La gatta della regina
Introduzione
“Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo.”Cesare Pavese
Recensione
Siamo all’inizio del Cinquecento. Il mondo è in continua evoluzione: la scoperta di nuove terre consente una intensificazione dei traffici commerciali, il panorama sociale, culturale e politico riacquista notevole lustro, il volto della scienza e delle arti imprime mutamenti significativi nella storia dell’umanità. È questo il contesto che fa da sfondo alla storia che vede protagonisti tre fratelli, Álvaro, Inés e Juan, e che si snoda tra Tenerife, l’Europa e il Nuovo Mondo. Figli di Diego de Mesa, che aveva avuto la proposta dal duca Medina Sidonia di partecipare alla conquista di Tenerife come capitano dei cavalieri e si era conquistato la posizione di “regidor”, e di Clara Fonseca, figlia di ebrei divenuti poi cristiani, i ragazzi, di origine castigliana, mirano, con il tempo, a varcare i confini della splendida e lussureggiante isola appartenente all’arcipelago delle Canarie.Álvaro, con una naturale predisposizione per gli affari e formalmente adottato dal genovese Francesco Parodi, che finanziava le campagne militari e di conquista della Corona spagnola con ingenti prestiti, deciderà di partire per un viaggio in Europa, durante il quale conoscerà l’ammiraglio Andrea Doria che gli proporrà una missione diplomatica presso la corte dell’imperatore Carlo V. E fu proprio durante i suoi viaggi che il primogenito de Mesa si troverà faccia a faccia con gli abomini perpetrati dall’Inquisizione.
“…sono ebrei, ricchi commercianti di questa città. Due fratelli e un cugino, che hanno finto di essere cristiani. Formalmente pentiti, in realtà eretici. Testimoni anonimi hanno denunciato i loro rituali clandestini. Ci sono prove inconfutabili. Meritano la “hoguera” e moriranno tra le fiamme.”
Inés, spirito libero e poco incline al rispetto dei cliché imposti dal suo rango, partirà alla volta di Tordesillas come dama di compagnia della regina proprietaria di Castiglia, sua maestà Juana La Pazza, confinata da anni nel monastero di Santa Clara, allietata a tratti solo dalla compagnia della sua gatta.
“Da sempre Juana è al centro di trame che mirano a privarla del potere che le spetterebbe: il padre, il marito e adesso il primo dei suoi figli maschi hanno fatto di tutto per metterla da parte. Circolano da tempo voci insistenti sulla sua instabilità mentale, che la renderebbe inadatta a governare. Potrebbero però essere solo mere giustificazioni per il trattamento che le è stato riservato.”
Juan, il più giovane dei fratelli, grande osservatore, avventuroso e appassionato di scienze, partirà per il Nuovo Mondo, dove avrà modo di scoprire una natura allo stesso tempo straordinaria e ostile, ma anche la violenza inaudita compiuta dai conquistadores ai danni degli abitanti nativi.
“Lentamente si fece strada nella sua coscienza l’idea che la violenza fosse parte integrante della storia di tutti i popoli, e che anzi la storia stessa non fosse altro che un’interminabile sequenza di brutali sopraffazioni.”
Un viaggio straordinario, durante il quale i protagonisti approderanno non solo in terre nuove e sconosciute, ma rappresenterà soprattutto il mezzo grazie al quale avranno modo di scoprire meglio se stessi, divenendo padroni di consapevolezze inedite e inattese.
Una scrittura armoniosa, lineare, quasi sinuosa, mette in risalto sentimenti variegati e spesso contrastanti: non mancano insidie, sete di potere, lotta per la supremazia, barbari omicidi, ma anche amore, passione, nostalgia, lealtà, senso di famiglia. La descrizione dei luoghi e degli scenari è perfettamente nitida, al punto da dare al lettore la sensazione di vedersi catapultato indietro nel tempo e di “sentire” le medesime sensazioni provate dai protagonisti. La trasformazione è il punto cardine: non solo degli eventi e della storia, ma anche e soprattutto dell’animo umano.
Un divenire costante, una crescita personale, la ricerca di ciò che si è e di ciò che realmente si desidera.