Dalla sofferenza alla crescita: il senso nascosto del rapporto fra una madre e una figlia.
“Avere una madre accanto ci rende sempre bambini, la mia se n’era andata via che avevo tredici anni. Con lei era andata via , per sempre, la mia infanzia”
Celine è una giovane donna solitaria: la sua vita si svolge fra il lavoro presso l’azienda Italcementi e un’improvvisata attività di insegnante a un’adolescente, Martina, sua vicina di casa, che l’ha scelta soprattutto come sua confidente.
Improvvisamente riceve una telefonata dall’ospedale oncologico di Roussy a Parigi, una telefonata che, nonostante tutto, non si sarebbe mai augurata di avere: una voce informale le comunica la morte della madre Simone, che l’aveva abbandonata quando lei aveva appena tredici anni.
Nonostante razionalmente sia consapevole di non avere alcun obbligo di andare a organizzare il funerale di sua madre, il suo “Io” più profondo la spinge verso Parigi e decide di partire, convinta di poter risolvere quella che sembra considerare solo un’incombenza in pochi giorni.
Ma arrivata a Parigi Celine si trova, suo malgrado, a ripercorrere la vita della madre, i luoghi nei quali la donna è vissuta e le persone che ha frequentato, scoprendo, attraverso alcuni incontri di particolare impatto emozionale, come quello con Monique, l’amica e collega di Simone o il dott. Arnault, il suo psichiatra, una donna molto differente da quella che Celine aveva odiato con tutta se stessa, per averla privata per tanti anni del suo amore.
“Mi ha abbandonato, Monique! Lei mi ha abbandonato…mi ha lasciato di punto in bianco! Una mattina non c’era più, non si è fatta nemmeno la valigia, si è portata via due cose come una ladra. Non mi ha mai cercato, mai chiamato!”
Il muro alzato dalla giovane donna inizia lentamente a sgretolarsi e la personalità della madre che via via emerge dinnanzi a lei le consente di comprendere il vero senso dei comportamenti di Simone, dalla sua apatia nei confronti della vita, un fotogramma nitido che continuava a comparire nei ricordi di Celine durante i lunghi anni di lontananza, al suo gesto estremo di scomparire, abbandonando la figlia che, invece, aveva sempre manifestato di amare e l’uomo con il quale aveva scelto di costruire una famiglia, lasciando perfino la sua Parigi per venire a vivere in Italia. Elemento dopo elemento, come pezzi di un puzzle, Celine arriva a scoprire chi era stata realmente sua madre e soprattutto quanto dolore avesse vissuto durante la sua vita, a partire dall’infanzia: un’esistenza provata da esperienze brutali che Simone non era stata mai capace di superare e che l’avevano resa una donna completamente depauperata della forza e della voglia di vivere.
Ma anche una donna che,con le sue poche risorse e con la sua logica distorta, aveva cercato, con tutte le sue forze, di proteggere sua figlia, a costo di privarsi del suo amore.
“Certe persone non possono guarire dal dolore, se lo portano racchiuso nel cuore per sempre, possono solo imparare a conviverci. Tua mamma era una di quelle. Quando il male ti tocca così da vicino, in un modo o nell’altro, ti avvelena. Ecco perché se n’è andata, perché ti aveva messo in pericolo già una volta”.
Attraverso il toccante viaggio a ritroso nella vita di Simone, la Grillo fa sì che la protagonista rielabori lentamente la percezione di sé e dei parametri costitutivi della sua esistenza: il rapporto con il padre, amato e contestato allo stesso tempo, la vita lavorativa, piegata alla logica del profitto, scarsamente condivisibile, le relazioni affettive, segnate da un matrimonio organizzato in ogni dettaglio ma mai celebrato e perfino la sua immagine personale, mortificata dalla negazione della femminilità. Ma soprattutto Celine riesce a ricostruire, oltre i limiti intrinseci della morte, quel legame travagliato ma profondamente importante con sua madre, che aveva cercato, in tutti gli anni trascorsi da sola, di cancellare in ogni modo: la comprensione di quanto fosse stato grande l’amore che aveva unito i genitori e di quanto, nonostante l’intensità di tale sentimento, la malattia che aveva colpito la madre fosse stata più forte di tutto, trasformano infatti la visione della protagonista sulle dinamiche nei rapporti affettivi, facendola aprire a sentimenti e emozioni che aveva più volte negato di provare.
Essenziale ma curato lo stile narrativo dell’autrice, arricchito dalla suggestività delle ambientazioni in una Parigi dai colori chiaroscurali e dalla minuziosità delle descrizioni degli interni, che riflettono a mio avviso, la profondità con la quale esamina e descrive gli stati d’animo dei suoi personaggi.
Brillante esordio letterario dunque per Michelle Grillo, già giornalista pubblicista, con il suo “Io sono qui”!
Rita Scarpelli
Titolo : Io sono qui
Editore : Polidoro Editore
EAN : 9788885737075
Prezzo : € 12
MICHELLE GRILLO è nata a Nizza, in Francia, nel 1981. Laureata in Scienze della Comunicazione, ha lavorato come giornalista pubblicista per il quotidiano La Città del gruppo editoriale Repubblica-l’Espresso, ed è stata interprete di francese e libraia. Attualmente cura la direzione artistica del Freadom Book & Music, un bistrot letterario di cui è socia dal 2015.
Io sono qui è il suo primo romanzo.
La descrizione del libro
Dopo quattordici anni di silenzio una telefonata annuncia a Céline la morte della madre. La notizia è quasi indolore, ma la ragazza decide lo stesso di volare a Parigi per confrontarsi con quella donna che abbandonandola ha interrotto la sua infanzia felice. Il viaggio, però, si rivelerà anche l’occasione per scoprire l’origine del dolore della madre e dei motivi che l’hanno spinta a compiere quel gesto che ha segnato la vita di entrambe.
Sullo sfondo di una magnifica Parigi ferita dal terrorismo, Michelle Grillo ricompone tramite piccoli tasselli il dramma intimo della sua protagonista per restituirci un intenso romanzo sulla scoperta e sul perdono.