La bambina di cera di Roberta Castelli, Golem Edizioni
Il Commissario Vanedda alle prese con una nuova indagine, un poliziesco ambientato nella provincia siciliana.
La bambina di cera – Una nuova indagine per il Commissario Vanedda
Il commissario Vanedda è alle prese con una nuova indagine ed io sto per incontrarlo per la prima volta. Sono curiosa di conoscerlo, ma mi concedo ancora qualche momento riservando, come al solito, la mia attenzione alla copertina del libro.
Il giallo dei limoni e del fiocco tra i capelli di una bimba è il colore che affiora da una lente in bella mostra. Forse un riferimento alla splendida Sicilia odorosa di agrumi in cui è ambientata l’indagine?
So che lo scoprirò presto, intanto avvio la lettura e mi ritrovo, come per i libri di Camilleri, a leggere ad alta voce un testo che ben si presta alla recitazione e che già mi fa pensare ad una nuova serie televisiva, con amabili protagonisti, che sapranno conquistare il pubblico.
Sono già nella storia, a fare i conti con un’indagine complessa su un caso che di misteri ne ha più d’uno, a partire da una bambola (contenente una lettera) ritrovata in acqua da due bambine, fino ad arrivare a una donna trovata morta e a Rosalia Lombardo, la mummia più famosa di Palermo. Le tre sono vestite alla stessa maniera.
“Le due amichette si avvicinarono per vedere meglio e rimasero incantate nell’ammirare l’oggetto che stava galleggiando: era una bambola, abbandonata chissà per quale motivo al dolce ondeggiare del mare e circondata dallo sfavillio di tante piccole stelle, nate dall’amore del sole per le superfici riflettenti.”
Se il mistero è destinato a infittirsi e a diventare il motore della narrazione, come un buon giallo richiede, qui sono i personaggi a contendersi la scena, con i loro sentimenti, con le emozioni segrete o svelate, pronti a conquistare, ciascuno, un ruolo di primo piano e ad affascinare il lettore con la propria storia, lasciando sullo sfondo il delitto.
Abilmente descritti situazioni, ambienti e sentimenti, in tutta la gamma di sfumature e a volte di contrasto tra varie figure.
C’è la provincia con i suoi pregiudizi, una timida fiducia nel cambiamento, la paura di esporsi e l’amore con la A maiuscola, che non conosce barriere: i sentimenti declinati al maschile, del commissario Vanedda per il compagno Gerlando, sono un atto coraggioso in quel mondo in cui faticano ad affermarsi.
“Vanedda rimaneva sempre sbalordito dalla cattiveria che le donne riversavano su altre donne … e pensava che il genere maschile fosse più propenso alla gentilezza, ma dovette cambiare idea quando la sua omosessualità si venne a sapere e quelli iniziarono a chiamarlo ‘puppu’.”
“Vanedda però aveva in bocca il retrogusto amaro di un pensiero che andava prendendo forma, fino a diventare ingombrante: quella gabbia dorata li avrebbe preservati dagli altri o avrebbe finito per allontanarli, spegnendo la scintilla del loro amore?”
L’Autrice ci regala una narrazione avvincente e a volte briosa, in cui ben si inseriscono espressioni in vernacolo siculo, e scene esilaranti, insieme ad altre che ci fanno riflettere sui comportamenti umani, compreso il tentativo di preservare l’anima salvando il corpo mediante imbalsamazione.
Chi può agire in tal modo? Si chiede il commissario e fra Giacinto saggiamente lo invita a cercare tra la disperazione, perché “solo chi ha perso la luce può tentare di riaccenderla in quella maniera».
I “cuttigghiari” sono sempre presenti e in ogni occasione si preparano a raccogliere nuovo materiale per i loro pettegolezzi.
Il paesino immaginario di Lachea, in cui si svolgono i fatti, rappresenta la Sicilia con i suoi splendidi scenari, le sue bellezze, i suoi profumi, le sue contraddizioni, una terra che resta nel cuore per sempre e quando ci si allontana la nostalgia arriva, senza “manco avvisare, cavalcando l’onda di un profumo, sbocciando in primavera con un fiore o mescolando la pioggia alle lacrime durante un temporale.”
A lettura finita già penso al commissario Vanedda impegnato in nuove indagini e ai possibili cambiamenti nella sua vita. Resto in attesa.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Lo splendido e immaginario paese di Lachea fa da sfondo alle avventure del commissario Vanedda, un uomo controcorrente che ha deciso di sfidare pregiudizi e diffidenze e di fare il poliziotto in Sicilia, nonostante la sua omosessualità. In questa seconda indagine Vanedda, oltre a dover risolvere un intricato e misterioso caso che, tra presunti incidenti, messaggi misteriosi e strane sparizioni, vede coinvolta la famosa “mummia” di Rosalia Lombardo, dovrà fare i conti anche con i turbamenti del proprio cuore… Una storia avvincente che profuma di agrumi come la terra in cui è ambientata e di cui l’autrice ci fa sentire tutte le contraddizioni.
Autore: Roberta Castelli
Editore: Golem Edizioni
Collana: Le vespe
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 10 febbraio 2022
Pagine: 224 p., Brossura
EAN: 9788892910737
In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.