La piramide Cestia. Lo stile egiziano nel cuor di Roma

Livioandronico2013, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Quando si parla di piramidi, il primo pensiero va, ovviamente, a quelle meravigliose, millenarie e misteriose strutture situate in Egitto. E invece, nel cuore di Roma, accanto a Porta San Paolo, nei pressi del Piazzale Ostiense, c’è un’altra struttura piramidale, alta 36,40 metri con base quadrata di circa 30 metri per lato.

La sua è una storia che affonda le origini in un passato molto remoto: dopo la conquista dell’Egitto che nel 30 a. C. divenne provincia romana e dopo aver conosciuto e apprezzato il culto della morte che questo popolo praticava, il mondo romano non poté far a meno di esserne fortemente influenzato, anche nelle costruzioni funerarie.

Questo monumento fu voluto da un eccentrico personaggio, cavaliere romano, pretore, tribuno della plebe e membro del collegio dei Septemviri Epulones, cioè degli organizzatori dei banchetti sacri, Caio Cestio Epulone, da cui la piramide prende il nome. Lo stesso committente, nel testamento conservato oggi nei Musei Capitolini, inserì una clausola per cui i successori, per poter aver accesso all’eredità, avrebbero dovuto realizzare l’opera in un tempo massimo di 330 giorni, così come ricorda anche l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento. Quando venne edificata, era circondata da un complesso di blocchi di tufo e quattro colonne in corrispondenza dei suoi quattro lati. Oggi ne rimangono soltanto due, riportate alla luce nel 1656 e ricollocate nella posizione originaria. Fu realizzata utilizzando il calcestruzzo (ciò ha consentito di raggiungere un’altezza maggiore delle piramide egiziane), con una cortina di mattoni e coperta di lastre di marmo di Carrara. Per moltissimo tempo, il sepolcro rimase isolato; solo verso la fine del III secolo fu inglobato nelle Mura Aureliane, delle quali divenne un bastione. La camera sepolcrale, unica, alta 4,80 metri e che costituisce poco più dell’1% del volume totale del monumento, con volta a botte, è dipinta di bianco con sottili cornici e figure decorative (sacerdotesse ed anfore alle pareti, quattro figure di Nike sulla volta). Quella di Caio Cestio, probabilmente non era l’unica piramide presente in città: pare ce ne fossero almeno altre tre, due in piazza del Popolo è una lungo la via della Conciliazione, distrutta ne 1499 da papà Alessandro VI in seguito ad una serie di lavori stabiliti per l’imminente Giubileo.

Relativamente ben conservata, è completamente nuda e sulla parete di fondo, molto probabilmente avrebbe dovuto esserci il ritratto del defunto.

Nel Medioevo la Piramide veniva identificata come “meta Remi”, collegandola ad un’altra piramide detta “meta Romuli” e ritenendo erroneamente che i due mausolei fossero le tombe di Remo e Romolo. Lo stesso Francesco Petrarca indicò la Piramide CESTIA come sepolcro di Remo. Fu Poggio Bracciolini a spiegare l’errore del grande umanista, dicendo che esso fu causato dal “non aver il grande uomo voluto scoprire l’iscrizione coperta dagli arbusti”.

Una tappa imperdibile, dunque, per gli amanti della storia e non solo!

Fabiana Manna

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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