Antonio Incoglia è un giovanissimo autore campano, insegnante di sostegno, che con il suo romanzo d’esordio “Quello che i sorrisi non dicono” riesce, attraverso un filo invisibile oscillante tra amore-dolore-morte, a toccare il cuore e a far vibrare le corde dell’anima di quanti si accingono alla lettura.
Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda per conoscerlo meglio.
Quello che i sorrisi non dicono Recensione
Ciao Antonio, benvenuto nel nostro Blog.
Buongiorno a tutti voi e grazie per questa intervista alla quale mi presto con sommo piacere.
“Quello che i sorrisi non dicono” è il tuo romanzo d’esordio. Raccontaci come nasce.
Si, “Quello che i sorrisi non dicono” è il mio romanzo d’esordio e nasce da una personale esigenza, o meglio ancora da un insito bisogno di cercare un trasfert per il dolore che mi attraversava durante tutto il calvario vissuto da mia madre, affetta, ahimè, da un male incurabile (metastasi celebrale). Tranfert che ho trovato nella scrittura, trasformando in inchiostro molti dei miei pensieri che rimanevano sospesi nelle lunghe notti insonni. Ho deciso, successivamente, di rendere meno drammatico il racconto, addolcendolo con un’intensa storia d’amore “clandestina”, dove il protagonista entra in contatto con l’amore passionale, ma anche con quello dell’anima.
Cosa non dicono i sorrisi e cosa invece dovrebbero dire?
I sorrisi, troppe volte, non dicono ciò che realmente siamo. Sono uno schermo che ci preserva dalla realtà che in molte occasioni, per comodità o per paura, non vogliamo o non possiamo affrontare. Talvolta, però, possono anche dire molto più di mille parole. Io stesso, ad esempio, da docente di sostegno sperimento sul campo quanto esso possa essere un rinforzo positivo per l’apprendimento degli alunni affetti da disturbi di personalità e di comportamento. Un rinforzo che non si apprende dai testi di grammatica, ma patrimonio di un corredo scolastico che ogni docente dovrebbe avere con sé per svolgere al meglio la sua missione.
Il protagonista del romanzo, Antonio, è circondato da tre donne: la mamma, Stefy e Margot. Tre donne, tre amori diversi e tre diversi modi di amare. Ci parli di questi rapporti?
Il protagonista sperimenta in questo viaggio diversi tipi di amore: in primis quello verso la propria madre alla quale deve tutto. Deve il suo modo di essere. Lei non è semplicemente colei che lo ha messo al mondo, ma è la donna che gli ha insegnato a vivere a proprio agio all’interno di esso. Una donna che è stata madre, ma anche padre e che in dono gli ha lasciato una valigia enorme, non nelle dimensioni, ma nei contenuti : amore, rispetto, dignità, lealtà. Stefy rappresenta quell’amore che si ostina a rimanere a galla, nonostante sia ormai da tempo affondato nelle sabbie mobili dell’abitudine e della mancanza di rispetto reciproco. Quell’amore che come diceva Riccardo Fogli nella sua “Storie di tutti i giorni” non è grande come vorrei. Margot rappresenta per il protagonista il tornado che lo travolge attenuando il dolore che vive durante la lunga malattia della madre. E’ un ritorno alla spensieratezza degli anni dell’adolescenza. Una boccata d’aria alla quale il protagonista inizialmente non vuole rinunciare, per poi accorgersi col tempo che pur volendo, non può più farne a meno.
Nel tuo libro si parla di amore, tradimento, sofferenza, dolore, morte. Quanto c’è di te nel romanzo?
Il romanzo si pone come scopo quello di entrare in un rapporto empatico con il lettore, affrontando tematiche che nel corso della nostra esistenza incontriamo più o meno tutti. Io credo fortemente che ogni scrittore metta un po’ di sé nei personaggi e nelle vicende che racconta, soprattutto se parla di emozioni. Personalmente, in amore ho sofferto, ma ho anche fatto soffrire. A distanza di anni, mi vergogno di entrambe le cose, tuttavia, non me ne pento. Mi vergogno di essere stato molto ingenuo in determinate circostanze, così come mi vergogno di essere stato troppo egoista in altre, ma, nonostante ciò, rifarei tutto, perché in entrambi i casi ero me stesso.
Antonio uomo e Antonio scrittore, C’è differenza? Quanto uno influenza l’altro?
L’Antonio scrittore (Che parolone! Solo il doverlo pronunciare mi mette in imbarazzo!) combacia con l’Antonio uomo, sia che vesta i panni di docente, sia che vesta i panni di innamorato, sia che vesta i panni di amico. Da scrittore mi pongo l’obiettivo di entrare in sintonia con il lettore e di condividere con egli qualcosa che ho appresso durante una mia esperienza. Analoga cosa accade negli altri ambiti della vita: io dico sempre che siamo libri che camminano. L’ascoltare la vita degli altri non può far altro che arricchirci ulteriormente!
Quanto è complicato per uno scrittore esordiente dare voce alla sua scrittura? Hai incontrato ostacoli prima di riuscire a pubblicare il libro?
Credo sia molto complicato. Personalmente non avevo nessuno che potesse inserirmi nel mondo dell’editoria. Così, dopo aver registrato il mio romanzo alla SIAE, ho spedito una copia in formato multimediale a innumerevoli case editrici, molte delle quali chiedevano di autofinanziarmi per dar luce alla pubblicazione del romanzo. L’unica casa editrice che ha realmente creduto in me è stata Edizioni Creativa, la quale oltre a non avermi chiesto neanche un euro per la pubblicazione, mi ha riposto molto entusiasta, inviandomi, inoltre, una recensione sul mio romanzo e alcune note su parti che a loro avviso andavano riviste.
Quanto tempo hai dedicato alla stesura del romanzo?
Circa tre anni. Inizialmente non era un romanzo, ma un blocco di appunti. L’idea del romanzo è arrivata successivamente, grazie soprattutto al contributo di mio cugino, il Dott. Rino Borriello, e la Dott.ssa Enza Urano, i quali mi hanno aiutato nella stesura e nella correzione del romanzo.
Ci sono state più critiche negative o più complimenti?
Fortunatamente più critiche positive. Spero di non peccare di presunzione nel dire che finora non ci sono state critiche negative (a parte qualche errore di battitura e refusi ortografici ).Io, però, da lettore, quando lo rileggo, apporterei continue modifiche.
Che ruolo e che importanza hanno i social per uno scrittore esordiente?
Ai giorni d’oggi, ritengo che ricoprano un ruolo molto importante. Io stesso gestisco una pagina personale del romanzo: “ Antonio Incoglia”, nella quale posto alcune frasi del romanzo o alcune esperienze che vivo e che ho piacere di condividere con i miei followers. Dai social passa anche la pubblicità e il passaparola. Molte lettrici hanno conosciuto il mio romanzo proprio tramite i vari gruppi di lettura su Facebook, tra cui “Il mondo incantato dei libri”, meraviglioso gruppo del quale mi vanto di far parte.
Cosa diresti a chi non ha ancora letto il romanzo per invogliarne la lettura?
Mi travestirei da Sophia Loren e direi, come in quella famosa pubblicità del prosciutto, “Accattatavillo!” Scherzi a parte, lo consiglierei vivamente a chi ha incontrato il dolore per la perdita di un proprio caro. Tuttavia, “Quello che i sorrisi non dicono” non è assolutamente un “manuale di sopravvivenza” post lutto; ma è anche vero che “Aver compagno al duol, scema la pena”.
Progetti per il futuro?
Progetti per il futuro? Essere felice senza ledere la libertà e la felicità altrui ,e se possibile, aiutandoli a raggiungerla.
Dove è possibile acquistare “Quello che i sorrisi non dicono”?
Quello che i sorrisi non dicono” è disponibile in moltissime librerie italiane. È possibile prenotarlo sul sito di Edizioni Creativa, Amazon, Mondadori, Feltrinelli e altri canali d’acquisto on-line. C’è anche la possibilità di riceverlo direttamente dal sottoscritto tramite posta con tanto di dedica annessa (come richiestomi da molte lettrici). Esiste anche la versione E-book per i più innovativi.
Aspettiamo il tuo prossimo lavoro e ti ringraziamo per accettato di chiacchierare con noi.