
La dama dei gelsomini, Lisa Laffi.
“Che cosa siamo noi? Piccoli punti viaggianti in un mondo infinito…ognuno ha una storia, una grande storia, che in realtà non conta niente, passa nella grande giostra della vita e se ne va, se ne va via, come portata dal vento…”
Rossella Giardina
Ottobre 1484. Periodo di profondo rinnovamento culturale, di grandi scoperte ed importanti cambiamenti. Periodo in cui Caterina Sforza, contessa affascinante e determinata, è costretta ad allontanarsi da Roma insieme a tutta la sua famiglia per andare a Forlì. Ferita e amareggiata, in una sera in cui nemmeno sua figlia Bianca riesce a dormire, comincia a parlarle prospettandole un futuro di rivalsa.
“Noi donne veniamo considerate inferiori, incapaci di destreggiarci nei giochi della politica per un vizio di nascita, ma a ben guardare le sorti del casato Riario-Sforza è facile capire che questa è una menzogna creata dagli uomini. Basta soltanto avere un buon maestro. Io l’ho avuto e lo stesso sarà per te (…). Mio padre mi ha insegnato la crudeltà e il senso del dovere. Non aveva rispetto per le donne, ha usato violenza a tante e non si è fatto scrupoli a servirsi di me come una pedina, ma mi ha fornito le armi per combattere (…). Ho grandi piani per il tuo futuro. E non mi riferisco al matrimonio. Non ti farò sposare senza che tu possa avere affinato la mente per servire il tuo casato.”
Caterina rivela a Bianca una sconvolgente verità: la fanciulla non è figlia dell’uomo che la madre è stata costretta a sposare dal nonno quando aveva soli dieci anni, Girolamo Riario, ma di Jean di Valois, nipote di Valentina Visconti. Quest’ultima pare avesse un dono speciale: vedeva le cose, sentiva la morte e, secondo Caterina, anche Bianca lo ha ereditato.
La Tigre della Romagna non lesina neppure sull’istruzione dei suoi figli, Bianca in primis. Li affida a Messer Leone Cobelli.
“Leone Cobelli era diventato la mia fortezza. In lui trovavo le chiavi per comprendere i testi più difficili della letteratura. Mi mostrava i quadri e le figure più affascinanti, mi spiegava le angolazioni ardite e i giochi di luce che grandi pittori facevano a gara a mettere sulla tela. Mi ha iniziava ai misteri della politica e sezionava con me i meccanismi delle alleanze perché io potessi digerirli. Con lui passavo ore a imparare a cantare e ballare, gli unici insegnamenti di cui avrei volentieri fatto a meno (…). Sempre più spesso, poi, era diventato il mio confidente.”
Intanto la gestione della Signoria si fa critica: la reintroduzione dei dazi necessari a rimpinguare le casse, genera malcontento tra i cittadini, e le congiure contro Girolamo Riario lievitano in maniera esponenziale. Il 14 aprile 1488, esattamente come aveva previsto Bianca nelle sue visioni, il signore di Imola e Forlì viene brutalmente assassinato. Caterina e tutti i suoi figli vengono fatti prigionieri dagli Orsi; in loro soccorso arrivano dodicimila uomini, tra fanti, cavalieri, archibugi e balestrieri, comandati dal conte di Caiazzo, da Rodolfo Gonzaga dei marchesi di Mantova e dal signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio.
Bianca è angosciata, ma rammenta di quando è stata invitata a Milano con sua madre ad un banchetto, durante il quale aveva avuto modo di conoscere Donato di Angelo di Pascuccio, meglio noto come il Bramante, e il grande Leonardo. Quest’ultimo aveva espresso la volontà di conoscere la contessina Bianca, con cui aveva iniziato un dialogo. Il maestro aveva ammesso che si, conosceva tante cose, ma ne ignorava tante altre. Bianca aveva preso la palla al balzo e gli aveva proposto una sorta di gioco: se lei fosse stata in grado di portarlo a conoscenza di elementi di cui egli era ancora all’oscuro, in cambio, Leonardo avrebbe dovuto farle un ritratto. La giovane contessa riesce nel suo intento…
Caterina, intanto, travolta da una passione irrefrenabile, all’inizio dell’aprile 1490 si risposa con Giacomo Feo, uomo malvagio e calcolatore, che non si fa scrupoli di abusare di Bianca. E gli eventi continuano a susseguirsi, implacabili.
“L’8 aprile del 1492 tutti i regni italiano si fermarono e i relativi Signori ascoltarono attoniti la notizia della morte di Lorenzo il Magnifico, l’uomo che nel bene e nel male aveva gestito le sorti del Paese negli ultimi trent’anni (…). Tre mesi dopo, il 25 luglio, si spense Innocenzo VIII e in agosto si svolse il conclave (…). Fu lo spagnolo Rodrigo Borgia ad essere eletto papa con il nome di Alessandro VI.”
Anche Giacomo, molto detestato, cade vittima di una congiura. Caterina dà vita alla sua personale vendetta e fiumi di sangue invadono Forlì. Ma verso la fine del 1496, un incontro inaspettato rinvigorisce l’anima della Tigre di Bologna: Giovanni de’ Medici arriva in città per trattare con Caterina la fornitura di risorse di grano.
“Giovanni è la mia acqua fresca, Bianca. Sta dissetando il mio animo bisognoso di affetto e conoscenza. Sa parlare al mio cuore, ma anche al mio intelletto. Girolamo mi ha preso con brutalità e per volontà di altri, Giacomo lo ha fatto con passione folle e dopo di lui ci sono stati altri uomini. Ma con nessuno di loro avevo mai conosciuto la vera comunione di due anime che si andavano cercando (…). Non so cosa fare. Devo seguire la mente o il cuore? Devo dare sollievo al mio corpo e al mio cuore o devo garantire tranquillità sicurezza alla mia Signoria? Mi merito un po’ di felicità dopo aver tanto sofferto.”
E invece Caterina è destinata a soffrire ancora per un altro amore che la lascia tragicamente. Giovanni muore a Bagno di Romagna, a causa di una malattia ai polmoni che gli ha devastati.
Anche la vita di Bianca e i progetti che il suo ruolo le impone, mutano. Si innamora di un uomo diverso da quello che avrebbe dovuto sposare e, finalmente, conosce il suo vero padre.
Ma le disgrazie non si fermano: nel 1499 a Forlì arriva la peste, e poco dopo anche il Valentino, ossia Cesare Borgia, che si rivelerà più che una minaccia per l’intera Romagna, e le conseguenze saranno disastrose…
“Ero inebetita per la perdita del Ravaldino, dalla notizia delle violenze subite da mia madre e dal distacco forzato da Troilo. La mia mente non riusciva a formulare nessun pensiero sensato. Riuscivo soltanto a ripetermi che quello era mio padre, il mio vero padre. Per quindici anni avevo cercato di immaginarmelo e adesso era lì davanti a me. Una figura indistinta, a tratti mitica, si era trasformata in realtà.”
Caterina viene catturata e portata nelle segrete di Castel Sant’Angelo. Il mondo dei Riario-Sforza sembra essere perduto definitivamente. Ma il destino, ancora una volta, stravolge l’ovvio.
“Bianca, ho vissuto una vita incredibile. Se potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo, ma ormai è finita. Non penso tornerò viva da Roma e non sono triste perché la mia esistenza si concluderà là dove è diventata grande e dove ho conosciuto tuo padre (…). Tu avrai molti figli, Bianca. Insegna loro la pace e fai vivere le mie ricette erboristiche. Ho spezzato molte vite in passato, forse ne salverò qualcuna in futuro attraverso di te.”
Le amicizie e i rapporti costruiti nel tempo, anche a caro prezzo, si rivelano cruciali per la liberazione di Caterina.
“Il 20 giugno 1501 il generale francese Yves d’Allegre si presentò a Roma dal papa, chiedendo, tra le altre cose, la liberazione di Caterina Sforza. Alessandro VI non volle inimicarsi la Francia per trattenere la prigioniera; insistette però sulla formale rinuncia a Imola e Forlì. Caterina sottoscrisse il documento il 30 giugno (…). Rimase a Roma soltanto qualche giorno, poi andò di notte segretamente a Ostia, da dove si imbarcò per Livorno e quindi si diresse verso Firenze. Ad accoglierla trovò tutti noi figli, compreso il piccolo Giovanni. Per lui combatté la sua ultima battaglia, perché i Medici ne chiedevano l’affidamento. Le occorsero tre anni per vincere il lungo contenzioso, ma nel 1504 poté avere suo figlio e l’eredità che le permise di vivere in tranquillità con il suo piccolo guerriero gli ultimi anni che le rimanevano.”
Nonostante le enormi difficoltà e gli innumerevoli screzi che Bianca ha vissuto con sua madre, non può non riconoscerne l’immenso valore e l’ineguagliabile determinazione di una donna che, in ogni caso e con ogni mezzo, è stata determinante nel corso della storia. E vuole che quel valore resti imperituro…
“Prima di lasciare Firenze volli che mia madre vivesse per sempre. C’era soltanto un modo per farlo: un ritratto di Leonardo. Il grande pittore la incontrò più volte e ne immortalò le mani bianche, il collo perfetto, gli occhi guizzanti e soprattutto l’enigmatico sorriso (…). Caterina Sforza non volle essere abbellita (…). Il grande maestro non rispose mai a quanti gli chiedevano chi fosse la modella dal sorriso enigmatico del ritratto da cui non si separò per tutta la vita. Né lasciò traccia della sua identità nei suoi appunti. Siamo in pochissimi ormai a conoscere questo segreto che morirà con noi…”
Mi sono tanto dilungata, riportando molti stralci di questo romanzo che mi ha letteralmente stregata. Caterina Sforza è stata indubbiamente una grande donna, e la sua esistenza è stata costellata da una moltitudine di vicende fatte di intrighi, passioni, doveri, progetti, ambizioni. Una vita apparentemente dorata, perfetta, invidiabile, che le ha riservato, in ogni caso, tante sofferenze, tanti dolori, tante rinunce. La sua determinazione e il suo carattere forte e risoluto l’hanno resa una donna illuminata, che ha fatto molta luce ma, inevitabilmente, ha creato anche tante ombre. E Bianca è stata in grado di esserne pienamente consapevole. Figlia cresciuta quasi offuscata da una grande madre, ambisce all’immortalità, ma non attraverso le guerre, come prediligeva Caterina, ma attraverso l’arte, segno di profonda sensibilità, conoscenza e virtù.
Un gran bel libro, scritto con dovizia di particolari, molto fedele alla Storia, nella quale il lettore riesce ad immergersi totalmente.
Già, perché la Storia, senza la presenza e la tenacia di molte donne, non sarebbe mai stata tale…
Forlì, 1484. Alla morte di papa Sisto IV, Bianca Riario è soltanto una ragazzina, ma è ormai rassegnata a un ruolo di secondo piano all’ombra della madre, Caterina Sforza. Costretta ad abbandonare Roma insieme alla famiglia per ritirarsi nella residenza di Forlì, Bianca cresce accanto a Caterina, donna forte e temuta da tutti, imparando ben presto l’arte della guerra e della conquista del potere. In occasione di un viaggio alla corte di Milano, la ragazza, da sempre amante dell’arte, incontra Leonardo, che ne abbozza un ritratto segnando l’inizio di una grande amicizia, e conosce Troilo de’ Rossi, Marchese di San Secondo, che prende un posto speciale nel suo cuore.
Tornata a Forlì, Bianca viene travolta dalla complessità delle relazioni politiche che coinvolgono la sua famiglia e intuisce che qualcuno sta preparando una congiura contro di loro: unico indizio nelle sue mani, alcuni versi dal significato oscuro, ritrovati in un codice dell’Inferno di Dante. Comincia, così, una corsa contro il tempo in cui in gioco, oltre alla vita, c’è la sovranità sulla Romagna. Tra complotti e lotte per il potere, riusciranno Bianca e Caterina a tenere il controllo della Signoria anche quando ogni speranza sembra vana?
Sullo sfondo del Rinascimento con i suoi più illustri protagonisti, da Leonardo a Machiavelli, Lisa Laffi racconta la vita di due grandi donne, Caterina Sforza e Bianca Riario, che hanno lasciato il segno nella Storia.
Lisa Laffi è laureata in Conservazione dei Beni Culturali e vive a Imola dove fa l’insegnante. Collabora con diversi giornali ed è autrice teatrale e di saggi di storia locale.
Autore: Lisa Laffi
Editore: TRE60
Collana: Narrativa TRE60
Anno edizione: 2023
In commercio dal: 23 giugno 2023
Pagine: 368 p., Brossura
EAN: 9788867027750
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