Rita Scarpelli riflette sulle eroine della letteratura, parte da Francisca la donna bandita di Emma Fenu.
Le spose della luna, la nostra Recensione
Ho terminato da qualche giorno la lettura del nuovo romanzo di Emma Fenu, “ Le Spose della luna”. Come accade ogni volta che termino un libro che mi è piaciuto, sono rimasta alcuni minuti in silenzio, mentre ancora scorrevano dinnanzi ai miei occhi le immagini della protagonista Franzisca, una “donna bandita”, la cui storia è ambientata agli inizi del 1900 in Sardegna.
Franzisca è una giovane donna che si trova, suo malgrado, coinvolta in un evento più grande di lei: un omicidio, a causa del quale sarà costretta a fuggire, diventando appunto una bandita.
Attraverso la sua storia facciamo conoscenza con un insolito matriarcato, quello sardo, alle cui spose, “non è concessa, come agli uomini, la spavalderia di urla e spari, ma quando la tragedia esige il silenzio, allora loro, custodi dell’antico verbo, comandano.
Danno ordini a cielo e terra solo muovendo le iridi scure o le mani nodose perché vita e morte non hanno paura dei fucili .
Un mondo popolato da streghe, come Jolza, nata strega ma cattiva per scelta, ma anche da donne disperate, come Michela, che assiste alla morte dei suoi due figli senza potersi opporre in alcun modo o come Mannai, che conserva nel buio dei suoi occhi i segreti del senso della vita.
Ma è Franzisca, con la sua passione per la vita e la tenacia del suo perseverare nel combattere, la vera protagonista del romanzo della Fenu, insieme alla Sardegna, terra anch’essa femmina, come ama ripetere l’autrice, contesto ambientale e culturale nel quale la nostra eroina si muove.
La lettura delle “Spose della luna”, oltre ad emozionarmi, come accade ogni quando leggo la Fenu, mi ha, inevitabilmente, fatto venire alla mente quanto la letteratura sia stata e sia femmina: incredibile la numerosità di significative figure femminili nate dall’immaginazione degli scrittori, forse già a partire dagli albori della letteratura.
Potremmo dire che la prima donna dalla personalità spiccata sia stata proprio Penelope, nata dalla penna di Omero: la regina di Itaca non mostra solo intelligenza, ma anche la stessa astuzia del marito, quando riesce a ideare lo stratagemma della tela.
Penelope è in realtà il vero polo verso cui tende il racconto di Ulisse ed il filo conduttore dell’intera Odissea, poiché tutte le avventure del marito sono motivate dalla volontà di tornare a Itaca.
Altro personaggio, fra i tanti, di impatto profondo, è stato quello della Monaca di Monza di Alessandro Manzoni, tormentata nel suo desiderio di amare, nonostante tutto, e di sfidare un mondo nel quale le donne non dovevano mai e poi mai ostacolare i piani e le priorità dell’universo maschile.
E ancora mi vengono in mente Elizabeth Bennet in “Orgoglio e pregiudizio”, meravigliosa icona di una femminilità che combatte per dare voce al diritto di pensare e di commettere errori, soprattutto in tema di scelte e di amore e la Jane Eyre di Charlotte Bronte con la sua natura votata alla giustizia e al rispetto di sé.
E poi Anna Karenina e Madame Bovary: la Karenina, animata dalla volontà di rompere gli equilibri della famiglia tradizionale per andare contro i dettami della società, per poter rivendicare l’importanza dei propri sentimenti e bisogni, ed Emma Bovary, donna fragile e imperfetta che però insegue fino in fondo i sentimenti e gli entusiasmi che la vita può concedere, esprimendo questa sua passione per l’esistenza attraverso le persone che incontra e le cose di cui si circonda.
Icona per eccellenza della letteratura che punta sull’assertività della donna è poi la Jo March di Piccole donne, che a metà dell’Ottocento, mette i propri desideri davanti a tutto il resto, dimostrando quanto possa essere dura questa scelta: smettere di accettare compromessi determina infatti inevitabilmente l’inizio di un processo spesso doloroso, costellato di prove, di sconfitte, di lunghi momenti bui in cui si teme di potercela fare.
Potrei citare ancora Paolina Del Valle, protagonista di Ritratto in seppia di Isabel Allende, che fa del potere sui maschi la sua missione nella vita, attraverso un cinismo ed una furbizia che le costano però anche dolore e rinunce, al punto tale da crescere la sua unica nipote libera da ogni regola e da ogni compromesso, o di Olga, personaggio nato dalla penna di Susanna Tamaro, nel suo “Va dove ti porta il cuore”, che non si accontenta di vivere una vita borghese e sceglie viverne due parallele, dove la fatica e la pena di vivere sono essenza e materia del suo quotidiano.
Ognuna di queste donne, ognuno di questi personaggi femminili ha rappresentato e rappresenta un prototipo di guerriera, di persona che ha agito applicando il criterio della scelta, piuttosto che quello del condizionamento o dell’accettazione passiva.
Esattamente come la Franzisca di Emma Fenu, che, fantasticando sulla figlia che avrebbe messo al mondo, si immagina intenta a trasmetterle ciò che per lei aveva più valore di ogni cosa, il culto del coraggio:
“Sei nata per la vendetta, come lo fu tuo padre, come lo fui io e come lo furono i nostri avi. In te scorre il sangue fiero del bandito che la paura la uccide, come prima vittima,con l’arma del coraggio.Tieni alta la testa figlia mia. Sei di una razza antica e rispettata.”
Ma perché la figura femminile e la sua difficoltà ad adattarsi al proprio contesto sociale e culturale hanno tanta risonanza in letteratura?
Credo proprio che la donna costituisca una sorta di avanscoperta del cambiamento: la naturale promotrice della modernizzazione dei costumi, introdotta appunto attraverso la figura femminile la cui forza empatica ha una risonanza trascinante.
Franzisca, come le altre protagoniste femminili che abbiamo ricordato, con la testarda volontà di affermare il diritto di scegliere, sono infatti disposte a pagare un prezzo tremendo, ma diventano il motore propulsore di un nuovo mondo.
“Non ci sono più notti sante per me. Sono bandita anche a Natale. Io non ci volli andare fuggiasca in America, come suggerì l’avvocato dopo l’emissione del mandato di cattura nei miei confronti. Scelsi la vita fuori casa, come un maschio: svolsi la vita fra i monti, come una bestia”
Verosimilmente, solo attraverso il superamento di una concezione “passivista” l’umanità può evolversi e i personaggi femminili sembrano assurgere a questa atavica missione, anche attraverso la penna, talvolta inconsapevole, di autori di sesso maschile; anzi, probabilmente, tale circostanza può essere letta come un’implicita ammissione di quanto la forza dirompennte dei personaggi femminili sia ben più efficace di quella dei personaggi maschili!
Come scrive Clarissa Pinkola Estés, “Se avete cercato di incastrarvi in un modello e non ci siete riuscite, probabilmente avete avuto fortuna. Forse sarete isolate, ma avrete protetto la vostra anima È peggio rimanere bloccate in un posto che non ci appartiene, piuttosto che vagare perse per un certo periodo di tempo, alla ricerca del luogo psicologico e spirituale di cui abbiamo bisogno. Non è mai un errore cercare ciò di cui abbiamo bisogno. Mai”.
Il percorso evolutivo delle donne dovrebbe esser considerato patrimonio dell’umanità!
Non può mancare dunque fra le letture che narrano il complicato e impegnativo cammino delle donne il romanzo “Le spose della Luna” di Emma Fenu che ci racconta di Franzisca, personaggio liberamente ispirato alla bandita Paska Devaddis.
Immergetevi nella narrazione di un universo surreale, nutrito dell’essenza delle fiabe sarde nelle quali…
“il bosco è nero e pieno di presenze dispettose e maligne, le principesse sovente muoiono, uccise dall’invidia che la loro bellezza suscita; le streghe e gli orchi si siedono alla mensa dei re…i padri sono ingiusti e perfino i santi sono scaltri e devono scendere a patti con il Diavolo. Così si cresce balenti, con la consapevolezza che il lieto fine è per pochi e che la paura riempie il cuore ma non la pancia.”
Le vicende di un’umanità elettivamente femminile, nella quale amore e dolore, meraviglia e follia, passione e tradimento sono gli accordi attraverso i quali si esprime la complessa melodia del canto delle donne durante il proprio cammino verso il riconoscimento della propria identità.
“Le eredi dell’antico sapere siamo noi donne, janas con fili annodati tra le mani per far nascere o recisi per provocare la morte.I principi, si sa, sposano le fanciulle buone, quelle con la pelle di neve e le gote di sangue, quelle che buone lo devono essere perché altro non possono fare. Credete che non lo sappia che è facile non venderla l’anima , se nessuno brama di possederla?
Le spose della luna – Emma Fenu