La bambola col tuppo di Francesco Testa

La bambola col tuppo

Francesco Testa
Gennarino, un orfanello allevato tra stenti e sacrifici da un cugino della madre, divenuto adulto, consegue la laurea in Psicologia e trova lavoro in una rinomata casa di cura. Ignazio Alfonso de Dura e Beatrice Piromallo, una coppia ricca e affiatata che ha aiutato Gennarino negli anni dell’adolescenza, creano con lui un legame indissolubile, fino a farne il proprio figlio adottivo e unico erede. L’infermiera Luisa Esposito, la badante Nivaeh, la giovane e conturbante pittrice Giuliana Grassi: un turbinio di donne che promette felicità. Un investigatore sagace, Gianfranco Canepa, chiamato a dirimere la morte sospetta dell’anziana Beatrice Piromallo, seguita a quella non meno oscura di Ignazio Alfonso. Sono questi i personaggi principali di un’intricata vicenda fatta di nobili sentimenti e di oscure pulsioni. Una vicenda in cui lo stress per il quotidiano confronto con persone fuori di senno, i sensi di colpa, l’ossessione di mettere al mondo un erede fanno di Gennarino un malato di licantropia che di notte ulula la propria disperazione alla Luna. Potrà esserci per lui un futuro di pace e serenità?
Francesco Testa è psicoterapeuta, giornalista e scrittore. Per la sua attività manageriale e per il suo impegno nel sociale, a favore delle persone sofferenti o svantaggiate, è stato insignito delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana (O.M.R.I.), di Cavaliere, di Commendatore e di Grand’Ufficiale.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo i saggi Qualità in Sanità – Strumenti e strategie
di sistema (Edizioni G. Laterza, Bari, 2001); Controllo e programmazione delle aziende
sanitarie (Edizioni G. Laterza, 2001); L’ignorante è schiavo (Graus, Napoli, 2010).
Nel settore della narrativa ha pubblicato il romanzo Indelebile come un tatuaggio
(Graus, 2019), preceduto dalla trilogia a quattro mani, firmata con Giulia Fera: Il
canto nelvento (Graus, 2015), Aironi di carta (Graus, 2017), Veleni&Verità (Graus, 2018).
Si è classificato primo in ambito di numerosi e prestigiosi Premi nazionali e internazional

Introduzione

Mi domando se sia realmente possibile capire un’altra persona. Anche quando ci sforziamo di conoscere qualcuno mettendoci tutto il tempo e la buona volontà possibili, in che misura possiamo cogliere la sua vera natura?
Haruki Murakami

Con questa citazione si apre il romanzo “La bambola col tuppo”, preannunciandoci un complesso viaggio attraverso le personalità dei suoi personaggi.

Recensione

Il nuovo romanzo di Francesco Testa narra la storia di due generazioni: quella di Alfonso De Dura, ricco aristocratico con l’animo caritatevole e quella di Gennarino, figlio adottivo tanto sensibile quanto sveglio.
Alfonso cerca di trasmettere a quel ragazzo, che il destino gli ha messo dinnanzi, il suo modo di concepire la vita, oltre che la sua grande fortuna, ma il giovane erede, pur essendo profondamente grato nei confronti di colui che gli ha cambiato il futuro, non manterrà lo stesso approccio.
Come ogni generazione successiva che si rispetti, Gennarino non è Alfonso e vive la vita con più pragmatismo e con meno idealismo dei genitori.
Se da un lato decide di intraprendere la professione di psicologo, sentendo in se l’eco della umanità dei genitori adottivi, ma soprattutto animato dal bisogno di sciogliere i profondi nodi che gli provengono dall’infanzia difficile, dall’altro non esita a coltivare la vendetta per il male fatto ai suoi genitori.
Differentemente dal padre, che ha sposato la sua Beatrice con la quale ha trascorso una vita piena di amore, il figlio vive nell’irrequietezza affettiva, coltivando in modo nevrotico relazioni sessuali e amorose e non trovando mai pace.
Perfino la genitorialità, vissuta da Beatrice e Alfonso come un dono arrivato per le vie più impensabili, nella mente di Gennarino prende forma come un desiderio spasmodico di affermazione di una stirpe che deve essere assolutamente proseguita nel tempo, anche senza amore.
“In fondo non gli importava poi molto di chi l’avrebbe messo al mondo, purché potesse occuparsi lui della sua educazione. Dopotutto avrebbe potuto crescerlo benissimo da solo, pagando alla madre una bella cifra per una paternità esclusiva. Non era neanche la prima volta che un uomo facoltoso faceva qualcosa di simile, rivolgendosi a organizzazioni apposite.Più che a un’organizzazione o a una fecondazione in vitro, però, avrebbe preferito farlo con qualcuno che conosceva di persona, anche per avere la certezza che il bambino fosse effettivamente suo.”
Una nota particolare va alle donne della storia narrata: accanto alla meravigliosa Beatrice, la cui perfezione sembra essere ispirata alla Beatrice dantesca, la penna di Francesco Testa dà vita alla travagliata Luisa, donna animata dall’imperativo “io ti salverò”, alla venale Nevaeh, che con disinvoltura si presta al sesso mercificato, fino ad arrivare all’amore della vita di Gennarino, la pittrice Giuliana, spregiudicata ma allo stesso tempo bisognosa di un riconoscimento decisamente formale come il matrimonio.

Conclusioni

In perfetta armonia con i desiderata della maggioranza dei lettori che molto amano le saghe familiari, La bambola col tuppo è un cammino che parte da un mondo aristocratico e chiuso nelle sue convinzioni ingessate, per arrivare alla presa di coscienza di una generazione per la quale vivere sembra un “affare” molto meno rigido, ma che, in realtà, si rivela un percorso più articolato e complesso.
Precisa e efficace la scrittura di Francesco Testa, dalla quale si evidenzia la sua consuetudine con la psicologia, in virtù della quale ritengo sia stata fatta la scelta di introdurre la licantropia come valvola di sfogo dei disturbi di cui è affetto il protagonista

Voto

3/5

Citazioni

“Ti sto semplicemente ricordando che così funzionano le cose. A furia di fare del male agli altri, prima o poi lo si riceve. Hai allontanato un cugino amorevole che ti aveva cresciuto come un figlio; hai rovinato la vita di tanti innocenti per punire un solo colpevole; hai buttato via come un giocattolo rotto una donna che ti ha dato tutto e, sicuramente, troverai il modo di rovinare la vita anche a quella puttanella che ora ti scopi. Sono proprio curiosa di vedere cosa ti inventerai…E, quando finalmente avrai ciò che ti meriti, non ci sarà nessuno accanto a te a sostenerti. Sarai solo. Perché è così che ti meriti di stare. Solo, come il cane che sei!».

Recensione di Rita Scarpelli

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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