Fabio Carta è un giovane autore appassionato di fantascienza. Ambrose arriva dopo la saga “Arma Infero” ed è il suo primo romanzo cartaceo. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Ciao Fabio, ti diamo il benvenuto nel nostro Blog dove oggi parleremo del tuo romanzo “Ambrose”
Ciao e grazie per lo spazio e il tempo che mi state dando. E’ grazie a iniziative come queste che un esordiente come me può farsi conoscere al pubblico.
Partiamo dal titolo. “Ambrose” : Cosa vuol dire e perché questo titolo?
Ambrose è un titolo ambiguo e vago, persino fuorviante, così come il personaggio che lo porta. Ambrose è infatti una voce nella testa del protagonista, ma non è la voce di un computer né il frutto di un’allucinazione. Esso si definisce una “coscienza emergenziale”. Spinge CA, l’eroe, tramite la sua arte oratoria, ad abbandonare il suo mondo sicuro, la sua RV, il suo stesso inevitabile destino di morte. Di più non posso dire, perché fino alla fine questa figura, nonché il suo ruolo, rimarranno un mistero. Come dobbiamo interpretarla? Una concretizzazione della coscienza/subconscio del protagonista? Un moderno Virgilio che condurrà il nostro CA verso un nuovo inizio? Forse. Ma anche l’ipostasi dell’ego collettivo di una civiltà che si rifiuta di rimanere coerente a se stessa proseguendo verso la distruzione, è la guida per una specie che non può più sperare di fare affidamento solo a se stessa per andare oltre i confini del proprio mondo, divenuto troppo piccolo. Ambrose è tutto questo, o forse è veramente soltanto una stupida allucinazione che giustifica un casuale evento storico. Tutto e niente.
Sei un autore di narrativa fantascientifica, come nasce la tua passione per questo genere di letteratura?
Leggendo, ovviamente, tanto. Ho amato e amo i classici, dove ho voluto ostinatamente cercare le origini di tutti quei cliché che si trovano in ogni produzione creativa, anche nella più dozzinale. E in questa mia ricerca ho scoperto di amare libri che non avrei mai pensato di poter apprezzare, almeno se si considerano le premesse, il punto zero della mia confusa crescita intellettuale. Leggendo, quindi, ma anche sognando. Sognando storie e sognando di poterne scrivere, da sempre. E dopo vari tentativi abbastanza acerbi, per usare un eufemismo, sono riuscito a completare i miei primi lavori. Con mia grande sorpresa e soddisfazione, aggiungo.
“Ambrose” è il tuo ultimo romanzo ed è ambientato in un futuro dove si combatte una guerra tra occidente e mondo islamico. Come mai ha deciso di affrontare questa tematica ?
Il romanzo è ambientato in un futuro dove la Jihad islamica è divenuta uno stato totalitario e ha scatenato una terribile guerra totale contro l’Occidente. In questo contesto si svolgono le vicende del protagonista, pilota di un particolare drone da battaglia antropomorfo che, tra allucinazioni e RV, si trova a vivere sulla sua pelle gli ultimi, rocamboleschi eventi della guerra.
Il personaggio principale del romanzo è un militare in esotuta. Chi o cosa ti ha ispirato?
Di ispirazioni ne ho avute molte… una su tutte Fanteria dello spazio di Heinlein, ma anche Guerra eterna e Pace eterna di Haldeman. E poi Gundam U.C. ( di cui recentemente sto riscoprendo l’anime The Origin) e videogiochi come se piovesse! La serie Fallout per la tuta, Armored Core per il carapace automatizzato, Titanfall per il rapporto amicale con la IA dello chassis, Mechwarrior per le armi… Viviamo in un contesto di stereotipi letterari, cinematografici e ludici (o videoludici) da cui è difficile sfuggire. Il mio lavoro, a questo punto, sembra quasi un’opera meramente… compilativa. Speriamo che piaccia!
Chi è Fabio Carta?
Sono nato nel 1975, negli anni in cui la pop-culture cominciava a lanciare i suoi rumorosi vagiti, e sono cresciuto a pane, robot giapponesi e primi, gloriosi blockbuster del cinema sci-fi. Sono un tipo sostanzialmente ordinario: sposato, impiegato e laureato in Scienze Politiche, ma ad un certo punto ho dato di matto e ho incominciato a scrivere. Scherzo. In verità cerco di scrivere romanzi di fantascienza da vent’anni circa. Ma solo di recente sono riuscito a trovare in me la costanza di portarne a termine qualcuno. I miei primi due romanzi, Arma Infero vol.1 e 2, sono stati pubblicati in ebook nel 2015 e nel 2016 (il vol.3 è attualmente in via di pubblicazione). Ambrose è il mio primo libro cartaceo.
Quanto c’è di te in “Ambrose”?
Ogni esordiente mette qualcosa di sé nel suo personaggio. Tuttavia Ambrose non è un’opera diaristica. Il protagonista si chiama CA, un acronimo che sta per Controllore Ausiliario, ossia un nickname da lavoro che è anche però l’epiteto giusto per chi ha fatto della personalizzazione la sua professione. È un misantropo agorafobico e ipocondriaco, come tutti gli spazionoidi e vive la galassia frammentata dei suoi affetti più o meno virtuali nella confusione amplificata dalle allucinazioni indotte dalla sua grave malattia. Insomma, CA è un lagnoso ma simpatico psicopatico, che non chiede altro che lasciare una traccia del suo passaggio sul suo mondo moribondo e alienante. Solo una traccia a memoria di sé. Non vogliamo tutti quanti lo stesso?
Che suggerimenti daresti a chi come me non ama il genere cyberpunk, per invogliarlo a leggere “Ambrose”?
Ambrose non è stato scritto da William Gibson, autore e fondatore del cyberpunk, questo è certo. Adoro la sua prosa enigmatica che nulla concede, né alla linearità della trama né tanto meno al povero lettore. L’ho letto che ero adolescente, e giuro di non aver mai saputo se ho capito o meno quello che ho letto. Eppure proprio i dubbi di comprensione, uniti al grande fascino del racconto in sé, mi hanno posto domande che mi hanno fatto crescere. Ho provato a imitarne lo stile, fatto più da suggestioni caotiche e da domande senza risposta che da trame lineari o spiegazioni esaustive. Ambrose è cyberpunk al 100%. Il vero cyberpunk non racconta storie dal punto di vista della “sala dei bottoni”, non esiste il POV onnisciente che tutto sa e che tutto spiega, non ci sono le sorti dell’umanità messe nelle mani di pochi personaggi, buoni o malvagi. Il cyberpunk non è così anti-democratico, non crede nel super-uomo di massa, e se lo fa lo impiega come metafora di tutto quanto non dovrebbe essere fatto, oppure per demolirne l’immagine evidenziandone ogni singolo difetto. E quando questo super-uomo riesce in qualcosa è sicuramente frutto di un caso fortuito, non certo di un degno coronamento di innegabili virtù (o vizi) del personaggio in questione. La narrazione non è quindi discendente dalle vette inarrivabili degli eroi epici, eletti, predestinati et similia, ma sgorga, erutta spontaneamente dall’humus degli strati inferiori, ascendendo a lambire, quando capita, le trame più importanti delle vicende umane. E se succede, nessuno, nel caleidoscopico caos del mondo post-post-moderno transumanista, potrà mai dire come sia avvenuto. È un’anarchia da ammirare, da gustare, non da capire. Perché è impossibile, proprio come nella realtà.
Ognuno dei nove episodi di cui è composto il libro, tratta metaforicamente temi di grande attualità. Ce ne vuoi parlare?
Alcuni critici hanno definito Ambrose una specie di “trattatello filosofico”, sebbene io non ritenga che ci sia un solo grammo di filosofia in Ambrose (semmai tanta polemica di costume e sarcasmo) . Detto questo ci sono riferimenti all’uso e all’abuso dei social, alla virtualità della vita, l’alienazione del corpo rispetto alla connessione, la nascita di affetti morbosi per abitudini ed “entità” non umane, l’isterico attaccamento a pop-star che giungono a spadroneggiare persino sul fronte di guerra. Questo e tanto altro.
Qual è il messaggio che “Ambrose” si propone di trasmettere al lettore?
“Tutto cambia affinché ogni cosa rimanga uguale”? Per carità non sono Tomasi di Lampedusa, né ho immaginato che dietro agli stravolgimenti del futuro (che nessuno assolutamente si augura) ci fosse una regia occulta o “reazionaria” per mantenere uno status quo con apparenze diverse. Semmai nella mia visione ho voluto inserire grado di oggettività antropologica, non priva di un profondo pessimismo, che vuole un periodico affermarsi di culti religiosi nei momenti cruciali degli aggregati umani. Il salto nel vuoto della grandiosa missione spaziale, ho ritenuto fosse uno di questi. L’ironia della sorte: l’uomo fugge dal suo pianeta messo a ferro e fuoco dall’odio religioso (ma non solo da questo) e parte verso l’ignoto con l’unico conforto dato da un nuovo credo. Fuor di polemica, il messaggio di Ambrose è uno e uno soltanto: fratellanza. Fratellanza assoluta, a qualsiasi costo, anche oltre i limiti della nostra attuale condizione umana.
Se dovessi associare “Ambrose” ad una colonna sonora, quale sarebbe e perché?
E’ un’ipotesi quanto mai azzeccata. La IX sinfonia di Beethoven, infatti, mi ha ispirato per i momenti più elevati, e l’ho usata – e abusata – come contraltare a quelli dove primeggia maggiormente la meschinità umana. E’ letteralmente l’anima musicale del libro, tanto che vi è esplicitamente citata più volte, perché vorrei che il lettore la ascoltasse (o immaginasse di farlo) in determinati momenti della narrazione. E poi c’è la tetraggine passionale dei Dark Sanctuary, gruppo francese, la cui musica evocativa è capace di far venire letteralmente la pelle d’oca. Un lamento dolce che si addice alla perfezione alla Terra sconvolta dalla Jihad.
Qual è il tuo sogno nel cassetto? Progetti per il futuro?
Opere in stesura: praticamente nulla. Bozze su bozze su appunti di altre bozze. Un mosaico di fuffa, e basta. Speriamo di riuscire a trovare la giusta colla per mettere insieme questo puzzle, e se dovessi riuscirci usando quel collante di cui ho detto, ovvero il binomio tempo/gravità, beh sarebbe veramente magnifico. Non ci spero, ma nemmeno dispero. Arma Infero? Ho pronto da mesi il nuovo, voluminoso terzo volume. Ha anche un titolo, altisonante come sempre: “Il risveglio del Pagan”. Ora bisogna solo aspettare che il mio editore lo pubblichi. Che potrei anticiparvi di quanto ancora non è uscito? Ah, una cosa c’è. Sto scrivendo il quarto volume. E giuro che sarà l’ultimo. Una bella anticipazione, tutta per voi. Se mi avete letto fino a questo punto, ve la siete sinceramente meritata.
Il mio sogno? Trasformare la mia passione in professione. E’ possibile farlo in Italia. Sinceramente no. Per questo si chiamano sogni. Perché pi ci si sveglia e si torna al lavoro.
Dove è possibile acquistarlo ?
Ambrose è acquistabile sui maggiori store online o direttamente al sito della casa editrice.
http://www.scatoleparlanti.it/mondi/ambrose/
Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Spero di poter tornare presto per parlarvi di qualche mio altro libro. Anche se molto dipende da me… che devo scriverli.
Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato.
Grazie a voi.