevo è democratico.

Come sta reagendo il pubblico?

Finora bene, io ho un pubblico abbastanza indulgente, per cui mi perdonano tutto.

Ti vogliono Bene!

Oppure riesco a farmi perdonare io, non lo so ancora dove sta il confine, oppure riesco ad offrire un prodotto che può essere letto, sperando di emozionare. Fino a ora non ho ricevuto critiche negative, nel senso che ho avuto la fortuna o il privilegio, di scrivere un romanzo nel quale il messaggio è passato. Non so quanto sono stato fortunato e quanto sia stato abile. Fin dalla prima presentazione ho detto: non vi piace il calcio, questo romanzo utilizza il calcio soltanto come mezzo per arrivare a parlare di altro, di amori. Vi piace il calcio è il romanzo che fa per voi.

E’ ancora meglio!

Si è ancora meglio perché il calcio diventa il motivo fondamentale di narrazione. La cosa che mi è piaciuta è che è arrivato un messaggio. L’altra cosa per cui non finirò mai di ringraziarli è che probabilmente godo di un credito di fiducia che forse sono riuscito a spendere nel migliore dei modi. Le persone che non amano il calcio mi leggono spesso, perché dicono che io non racconto solo di calcio e probabilmente quando hanno deciso di investire su un libro in cui potevano trovare ad effetto centuplicato quello che trovavano nella bacheca di sono fidati e hanno investito. Quando compri un libro e ti tradisce è una cosa che non digerisci, i libri non costano poco. Se non dai un prodotto che piace, hai tradito un lettore. Devi stare attento, soprattutto per noi che non siamo autori enormi, non siamo gente che influenza masse, ma abbiamo una nostra nicchia di lettori, e tradire i lettori è pericolosissimo.

Il lettore è un patrimonio, è una persona che ha scommesso su di te. Durante le lezioni dico sempre: ricordatevi una cosa, la scrittura non è soltanto un libro, la scrittura è un piano narrativo che si fa ovunque, anche scrivere su Facebook  è scrittura e fa parte di un flusso, però dico sempre  ricordatevi una cosa da qualsiasi parte voi scriverete ci sarà  sempre un patto tacito con chi ti legge, se voi tradite questo patto, gli date la sensazione di aver perso tempo, non si sono incuriositi, non hanno guadagnato qualcosa passando da voi non vi leggeranno più. E questo è pericolassimo per chi non ha un’utenza enorme per cui la percentuale dei delusi è direttamente proporzionale a dieci volte le persone che ti seguono. Per noi è pericolosissimo tradire chi ha scelto di leggerti.

Volevo dirti una cosa, io leggo tantissimo, spesso non per scelta, quasi mai scelgo i libri che leggo, leggo quello che devo, magari posso scegliere tra quelli che mi arrivano. per una che “legge per lavoro”, emozionarsi con un libro è difficilissimo te lo assicuro.

Lo so, infatti per questo ti ringrazio tanto.

Con la mia esperienza, tanti anni di lettura e in più tanti anni di blog, io ho trovato una cosa bellissima nel tuo libro. Te la voglio dire perché lo meriti. I personaggi escono fuori dalle pagine, spesso i personaggi sono caratterizzati molto bene, ma restano nel libro. Invece lo scrittore bravo e di talento il personaggio lo fa uscire fuori. Nel senso che il personaggio diventa vivo, lo vedi. Questo vuol dire che tu sei riuscito a farli uscire dal libro. Sono convinta che se il personaggio non è vivo e non esce fuori dalle pagine, non può emozionare un lettore. Un libro irruente, chi lo ha tra le mani segue la storia vivamente, sono riconoscibili ed emozionano. E’ stata per me un’esperienza di lettura meravigliosa, indipendentemente dal fatto che dovevo scriverne sul blog. Esce completamente fuori la tua sensibilità e come dico sempre io “la scrittura è emozionale”.

Grazie di cuore, Elisa, è il più bel complimento che tu potessi farmi.

A questo punto, voglio lasciarti con un’ultima domanda. Dopo questo libro dove vai?

Bella domanda, sei la prima che me la fa lo sai? Sei la primissima che me la fa. Vado in un paesino, in Italia, stavolta vado in Italia, vado a raccontare una storia molto tragica in cui un personaggio sembrerà, non sembrerà è un personaggio paradossalmente da sfuggire e da evitare, ma al contempo da aiutare, con qualcosa di atroce alle spalle. E’ una narrazione difficile perché è la prima volta che mi avventuro in una cosa del genere, non pensavo nemmeno di accettarla questa sfida, invece l’ho accettata.

Sarà sicuramente bellissimo e lo attendo.

Avrà un’evoluzione particolare, ci sarà bisogno di un intervento esterno che sto cercando di capire come ottenere, perché questo intervento esterno giustificherà una parte di questo romanzo. Se quest’intervento arriva, il romanzo avrà una chiave di lettura precisa e una connotazione ben precisa.

So che avevo detto che la precedente era l’ultima domanda, ma me ne scappa un’altra: Quanto Ettore c’è in questo romanzo.

Tantissimo, perché si cresce, ci si evolve, c’è l’Ettore più innamorato della vita e del calcio. Delle due cose che si sovrappongono. Quindi della vita, dell’amore verso qualcosa, verso qualcuno. C’è tanto amore, da quello filiale a quello verso l’altro sesso. Gli amori che un uomo può incontrare nel corso della sua vita e tantissimo del terzo tipo di amore che in genere un uomo ha verso il calcio. Un uomo in genere ha tre tipi di amori: uno verso la donna che lo fa innamorare, per successione cronologica, spesso la donna che ti fa innamorare è quella che ti dà anche dei figli, per cui è la donna di cui rimarrà innamorato tutta la vita, anche se vivrà altri amori, poi c’è la donna che amerà tutta la vita, poi ci sono i figli e infine c’è il calcio solitamente 9 su 10. Ci sono i miei amori, ecco c’è tutta la mia vita affettiva.

Ettore, io ti ringrazio tantissimo per questo tempo che mi hai dedicato, perché con un’intervista scritta inviata via mail, non sarebbe uscito fuori quello che volevo…

Grazie per questo ulteriore regalo, dopo aver scritto del mio libro, mi hai donato molto di più. Non vedo l’ora di leggerla. So che sarà una cosa bellissima. Grazie per questo privilegio.

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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