La prima figlia di Anna Pavignano – Il blog consiglia…

Consiglio di lettura: La prima figlia di Anna Pavignano, edizioni E/O. Il coraggio di scegliere.

“I figli, finché sono bambini, sono il trionfo dell’amore ricambiato e ci fanno illudere di meritare il sentimento incondizionato che ci regalano. Ci rapiscono con la loro nascita costringendoci a una prigionia che finirà solo con l’età adulta.”
La prima figlia di Anna Pavignano

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Poliana è una donna che, come tante, scopre di essere incinta.
Poliana ha a quarant’anni e la sua gravidanza non è il coronamento di un sogno mai realizzato: insieme a Davide ha messo al mondo già due bambini.
L’orologio biologico di una donna non aiuta certamente a fare chiarezza perché, pur sancendo ad un certo punto il sopraggiungere dell’invecchiamento della funzione riproduttiva, non mette al riparo dal concepimento.
Per una donna della sua età è piuttosto probabile mettere al mondo un figlio con la sindrome di Down ed è per tale motivo che Poliana decide di recarsi in ospedale per l’esame “prova del nove”, l’amniocentesi.
“Non è che non ti volessimo, semplicemente non eri prevista, ma la voglia di te era grande. Non so se sto parlando alla creatura nascosta nella pancia o se sto facendo le prove per quando glielo dirò, tra molti anni, forse mai se malauguratamente, fossimo costretti a non farla nascere.”

E’ difficile avere una vita che cresce dentro il nostro ventre e doverne decidere il destino ma è altrettanto difficile immaginare per il proprio bambino o per la propria bambina un futuro di disabilità.
La mente di Poliana esorcizza la drammaticità della situazione immaginando, come se applicasse la tecnica della psicoterapia cognitiva, “l’imagery”, il futuro che l’aspetta mettendo al mondo Cristina, bimba affetta da sindrome di down e soprattutto la vita che questa creatura sarebbe chiamata a vivere.
La vicenda narrata dalla Pavignano è dunque popolata di personaggi metaforici che riecheggiano le fattispecie umane del teatro della vita: Davide, marito e padre e soprattutto uomo con le sue intrinseche superficialità, Antonio, istrionico mattatore alle prese col suo copione del mistero buffo del quotidiano, Mimì, inconsapevole dispensatrice di massime sul dolore e sulla maternità.
Ma soprattutto Poliana, che oscilla costantemente fra il coraggio della genitorialità e la paura della consapevolezza, che ci fa percepire, istante dopo istante di una lunga notte di attesa, come sia difficile scegliere e quanto sia importante poter condividere i più piccoli frammenti di dubbio e le più nascoste emozioni con qualcuno in grado di ascoltare.
“La prima figlia” è un romanzo dunque molto particolare, dalla trama complessa che attinge a piene mani nella psicologia e nell’introspezione emotiva del ruolo della genitorialità, con un ritmo narrativo cinematografico, di cui la Pavignano è profonda conoscitrice.
La tematica di fondo, la facoltà dei genitori, e in particolare della madre, di poter scegliere il destino di quel coacervo di cellule che diventerà un essere umano, viene declinata in una chiave coraggiosa: l’impossibilità di avere la certezza di prendere la decisione giusta, in un senso o nell’altro.
“Vedendoci per strada si chiederanno se è lei che porta a spasso me o viceversa: una figlia che nonostante il suo stato deve prendersi cura della madre anziana: una vecchia madre col suo fardello. Chi si occuperà di lei, quando non ci sarò più?
Perché è inutile negarlo, se l’aborto è una cicatrice che ci si porta probabilmente per tutta la vita, anche vivere con un figlio complesso che non diventerà mai adulto e che verosimilmente, se pur riuscirà ad arrivare anagraficamente a tale età, non sarà mai in grado di essere protagonista di quel naturale processo di avvicendamento nei ruoli che, mentre il genitore si avvierà inesorabilmente verso la vecchiaia, rappresenta una fardello di inesorabile sofferenza, terribile da sostenere.

Rita Scarpelli

Una storia sul conflitto tra cuore e ragione, sul legame viscerale tra madre e figlio che si instaura prima della nascita, sul perché sentiamo il desiderio di procreare e sul timore di farlo per la responsabilità che comporta il decidere di far venire al mondo un essere umano. Un modo trasversale per accostarsi al mondo della diversa abilità, a ciò che significa essere genitori di una persona down, al “dopo di noi”. Sassi lanciati nello stagno e non risposte, perché quelle si possono trovare solo nella consapevolezza di ognuno e nel proprio modo di vedere la vita. E forse in un “sentire” che poco ha a che fare con la ragione e la saggezza.
Poliana è incinta e ricoverata in day hospital per fare l’amniocentesi: ha quarant’anni, il rischio di avere un bambino down è piuttosto alto. Non ha mai pensato al feto che ha in corpo come a un bambino, l’ha sempre considerato un essere provvisorio il cui futuro è legato all’esito dell’esame. È scontato che se dovesse essere down non lo farà nascere. Poliana ha una fervida immaginazione e, così come in passato aveva dato vita con la fantasia a una figlia che non ha mai nemmeno concepito, ma che ha molto desiderato tanto da immaginarne ogni particolare, anche il modo in cui l’avrebbe vestita – la bambina con il vestito a pois – ora si concede di pensare alla creatura che ha in grembo, di parlarle, di essere certa che è femmina, di darle un nome, di farla essere viva e, in qualche modo, di affezionarsi a lei.

Autore: Anna Pavignano
Editore: E/O
Collana: Dal mondo
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 10 novembre 2021
Pagine: 135 p., Brossura
EAN: 9788833573939

Anna Pavignano è nata a Borgomanero, in Piemonte, ha vissuto a Torino e successivamente a Roma e a Napoli. Ha scritto con Massimo Troisi le sceneggiature di tutti i suoi film, dal primo, Ricomincio da tre, fino a Il postino con la regia di Michael Radford, che ha avuto 5 candidature all’Oscar, tra cui quella per la miglior sceneggiatura non originale. Per le Edizioni E/O ha pubblicato Da domani mi alzo tardi, dedicato al ricordo di Massimo Troisi, In bilico sul mare, da cui è stato tratto il film Sul mare con la regia di Alessandro D’Alatri, Venezia, un sogno. Attualmente continua a scrivere per il cinema e la televisione, è autrice anche di libri per ragazzi e insegna scrittura e sceneggiatura. La prima figlia è il suo quarto romanzo per E/O.

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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