La locanda dell’ultima solitudine, Alessandro Barbaglia

La locanda dell'ultima solitudine, Alessandro Barbaglia

Un romanzo onirico, intriso di poesia, come un quadro , una poesia , una musica, ogni lettore ne trae ciò che riesce a sentire con tutti i sensi, perché questo libro non si legge , si sente.

Il potere della fantasia, della ricerca dell’io più profondo, della ricerca individuale, la locanda dell’ultima solitudine è metafora del posto segreto nascosto in ognuno di noi.

Il linguaggio usato più che raccontare sembra una ragnatela intessuta per portarti in un mondo irreale, rendendolo più che reale.

E’ una storia a tratti favolistica, a tratti surreale, ma ti avvolge il cuore in una magia unica, e pagina dopo pagina cerchi la tua locanda dell’ultima solitudine.

Una similitudine dell’attesa, ma allo stesso tempo della grandissima fiducia nel futuro, nel destino, nell’amore predestinato che deve arrivare, al cui non si può sfuggire.

I capitoli sono brevi e ti portano da una vita all’altra con piglio lieve, le parole sono un sottofondo musicale nella vita dei protagonisti, alla ricerca della felicità attraverso la realizzazione dei loro sogni più profondi.

Libero il protagonista è uno specialista nelle attese vive nella Città Grande  in una casa blu tutta vuota, perché riempendola di cose, gli sembra di perdere un po’ sé stesso.  La riempie solo con un baule donatole dalla sua vicina Lena, dove trova un biglietto da visita della locanda dell’ultima solitudine, lui chiama e prenota un tavolo per un giovedì di dieci anni dopo, convinto di andarci con l’amore della sua vita. Ma a volte  la vita fa brutti scherzi e sbagli credi di aver trovato l’amore invece accanto a  te c’è una persona che anche se hai le lenti a contatto la vedi sfocata, e Libero la sposa anche se continua a vederla sfocata la figlia del sindaco, ma non rinuncia al pensiero della locanda dell’ultima solitudine

Che strano aspettare per anni che qualcuno che metta a posto ogni cosa e poi, quando accade, quando tutto è in ordine, sentirsi un poco fuori posto! Si aspettava uno squasso che lo mettesse tutto in ordine che gli aveva messo addosso un po’ di squasso…

Ma forse si sbagliava. Non era quello l’amore? Un ordine. Bisognava solo farci l’abitudine.

Anche lui quando aveva prenotato all’Ultima Solitudine l’aveva fatto per darsi un ordine, no? Che male c’è nell’ordine?

Viola vive a Bisogno un piccolo paese arroccato sulla collina dove i fiori si accordano e sua madre affitta stanze dove chi ha bisogno di urlare può sfogarsi, dopo che il padre le ha abbandonate perché aveva paura di vivere, lei gli scrive una lettera per ogni cosa importante e poi la regala al fuoco del camino. La ragazza sogna solo di andare via.  E si fa incantare da un sacerdote che non sa fare il sacerdote ma sa suonare magnificamente il pianoforte li nella chiesa arroccata sulla collina ed ha costruito l’orto biblico. Anche lei va via e si incammina verso la sua strada, che sarà perché la pipì come diceva suo padre non si deve bloccare, la porta alla locanda dell’ultima solitudine.

Alessandro Barbaglia

Poeta e libraio, ha trentacinque anni e vive a Novara.

Ha pubblicato per Mondadori La Locanda dell’Ultima Solitudine nel 2017

Titolo : La locanda dell’ultima solitudine

Autore : Alessandro Barbaglia

Editore : Mondadori 

Collana : Omnibus 

Prezzo : € 17

La trama

Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio… Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell’Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L’importante è saper aspettare, ed essere certi che “se qualcosa nella vita non arriva è perché non l’hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo”. Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito. Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l’insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d’inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l’istante di un’onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell’Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell’Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte. Come fossero amore.

 

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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