Romanzo complesso questo della Mazzucco, per lettori forti. Innanzitutto per il numero di pagine, 413, atto già di per sé a scoraggiare chi ama letture veloci, poi per la lunghezza dei capitoli che si aggiunge, laddove ve ne fosse bisogno, a renderne arduo lo scorrimento. Ma questo è solo l’inizio. La complessità della trama, lo sfalsamento dei piani temporali, la densità della narrazione, l’intersezione dei periodi storici ne fanno decisamente un libro per uomini e donne coraggiosi.
A fare da sfondo alla vicenda un diruto castello medievale in Piemonte all’interno del quale vi è una camera affrescata con un ciclo continuo di pitture che si snoda sulle quattro pareti.
Tre le vicende narrate, e non necessariamente in ordine cronologico, troviamo dapprima quella di Baltus, pittore quattrocentesco cui il signore del castello commissiona l’opera, e di Alma, creatura eterea e mistica, che abita anch’essa quelle stanze; a seguire quella di Baltus, soldato napoleonico dal fascino stendhaliano, che si ritrova ferito nello stesso maniero e viene curato da una gentildonna nel 1797, mentre l’esercito di Napoleone saccheggia l’Italia; e, da ultima, quella di un famoso critico d’arte, Arsenio Ventura, incaricato dalla Sovrintendenza di redigere un’expertise sui dipinti, che incrocia sul suo cammino la nobile padrona del castello ormai espropriata.
Le tre storie sono come un sistema di scatole cinesi. L’una scaturisce dall’altra e vi rimanda in un continuo gioco di specchi, che procede per analogie e dissonanze.
Nulla di più diverso a prima vista, ma, in realtà, le tre vicende, oltre ad avere in comune il castello con i suoi affreschi, sono legate da un misterioso filo, che attraversa i secoli. Esistenze che si sovrappongono, si assomigliano pericolosamente, personaggi che sembrano l‘uno, in qualche modo, la reincarnazione dell’altro. La storia che si ripete, al di là del tempo e delle diversità, come se passato e futuro distassero tra loro solo poche frazioni di secondo.
Una narrazione che da le vertigini quella di Melania Mazzucco, che attraversa il tempo con sapienza, che fa rivivere la storia, passando per la Francia, la Spagna, il Piemonte, la Val d’Aosta e la corte di Napoli, dove nel rapido succedersi di Aragonesi e Angioini incontriamo addirittura il Pontano. E poi c’è la storia dell’arte, quella antica, quella vera nel suo farsi tra botteghe artigiane e colori da ottenere, e quella moderna fatta di musei ed eventi mondani. E poi c’è l’amore che prende strade tortuose, mistiche, di negazione e rinuncia, di dolore e devastazione. L’amore che, seppur negato, torna a trovare i protagonisti e li riporta là dove tutto è cominciato.
Un romanzo potente, fatto di citazioni storiche, letterarie, artistiche, che richiede un grande impegno al lettore, ma restituisce una ricchezza immensa. Una lettura al termine della quale non si è più la stessa persona dell’inizio.
Donatella Schisa
Melania G. Mazzucco nasce a Roma nel 1966. Esordisce con il romanzo Il bacio della Medusa (1996), a cui fa seguito La camera di Baltus (1998). Del 2000 è Lei cosí amata, sulla scrittrice Annemarie Schwarzenbach, della quale poi cura e traduce la raccolta di racconti La gabbia dei falconi (2007). In Vita (2003, Premio Strega) reinventa la storia di emigrazione in America della sua famiglia all’inizio del Novecento. Il romanzo ha grande fortuna in Italia e all’estero. Nel 2005 pubblica Un giorno perfetto, da cui il regista Ferzan Ozpetek trae l’omonimo film. Al pittore veneziano Tintoretto Melania Mazzucco dedica il romanzo La lunga attesa dell’angelo(2008, Premio Bagutta) e Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (2009, Premio Comisso), biografia del maestro e dell’amatissima figlia Marietta, che ricostruisce centocinquant’anni di storia di Venezia. Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio – Tobino come Autore dell’Anno e nel 2013 il Premio Ignazio Silone.
Per Einaudi ha pubblicato: Limbo (Supercoralli 2012 e Super ET 2013, Premio Bottari Lattes Grinzane, Premio Elsa Morante, Premio Giacomo Matteotti); Il bassotto e la Regina (L’Arcipelago 2012 e Super ET 2015, Premio Frignano Ragazzi 2013); Lei così amata (ultima edizione Super ET 2016); Sei come sei (Stile Libero 2013); Vita (Super ET 2014); Io sono con te (I coralli 2016); Un giorno perfetto (Super ET 2017). Nel 2013 ha raccontato 52 capolavori dell’arte nella rubrica domenicale Il museo del mondo sul quotidiano «la Repubblica» (poi divenuta un libro per Einaudi nel 2014 e ripubblicato in Super ET nel 2017). I suoi romanzi sono tradotti in 24 paesi.
La trama
La camera che dà il titolo al nuovo romanzo di Melania Mazzucco è dislocata nella torre di un diruto castello medievale, e le sue pareti sono coperte di affreschi malconci ma bellissimi ed enigmatici, di provenienza ignota come il loro autore. Se i critici sono disorientati, divisi tra influssi di gotico internazionale e altri di scuola senese, il lettore saprà presto chi si nasconde dietro quelle immagini, che la fortuna ha sottratto alle devastazioni del tempo. Infatti, sul motivo centrale di questa scoperta si dipanano tre vicende intrecciate di avventure e di misteri, cariche di passione e di morte. Una descrive la storia degli affreschi e del loro affascinante pittore, alla fine del Quattrocento; la seconda racconta oggi l’attrazione disperante tra il critico chiamato per un’expertise sui dipinti e la nobile espropriata padrona del castello; l’ultima infine narra di Baltus, del suo fascino stendhaliano e dell’esercito napoleonico che saccheggia il castello. Un filo sottile di simmetrie occulte e di intuite correlazioni intesse e lega le storie, dentro le quali, come inscatolate, altre balzano alla luce a illuminare, magari per un attimo, gli ambigui riflessi della vita, mentre i personaggi si moltiplicano, si agitano, giocano la loro parte di eroi, per poi sparire nell’infinita notte dei sogni, nel marasma di furore e di sangue che inghiotte il passato. Le tre visioni epocali che la Mazzucco evoca e disegna e in cui muove i suoi inquieti protagonisti sono, al contempo, le sontuose miniate immagini di un libro d’ore e le trame che una moderna Shahrazad inventa per allontanare il destino implacabile. Uno stesso ordine fantastico le connette. E unifica la molteplicità dei punti di vista con gli scarti temporali, le sottigliezze psicologiche con le descrizioni narrative, la ricchezza metaforica con la varietà stilistica e le allusioni letterarie.